Scopriamo Milano andando “A spasso con Wilma”
Amare la propria città non sempre significa conoscerla davvero. La nostra idea di “turismo” ci suggerisce spesso invitanti mete lontane, o addirittura esotiche, che sogniamo con emozione, ma le bellezze e l’arte che abbiamo “sotto casa” spesso ci sfuggono, presi come siamo a rincorrere uno dopo l’altro gli impegni che affollano la nostra vita quotidiana.
Ma oggi andiamo a spasso con Wilma Viganò, una speciale viaggiatrice cittadina, che ci insegnerà un modo nuovo di guardare e vivere Milano per scoprire le sue storie, le sue meraviglie e soprattutto i suoi incredibili segreti. Pronti? Via!
Super Wilma
Fra i frequentatori di pagine social che parlano di Milano, sono ormai in pochi a non conoscere Wilma Viganò. I suoi post sono gettonatissimi perché le belle immagini e soprattutto le affascinanti descrizioni di luoghi d’arte e cultura meneghini fanno sì che i lettori si sentano davvero “A spasso con Wilma” (non a caso questo è il nome della sua rubrica), come se fosse un’amica con cui condividere un’esplorazione cittadina. Eppure, eccezion fatta per un disegno col suo ritratto che campeggia come immagine del suo profilo Facebook, Wilma non si vede praticamente mai in foto. Le foto le scatta lei e non indulge in selfie (e nemmeno io sono riuscita ad estorcergliene uno).
Ma tranquilli, Wilma esiste! L’ho incontrata e intervistata, e durante la nostra chiacchierata sono emerse un po’ di notizie sulla sua vita che fanno capire perché oggi è lei la nostra tour leader preferita.

La nostra super Wilma
Breve storia di Wilma
Dopo il liceo linguistico e appena tornata da alcuni soggiorni di studio all’estero, Wilma un po’ per caso accompagna un’amica a fare un colloquio di lavoro e, visto che si trova lì, viene invitata a provare anche lei.
“Perché no? – pensa – Almeno vedo come funziona”.
Morale della favola: assunta!
E così la giovanissima signorina Viganò, arruolata seduta stante in J. Walter Thompson, al tempo la più grande agenzia di pubblicità del mondo, si ritrova nel bel mezzo di un momento storico per la pubblicità italiana. Al suo capo è stato affidato l’incarico di creare il Reparto Pubbliche Relazioni.
In realtà, alla fine degli anni ’60, in Italia nessuno sa cosa sia esattamente questo oggetto misterioso.
C’è da dire che il suo boss all’epoca non è proprio uno qualsiasi, bensì Guido Lopez, direttore creativo, ma anche notissimo giornalista, storico e scrittore, autore del celeberrimo volume Milano in mano, la Treccani delle guide meneghine, la cui prima edizione del 1965 è stata seguita da molte altre, nel corso dei decenni, per raccontare le evoluzioni della storia di Milano attraverso gli ultimi 20 secoli fino ai giorni nostri!

La prima edizione di Milano in mano di Guido Lopez e Silvestro Severgnini, pubblicata nel 1965. E se volete saperne di più, ecco il link di un bell’articolo uscito qualche tempo fa sul nostro blog, firmato dal nostro Massimo Molteni: https://www.milanoalquadrato.com/2021/09/13/milano-in-mano/

Questa è l’edizione più recente (2022), aggiornata a cura di Fabio Lopez, figlio di Guido, architetto ed esperto nella gestione del territorio
“Le Pubbliche Relazioni italiane sono nate allora. Con tutti noi che imparavamo sul campo come fare cosa, adattando i nostri comunicati stampa sul modello di quelli americani. Bellissimi anni, estremamente formativi.”, racconta Wilma sorridendo e con un lampo di entusiasmo negli occhi chiari. “Proprio in quel periodo ho cominciato a percepire Milano come un posto interessante da scoprire e valorizzare perché Guido Lopez aveva un vero e proprio pallino: inserire gli eventi, dalle conferenze stampa a seguire, all’interno di un luogo significativo di Milano.”
E Milano ne ha tanti di posti suggestivi e magari un po’ segreti in cui immergersi per organizzare e vivere eventi. Una pratica che oggi è diventata comune e che comunque riserva ancora emozioni speciali quando capita di prenderne parte.
Sullo slancio di questa bella esperienza la carriera di Wilma continua in De Beers: ricordate lo spot “un diamante è per sempre”?
Pubbliche relazioni e poi promozione, pubblicità e marketing, in poco tempo Wilma diventa protagonista in settori che, fiorendo in quel periodo, hanno fatto di Milano quello che è ancora oggi: la punta di diamante del business italiano e non solo.
In breve, eccola operare in un’agenzia ad hoc affidata a lei che si occupa di beni di lusso: dalla moda ai gioielli ai vini.
Grandi nomi: da Ferragamo ad Antinori a cui si aggiunge la Platinum Guild International che le affida la sua sede italiana.
Si occupa delle parti creative internazionali: servizi fotografici, filmati, eventi in tutto il mondo.

