Tango, tango, tango… alla milanese

La Milano che incontriamo oggi ci svela un mondo vibrante, accanto al quale molti di noi vivono senza accorgersene, ma la passione per il tango argentino già da anni si è trasformata in un vero fenomeno da approfondire per sociologi e addirittura filosofi. Locali gremiti, associazioni dedicate, eventi regolarmente sold out, scuole e corsi per tutti i livelli. Ballare il tango come se non ci fosse un domani, in ogni dove.

A volte è anche illegal…

Molti milanesi ne prendono coscienza nella bella stagione quando il tango, in forma incontenibilmente illegal, esce dalle tradizionali milonghe – i locali dove si balla usualmente – per approdare nelle vie e nelle piazze della città, come avviene nelle strade di Buenos Aires.

 

A sorpresa, Piazza degli Affari con la sua bella pavimentazione liscia si è trasformata più volte in una milonga sotto le stelle.  Trasgressione nella trasgressione: proprio davanti alla Borsa e al monumento di Cattelan che tutti conosciamo.  Bailar, perdutamente, fino a notte fonda…

 

L’occhio del profano

Entrare da profana in un mondo sconosciuto è sempre affascinante e mi fa sentire un po’ un esploratore alla Indiana Jones: l’obiettivo è scoprire. Prima è necessario documentarsi un po’ per empatizzare con chi racconta la sua esperienza speciale in un determinato campo e, in seguito, per poter descrivere in modo corretto quanto scoperto.

Qui però è un po’ diverso: il tango argentino frequentemente diventa una sorta di mania, di ragione di vita, qualcosa di imprescindibile, di cui non si può più fare a meno.

Cos’è che fa appassionare una persona al punto da trasformarla idealmente in un ballerino che non farebbe altro nella vita?

E come mi documento?  Su Google??

Mi sembra un fenomeno che va percepito a pelle, più che a parole.

Se cerco nella memoria, la mia unica esperienza con la danza di coppia è stato un corso di ballo standard seguito insieme al mio ragazzo, ai tempi dell’università. Ricordo che all’inizio ridevamo come pazzi per il nostro imbranamento e che poi, una volta imparata la tecnica, ci siamo divertiti molto a ballare, spensieratamente. Era una cosa che ci piaceva, come andare al cinema, a sciare o a vedere una partita allo stadio. Nessuna traccia dell’assoluto rapimento che vivono i veri tanguéri, comunque.

Nel loro caso si supera di gran lunga la dimensione del mero divertimento per entrare nella sfera della sensualità, della creatività e di una gratificante espressione del Sé.

L’occasione per questo incontro col tango vero me l’ha offerta un’iniziativa del Circolo Confronti, un’associazione che, al di là del suo lato squisitamente legato al tango, si propone di coltivare il benessere e l’equilibrio psicofisico. Vediamo come.

 

I fondatori del Circolo Confronti. Da sin. Davide Scaramozzino, Stefano Perabò e Francesco Pagliari

 

Un’occasione per conoscersi

Arrivo al Circolo Acli di via Conte Rosso, un ambiente accogliente che offre un grande spazio da dedicare al tango. Da un rapido sguardo, mi rendo subito conto che le persone presenti sono molto eterogenee per quanto riguarda l’età: non dà certo l’idea di un gruppo di over 70 arrivati lì solo per riempire un pomeriggio vuoto. L’atmosfera è accogliente e direi che, a occhio, i frequentatori vanno dai 40 in su.

E un quarantenne mi sembra anche Stefano Perabò, uno dei fondatori, che mi accoglie raccontando che l’ambiente del tango milanese è molto dinamico. I tangueri meneghini si spostano per seguire gli eventi e gli stage più interessanti in tutto il Nord Italia e non solo: dalle sponde del lago di Garda a Bologna, dal Friuli a Torino, città in cui il tango è arrivato dall’Argentina per la prima volta, e spesso anche più lontano.

 

 

“Il nostro è un grosso gruppo: ci incontriamo molto spesso per ballare, ma non sappiamo niente uno dell’altro.”

Affermazione sconcertante: com’è possibile?

“Il tango si balla in religioso silenzio”, afferma sorridente una ballerina che assiste alla nostra conversazione.

“Per questo”, riprende Stefano, “abbiamo deciso di organizzare questi incontri in cui molti di noi che svolgono attività interessanti nella vita di tutti i giorni possono raccontare le loro esperienze. E’ un momento amichevole e umano. C’è un mondo dietro ogni persona.”

Arriva anche il presidente del Circolo, Francesco Pagliari: “Creiamo incontri che possano essere un arricchimento per tutti. Fra di noi ci sono avvocati, pubblicitari, esperti in arredamento o in abbigliamento, e molto altro ancora. Non si può crescere senza il rapporto con gli altri. Al di là del ballo, torniamo a parlarci.”

Il relatore di oggi è un architetto, Fabio Baldo, che parla ai presenti di sostenibilità, spiegando l’attualissimo concetto di Casa Attiva e Passiva.

“Per diciotto ore al giorno viviamo in ambienti confinati… Dove comprare una casa se vogliamo raggiungere il ben-essere?… Bla bla bla… Watt… gradi… vasotraspirazione… irraggiamento… isolamento… temperatura operante… delta termico… un software svizzero… il calcolo dinamico…”.  I presenti sono tutti molto interessati.

