La chiesa del vecchio Ospedale Maggiore, Santa Maria Annunziata
Da molto tempo avevo in animo di scrivere di uno dei cantieri più grandi e discussi della Milano antica, sicuramente il più particolare, dopo il Duomo. Sto parlando della Ca’ Granda o Ospedale Maggiore, oggi Università Statale.
Naturalmente non basterebbe un solo post per poterne parlare, poiche tante sono le storie e gli aneddoti che vi sono legati.. Molteplici gli interventi che vi si sono susseguiti dalla metà del XV sec., quando si diede avvio alla costruzione per volere del duca Francesco Sforza, fino ai restauri che furono il simbolo della volontà di rinascita dopo al II Guerra Mondiale.

Le rovine della Ca’ Granda dopo i bombardamenti dell’ultima guerra
Ma se da qualche parte dobbiamo iniziare, vorrei farlo dalla parte più recondita e meno conosciuta, seppur su strada, quasi all’ingresso dalla Cerchia dei Navigli, la chiesa interna a quello che era l’ospedale più grande della città, per il conforto di malati e parenti dei degenti. Mi riferisco per chi non lo sapesse alla Chiesa di Santa Maria Annunziata, proprio in fronte al luogo dove vi era la ruota dove si abbandonavano i bambini.

Il prospetto su starda, lungo Via Francesco Sforza della sagoma dell’abside della chiesa dell’annunziata (foto di Robert Ribaudo)
Dall’esterno, e forse anche dall’interno, pare, paragonato all’intero complesso, un edificio un po’ dimesso e quasi anonimo, ma la sua posizione non dovrebbe lasciare spazio ai dubbi, proprio per la sua centralità, lungo il perimetro.
Sorge sul luogo dove esisteva già una torre che fungeva da pusterla (una piccola porta) al Palazzo di Stilicone, proprio in fronte a all’altra pusterla di San Barnaba, nell’antemurale fatto costruire per respingere i Goti che minacciavano la città, capitale dell’impero d’Occidente. Stiamo parlando quindi di preesistenze antichissime, del IV –V sec. D.C.. La stessa è descritta dallo storico Galvano Fiamma, nel Medioevo, come una torre rotonda, così alta che dominava facilmente tutto il piano di Lombardia, anche perché stava a guardia della strada che portava verso Lodi.

La Festa del Perdono davati all’Ospedale Maggiore, Luigi Bartezzatti, 1851
Nel 1460 viene celebrata qui la prima Festa dell’Annunciazione o del Perdono, istituita l’anno prima da papa Pio II Piccolomini per favorire la raccolta di fondi per sostenere l’edificazione dell’Ospedale Maggiore: veniva concessa l’indulgenza plenaria a coloro che visitano la cappella e facevano un’offerta. In un primo tempo era addirittura costruita in legno, per espletare le esigenze di culto, essendo tutto il complesso un gran cantiere, in continua evoluzione e ampliamento sui vari cortili lungo il naviglio.
Solo nel 1629, alla ripresa dei lavori, dopo più di un secolo di stagnazione del cantiere dell’Ospedale, venne demolita la vecchia chiesa in legno nel centro del cortile maggiore per essere ricostruita verso l’attuale via F. Sforza, proprio accanto alla porta che uscendo dal complesso, si affacciava sul ponte detto dei Morti, poichè portava al cimitero oltre il Naviglio.

Il ponte dei morti (demolito) sopra il Naviglio e la sua porta, ancora esistente
La chiesa venne dotata di una pianta a croce greca con cripta, come voleva il progetto originale del Filerete, l’architetto fiorentino del XV sec., che aveva portato a Milano questa nuova tipologia di ospedale. A lato della chiesa vennero costruite le sale del Capitolo, quella estiva, affrescata da Paolo Antonimo Volpino e quella invernale più piccola, dotata di boiserie del XVII sec. Al Guercino venne commissionata nel 1639 la pala d’altare con l’Annunciazione.
Ma, a parer mio è proprio la cripta il posto più misterioso di questo edificio sacro, per una serie di motivazioni che ora vi esporrò.

foto della cripta con l’altare in fondo (foto di Robert Ribaudo)
In primis, si trova alla quota del vecchio piano stradale, cioè lungo il Naviglio, oggi interrato, tanto che le tracce di umidità e la frescura regna sovrana, soprattutto in queste afose giornate estive. E’ contrariamente a quanto si crede un luogo laico, o meglio dedicato a quella religione risorgimentale che era l’amor di patria.
Direi infatti che più che un luogo pio sia un luogo della memoria poiché i caduti e i feriti delle V Giornate di Milano, nel lontano 1848, man mano che si rendevano necessarie le cure mediche o l’estrema unzione venivano portati in questo luogo ancora adibito ad Ospedale. I cadaveri di chi era caduto sotto i colpi austriaci venivano allora direttamente tumulati in questa cripta.

Una delle tante sculture tombali nella cripta (foto di Robert Ribaudo)
Solo in un secondo tempo cioè nel 1895, furono trasportati sotto il sacrario sulla Piazza V Giornate, dove fu innazato a perenne memoria l’obelisco, innalzato al posto della vecchia Porta Tosa e ove il monumento ricorda la splendida prova di unità dei milanesi. Furono trasportati dalla cripta le spoglie di ben 600 caduti, ma tutte le lapidi, le sculture in pietra e le epigrafi in memoria dei tanti cittadini morti in difesa di Milano sono rimasti qui, in questo luogo davvero suggestivo e davvero incuriosente.

Una delle navate laterali della cripta con l’infilata di epigrafi a ricordo dei caduti del 1848 (foto di Robert Ribaudo)
Non mi resta quindi che inviatarvi a entrare per visitare un pezzo di storia di Milano, antica e moderna…buona scoperta!