1974: Oscar Mondiale del Diamante. Firenze, Palazzo Vecchio

1975: Wilma in Sierra Leone per la realizzazione di “Adamas, Diamond, Diamante”, documentario RAI in 3 puntate trasmesso in prime time su RAI 1

E partiamo coi pezzi da 90: Gina Lollobrigida, la “Lollo”

1984: in Fiera di Milano con Paolo Rossi. Eroe nazionale
Sud Africa 2006. Qui con Maggie Cheung, famosa attrice di Hong Kong. (In the mood for love, Hero) Palma d’Oro a Cannes con Clean

Nuova Zelanda 2009. Questa invece è Zhang Ziyi, celebre attrice e modella cinese (La tigre e il dragone, La foresta dei pugnali volanti), Golden Globe per Memorie di una Gheisha

2002 In giro per il mondo…

In India. Sull’elefante con suo marito.
Decenni di esperienze uniche che si concludono gloriosamente con una meritata pensione, a tempo debito.
Turismo a Milano
Ed eccoci a noi oggi, nel racconto di Wilma.
“Conclusa una vita di viaggi e di lavoro in tutto il mondo, ho dovuto per forza trovare uno sfogo creativo.
Tutto è cominciato nel 2015 e ricordo precisamente come. Il Comune di Milano aveva diffuso un volantino per segnalare ai visitatori stranieri che affollavano la nostra città per partecipare all’Expo le 20 chiese che meritavano una visita.
Memore degli insegnamenti di Lopez, mi sono trovata a pensare che, perché no?, Milano poteva considerarsi un’occasione di turismo anche per gli stessi milanesi. Così ho cominciato a girare per monumenti e chiese e a fotografare tutto col telefonino. Lo facevo con gran gusto.”
Proprio in quel periodo, per puro caso le capitò di leggere che il professor Veronesi fosse appassionato di cinema e che, al rientro a casa, prendesse nota di trama e impressioni. Giusto una paginetta, per stimolare la memoria.
Così iniziò a farlo anche lei, raccontando le sue sortite milanesi: impressioni sulle visite, immagini, e poi approfondimenti, collegamenti, storia, arte e chi più ne ha più ne metta…
In breve tempo la paginetta (che non era più solo una paginetta) venne diffusa fra gli amici via mail e divenne una newsletter, attesa e molto apprezzata.
Vista l’ottima accoglienza, decise allora di affacciarsi alla ribalta di Facebook; all’inizio con un’immagine e qualche notizia, poi trovando un suo giusto format: un bel testo ricco e articolato, con tante foto. Anche in questo è stata una pioniera e conta oggi un buon numero di imitatori.
“Nel frattempo mia nuora, giornalista radiofonica, ha fondato Radio Tòmoko (che in giapponese significa ragazza che sa), un bel podcast con tante rubriche. Così ho accettato il suo invito e partecipo con “A spasso con Wilma”, siamo già alla quarta stagione.
Mi interessa molto il linguaggio nei suoi diversi registri: quello giornalistico per la newsletter, quello digitale per i post su Facebook, mentre il podcast è un racconto a voce. Il testo va adeguato: quando preparo i testi del podcast li leggo ad alta voce per sentire se il taglio è quello giusto.”
Ecco il link di una puntata a caso del podcast A spasso con Wilma, l’ultima uscita:https://www.radiotomoko.com/wilma/episode/78e4dc84/puntata-67-lebraismo-a-milano-3
Ebbene sì, lo ammetto. Anch’io sono una follower di Wilma e ogni volta mi stupisco per come riesca a trovare posti sempre nuovi da raccontare.
“Ce ne sono ancora tanti”, sorride Wilma “Adesso che ho esaurito i più classici, vado alla ricerca di luoghi insoliti e soprattutto punto sulle periferie. Sono piene di meraviglie sconosciute e straordinarie. Dopo 4 anni c’è ancora tantissimo da vedere.”

