Ancora una volta a Chiaravalle: alzi la mano chi non ricorda la Ciribiciaccola!
Presentiamo oggi una nuova proposta per una visita particolare all’abbazia di Chiaravalle, presentata dalla collega Francesca Varalli.
Presentiamo oggi una nuova proposta per una visita particolare all’abbazia di Chiaravalle, presentata dalla collega Francesca Varalli.
Dopo l’attenzione suscitata dal nostro articolo sui cambiamenti in atto in zona Sarpi, intervengo ancora una volta sul tema per rispondere pubblicamente ad una nostra lettrice, Alessia, che così commenta:
Dopo le vicine torri del quartiere Porta Nuova, con i suoi invadenti volumi, ben visibili dal tessuto storico che da Corso Garibaldi si sfrangia verso il Parco Sempione, ora un altro pezzo di vecchia Milano vede cedere il passo alla modernità. Non so quanti di voi hanno fatto un giro per Paolo Sarpi ultimamente, e quindi non so chi di voi si è accorto dei cambiamenti in corso.
L’isolato oggi occupato dalla Galleria è un’area enorme tanto grande da aver preso il posto di un quartiere della vecchia Milano, conosciuto come Contrada dei Due Muri.
Con questo contributo, oggi cerchiamo di scoprire di più sul più importante teatro cittadino, orgoglio della milanesità. Inizierei col raccontare il perché del nome Teatro alla Scala, quando scale apparentemente non ce ne sono.
Durante i nostri giri già con il nostro vecchio blog, Ciabattine.net, abbiamo toccato più volte l’argomento Castello Sforzesco, se non in un intervento specifico, almeno tangenzialmente: in occasione del post sul Parco Sempione, che ci ha inquadrato l’area in cui sorge, ma anche quando abbiamo illustrano lo stemma di chi ha costruito e detenuto questa rocca nel passato. Questo che ci apprestiamo ad affrontare è un tema avvincente per tutti ed evoca un orizzonte fiabesco, cavalleresco e un tempo lontano, legato al periodo del ducato di Milano quando la nostra città era retta da una Signoria, a cavallo tra il Medioevo e il Rinascimento.
Con questo contributo racconteremo della più bella “fabbrica” della città e della sua lunga storia costruttiva (durata quasi ben 500 anni!): il Duomo!
Non lontano dal sito trattato nello scorso appuntamento de “La Milano che non si sa”, si ha un altro ampio piazzale, abbandonato per anni, e oggi riqualificato, che merita sicuramente una visita per quello che contiene. Siamo in Via Brisa, una traversa silenziosa del più trafficato Corso Magenta, a ridosso del vecchio circo romano.
A volte mi viene da pensare che a Milano abbia fatto più danni la speculazione edilizia che i bombardamenti del ’43. Naturalmente è un iperbole. Ma se pensiamo ai tanti casi di sventramenti che la città ha subito per tutto il XX sec., soprattutto dal Fascismo in poi, ben poca cosa è rimasto dell’antico tessuto urbanistico. I bombardamenti della II Guerra Mondiale, seppur con la loro forza devastante non poterono del tutto cancellare i segni del passato.
Se ci troviamo dalle parti di Corso Magenta e volete meravigliarvi ancora una volta di essere al cospetto di una Milano che non si sa, magari dopo aver fatto una visita al Monastero Maggiore, vi propongo di porre le spalle a Palazzo Litta…