Un nuovo Piano Regolatore per Milano: quanta fretta… ma dove corri?
In questo nostro appuntamento tratteremo di un tema tecnico, non sempre facile, ma con ripercussioni enormi e incisive nel medio lungo termine per il futuro della città.
In questo nostro appuntamento tratteremo di un tema tecnico, non sempre facile, ma con ripercussioni enormi e incisive nel medio lungo termine per il futuro della città.
La telenovela su questo progetto, che la nuova giunta comunale si è proposo di realizzare, comincia a prendere forma. Il sindaco ha deciso da tempo di mettere il destino di questa grande infrastruttura nelle mani dei cittadini, attraverso un referendum, che da ottobre è già stato rimandato a gennaio del prossimo anno. Avevamo già espresso le nostre perplessità in un passato intrevento, ma alla luce degli ultimi risvolti emersi, le argomentazioni rimangono a tutt’oggi valide.
Ci ritroviamo periodicamente a dover parlare del progetto per riaprire i Navigli. Stavolta la notizia, rimbalzata o pilotata sui giornali, è di quelle divertenti.
Mentre in aula comunale si discute ancora come e se rendere trasparenti i veri bilanci di Expo (che pare non siano così edificanti come la grancassa del comitato organizzatore aveva sbandierato sin dall’inizio), il candidato in pectore del centro-sinistra milanese, Sala, già direttore generale del comune dell’allora giunta di destra di morattiana memoria, ha sposato l’idea di riscoprire i Navigli. L’idea in sé non ha un’appartenenza politica, poiché da anni c’è chi, anche in altri schieramenti, si batte e si fregia di avere questa brillante e originale trovata.
Leggo in questi giorni di un piano della giunta comunale che promuove un Fondo per lo sviluppo, misto pubblico-privato, per rilanciare le aree dismesse della città. Mi viene da dire meglio tardi che mai, soprattutto dopo aver perso una serie di occasioni importanti per rendere questa città più vivibile.