Al Museo delle Distillerie Branca, in via Resegone. Sapevate che nel sotterraneo c’è la botte più grande d’Europa??

Un’altra meta originale. Il Museo Kartell, per vedere gli oggetti iconici del design italiano. Siamo a Noviglio, alle porte di Milano, dove ha sede lo stabilimento.
Churching
“Nei tuoi giri hai una destinazione privilegiata?”
“Le chiese! Ormai mi sono specializzata: faccio churching.
Le chiese sono gli edifici conservati più antichi che si possano visitare, piene di arte, cultura e storia. Ci si trova dentro un condensato della vita del quartiere che le ospita. Si va a qualsiasi ora, si entra, ci si siede, non si deve chiedere il permesso a nessuno. Ci sono personaggi molto simpatici. Dai parroci ai sacrestani, soprattutto i sacrestani, non vedono l’ora di raccontare la loro chiesa. Sono lusingati. Io vado un po’ preparata, faccio una prima visita, poi comincio a scrivere e alla fine, per approfondire, spesso torno una seconda volta.
Ho fatto anche qualche scoperta. Per esempio recentemente ho scoperto un dipinto bellissimo, una Incoronazione della Vergine, in una cappelletta che era accessibile solo su richiesta nella chiesa di Santa Maria Segreta, in piazza Tommaseo. Ho intervistato il parroco, molto collaborativo. In seguito questa cappella che era riservata alla preghiera è stata fatta restaurare ed è diventata una sala espositiva, visitabile, per questa opera.
Ci sono tante cose che la gente ignora. Mi piace far scoprire Milano ai milanesi.”

Un particolare dell’Incoronazione della Vergine in Santa Maria Segreta, una rarissima pala d’altare del XV secolo commissionata al pittore campano Pietro Befulco per una chiesa di Napoli e arrivata a Milano per vie misteriose.
Ma continuiamo a parlare di scoperte: la questione dei conventi di clausura. Sapevate che a Milano ce ne sono ben 4? Oasi di pace e silenzio te le aspetti ad Assisi, non in una città come Milano. Un argomento molto affascinante. E naturalmente la nostra Wilma ci è andata. Il più recente? Il convento di clausura di via Marcantonio Colonna.

Il monastero delle Carmelitane Scalze in via Marcantonio Colonna. Proprio vicino a casa mia, ogni volta che ci passo davanti butto l’occhio… Cosa ci sarà al di là di quel muro?
La clausura e il Quirinale: basta chiedere
“Ci vuole un certo coraggio per tampinare le suore di clausura”, dico io.
Wilma ridacchia:
“Ci vuole faccia tosta. L’ho sempre avuta.” E racconta un episodio gustoso di quando per lavoro organizzò una splendida mostra di gioielli a Palazzo Strozzi a Firenze. Durata dell’esposizione: 10 giorni. Ma dopo i primi giorni il pubblico scemava. Come fare ad attirare una persona importante che facesse richiamo sulla mostra?
Decise di seguire il consiglio di una giornalista del Tempo di Roma: “Provi a chiamare il Quirinale.” Pazza idea! All’epoca il Presidente era Giovanni Leone e sua moglie, la mitica donna Vittoria, era universalmente riconosciuta come modello di eleganza e classe senza pari, un’influencer ante litteram. Lei ci provò: la segreteria del Quirinale le promise una risposta per l’indomani.
Il giorno dopo la segretaria di Wilma le passò la linea con un filo di voce: “Wilma c’è il Quirinale”.
Morale: donna Vittoria accettò l’invito e arrivò felicissima a Firenze, seguita da un codazzo di fotografi!
Missione compiuta.

Certo, se invece di gioielli si fosse trattato di bulloni, non so se Donna Vittoria… Ma comunque onore al coraggio della nostra Wilma! Come diceva il buon D’Annunzio: Memento audere semper.
Dice Wilma. “Da quel momento ho pensato: Non c’è niente che mi può fermare! Il segreto è che non bisogna avere autocensure. E’ giusto provare: a volte basta chiedere.”
Io trasecolo, ma lei continua:
“Così qualche anno dopo, quando mi sono trovata ad organizzare la premiazione di un concorso mondiale di gioielleria, ho pensato al simbolo stesso dell’internazionalità. Dove? A New York. Location? Il palazzo sede dell’ONU.”
Sto per svenire.

