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Il nostro viaggio, da Bangkok a Okinawa (parte 2)
Ci aveva portati fino a Yogyakarta, il nostro viaggio. Ma non lo sapevamo ancora, quali sorprese aveva in serbo per noi. Perché se è vero che Yogyakarta, di per sé, un viaggio lo vale già, è altrettanto vero che da qui si possono raggiungere luoghi straordinari. Che poi straordinari è pure dire poco. Ed è difficile raccontarli, o racchiuderli in una fotografia. Sono luoghi da vivere. Da fermarsi un attimo, per capirli, per capirsi. Sono luoghi di emozioni, di storia e di storie. Anche quando un terremoto li scalfisce. Anche quando il sole a picco, quella scalinata, ti consiglia di non farla. Ma tu la sali lo stesso, perché non c’è viaggio senza un po’ di sfida.
Il nostro viaggio, da Bangkok a Okinawa (parte 1)
«Il viaggio è fatale al pregiudizio, al bigottismo e alla ristrettezza mentale, e molti di noi ne hanno estremamente bisogno proprio per questo motivo. Le vedute ampie, sane e buone non possono essere acquisite vegetando tutta la vita in un piccolo angolo di Terra». Ecco, se dovessi descrivermi con una frase, sceglierei queste parole di Mark Twain. Viaggiare, per me, è essenziale. Come lo è respirare, mangiare, dormire. Pare ci sia una vera e propria sindrome, una “malattia del viaggio”. Si chiama Sindrome di Wonderlust, e ne è affetto chiunque non sia capace di stare fermo in un qui e ora. Chi ha il desiderio irrefrenabile di partire, di esplorare il mondo. Chi controlla ossessivamente i prezzi dei voli, chi ha sempre la valigia pronta. Sembra che, tutto questo, sia scritto nel nostro DNA. Più precisamente, nel recettore DRD4-7R, responsabile dell’amore per tutto ciò che è “esotico” e sconosciuto. Il 20% della popolazione ce l’ha. E io, di quel 20%, faccio parte.
Migranti: le braccia aperte di Milano
E’ il 19 settembre 2016. Su Repubblica appare un intervento del Sindaco di Milano, Giuseppe Sala, indirizzato al Governo, col quale si chiede la strutturazione di un piano nazionale per la gestione dell’emergenza migranti. La città – afferma il Sindaco – che “vive nell’accoglienza uno dei tratti distintivi della sua identità”, chiede di non essere lasciata sola.
Milano…una città per pazzi!
Milano è la mia città. Che io la ami, non vi è dubbio. Che fosse viva e ricca di opportunità, nulla di nuovo. Che fosse la più europea e internazionale del nostro paese, anche questo è abbastanza evidente. Ma vorrei chiedervi: vi siete mai domandati se Milano è anche una città per pazzi? E sottolineo: non “di” pazzi, ma “per” pazzi. Ebbene sì! Lo è! E ora vi spiego perché.