…detto anche Palazzo di Vetro. Vabbè non ho parole.
Effettivamente, con tutto il rispetto, le suore di clausura a questo punto non fanno più tutta ‘sta soggezione…
Mentre cerco di riprendermi, Wilma racconta delle suore:
“Parlare con le suore è stata un’esperienza bellissima. La badessa e suor Elvira erano molto serene. Non le ho viste: potevo solo sentire la loro voce al di là della ruota velata. Le immaginavo anziane, ma le loro voci erano estremamente giovanili ed empatiche. E’ un mondo incredibile.”
Attraverso quali percorsi ci saranno arrivate? Quante storie speciali ci sarebbero da raccontare!
Altri pianeti: viaggi intergalattici a km 0.
“Per parlare di Milano ai milanesi bisogna esserci nati e cresciuti. Genova la canta Fabrizio e Milano la canta Iannacci. Non sono intercambiabili. E’ qualcosa che hai dentro: la parola in dialetto, intraducibile, l’espressione, il gesto. E’ un codice innato.”
E allora vediamo solo qualche piccolo assaggio delle chiese nascoste che Wilma ha visitato e raccontato.

Questa la conosco: Sant’Ambrogio ad Nemus, in via Peschiera. Secondo me è il posto più silenzioso di Milano: una sensazione surreale, a due passi dall’Arco della Pace. Wilma dice che, secondo i suoi rigorosi approfondimenti, con ogni probabilità si tratta del complesso monasteriale più antico d’Europa

San Vittore e i 40 martiri, nota come “la chiesa di viale Lucania”, indicata a Wilma da una sua follower proprio nell’unico giorno dell’anno in cui è aperta al pubblico! Sconsacrata, dopo una cinquantina d’anni di abbandono è stata restaurata e adesso è utilizzata per eventi

Santa Maria della Pace, in via San Barnaba. E’ la sede dei Cavalieri dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Mi è capitato di entrarci per motivi assolutamente casuali, e vi assicuro che vale assolutamente una visita. Piccolo problema: Wilma mi fa notare che apre al pubblico solo il primo giovedì del mese. Remember.

San Bernardino alle Monache, in via Lanzone. Wilma dice che dentro è bellissima. E’ privata. Recuperata dal degrado e restaurata grazie ad un gruppo di appassionati, viene aperta al pubblico un paio di volte alla settimana o per ospitare concerti.
“Ti consideri un’esperta d’arte?”
“Assolutamente no. Sono semplicemente una persona curiosa. Certo l’arte mi piace, anche l’arte moderna, ma la voglio raccontare con un linguaggio divulgativo, per persone con cui posso identificarmi. Quando mi chiamano a fare presentazioni io dico: “Ve la racconto come la vedo io.” Approfondisco molto, ma voglio raccontare senza fronzoli: tutto molto semplice. I miei itinerari sono a chilometri zero: vado a piedi o coi mezzi. Mi diverto molto.”
Giusto per non farsi mancare niente, in questo periodo Wilma sta anche lavorando alacremente per completare il suo libro sulle chiese di Milano, seguendo dei filoni: le chiese degli ospedali, le chiese noir, i conventi di clausura, i chiostri, ecc. ecc.
Milanesi imbruttiti in trasferta
Tanto da fare, da brava milanese. Ma non basta. Suo marito, mancato alcuni anni fa, era primario a Villa Marelli, il centro antitubercolare in viale Zara: lì è attiva una onlus, Stop TB, con cui Wilma collabora da volontaria partecipando all’organizzazione di congressi, scrivendo post e libri con la supervisione dei medici. (“Storia della tubercolosi all’epoca dei social” e “Ti racconto la TBC” che raccoglie le testimonianze di medici, infermieri e pazienti).
“Di certo non ho tempo per annoiarmi. Quando siamo andati a Palermo per un congresso in un bel gruppo di persone, volontari e medici, alla fine li ho trascinati a visitare quasi tutte le chiese della città!”
Avrei voluto vederli, un bel gruppo di milanesi imbruttiti in giro per le chiese di Palermo, ahahah.
Inarrestabile Wilma!

E tra una visita e l’altra una provvidenziale panchina… E allora, tutti a spasso con Wilma!
Testo: Silvia Castiglioni
Foto: Wilma Viganò, Wikipedia, Kairos restauri, Il cerchio delle Fate, milanofotografo.it