 

L’arch. Baldo espone: la casa è sempre un argomento forte

 

Nel frattempo mi accorgo che fuori si è radunato un gruppo di ballerini che non hanno partecipato all’incontro e che fremono per poter iniziare il loro tango domenicale. Guardano attraverso i vetri come se fossimo in un acquario.

Alla fine il relatore classicamente chiede: “Ci sono domande?”

Si alzano molte mani e inizia uno scambio fitto di richieste e risposte: polistirolo… calcolo del ponte termico… muffa… bla e bla…

Da fuori partono sguardi sempre più speranzosi di entrare al più presto. A un certo punto i ballerini rompono gli argini e cominciano a entrare alla spicciolata. Cambio scarpe al volo e tutti, impazienti, sui blocchi di partenza.

Finalmente il musicalizador – il Dj tanguéro – fa partire la prima tanda (una sequenza di quattro brani da ballare con lo stesso partner) e i ballerini, ormai incontenibili, si tuffano avidamente nel vortice della danza.

 

 

Alla scoperta del tango argentino

E’ qualcosa di molto piacevole guardare la bellezza, l’armonia di questi movimenti. Reminescenze liceali mi riportano a Pitagora che vedeva nella musica, come nella matematica, una corrispondenza diretta con l’ordine armonico del cosmo. Immagino come possa essere gratificante entrare a far parte di questa armonia col corpo e con la mente.

Movimenti sinuosi, grande eleganza. Soprattutto le dame, con abiti scollati, spacchi generosi, tacchi alti; oppure semplici scarpe da ginnastica, ma occhi chiusi in totale rapimento. Per tutti, massima concentrazione e, sì, assoluto silenzio.

Arriva Stefano, è lui il musicalizador: “Quando inviti qualcuno a ballare non conosci il mondo che incontri. E’ una scoperta. Crei una bolla, con la musica e l’atmosfera, un ambiente intimo e caldo, come una coccola. Cerchi di creare un dialogo non verbale. E’ uno scambio enorme di sensazioni.”

Si crea solo con il tango?

“Si crea anche con altri balli di coppia. Ma nel tango argentino l’altra persona la abbracci. Balli abbracciato nella musica e nella sala e instauri un dialogo di sensazioni abbracciando. E’ un po’ complicato all’inizio, ma quando entri nel mood riesci davvero a diventare tutt’uno con la tua partner.”

 

Il ballo del abrazo. Qui una delle scene cult del cinema: il sensualissimo tango argentino di Richard Gere e Jennifer Lopez in Shall We Dance (2004)

 

“Nel tango c’è un leader e un follower.”, continua Stefano “In genere il leader è l’uomo e il follower è la donna; ma non si deve pensare alla coppia come se ci fosse uno che predomina sull’altro.  I maestri nelle scuole, soprattutto gli argentini più esperti, dicono che l’uomo propone.

Nel tango ci sono gli schemi di alcuni passi, ma mai sequenze precostituite. E’ tutta improvvisazione, a seconda della musica e di quello che vuoi trasmettere o che la dama trasmette a te. E’ una questione di vibrazione.”

Ma come lo trasmetti? Telepatia?

“Quella è la magia! Noi risuoniamo: è energia.

Non è questione di tecnica. A volte trovi una dama tecnicamente bravissima, ma magari non ti trovi in sintonia. Semplicemente sentite la musica in modo diverso, non c’è un modo giusto o sbagliato. Deve esserci assonanza, altrimenti alla fine della tanda non ti rimane un granché. Invece altre volte dici “Che meraviglia”.

Mi è capitato di ballare magicamente con una ballerina, poi di riaccompagnarla al posto dove sedeva e rendermi conto di non sapere nemmeno il suo nome.”

Non glielo chiedi mai?

“In quei momenti non ci pensi, senti che la rincontrerai per ballare ancora e ancora… E’ un pensiero un po’ “romantico” che si limita rigorosamente al momento del ballo.”

 

Un tango memorabile di Luisella Costamagna e Pasquale La Rocca nella trasmissione Ballando con le Stelle

 

Quando hai cominciato?

“E’ stata la mia compagna a incoraggiarmi.” E mi indica una bella ragazza dai lunghi capelli scuri. Sta ballando.

“All’inizio non ero molto convinto. Per un leader è una faccenda molto complicata. Ti senti impacciato, imbarazzato nell’abbracciare una persona sconosciuta, hai paura di sbagliare… Poi man mano che balli senti che devi lasciarti andare.

Tra l’altro in questo contesto la dama sente che è un abbraccio limitato al ballo e si accorge se qualcuno ha intenzioni diverse. Non escludo che a volte possa scattare qualcosa, ma a quel punto è un’altra questione.

L’abbraccio del tango è per condividere un’esperienza e comunicare cosa si vuole fare.”

E’ difficile capirlo da fuori, dico io.

“Sì è difficile anche farlo, ma quando ci riesci ti dà una grande soddisfazione.”

 

In questo video la musica struggente del grande Ennio Morricone dal film Il Clan dei Siciliani.

“Col tango nuevo è possibile spaziare nella produzione musicale anche fuori dalla tradizione più classica. Adattati a tempo di tango, si possono utilizzare anche brani di autori che tutti conosciamo. Da Sting a Morricone, e tanti altri.”

 

 

Francesco interviene: “Il tango è terapeutico: attraverso l’abbraccio si apre un canale del sentire che passa attraverso il plesso solare. Questa capacità presuppone una maturità nella relazione con gli altri che quando si è molto giovani non si possiede ancora. E’ un ballo impegnativo: ti relazioni nella coppia e anche con le altre coppie, rispettando i loro spazi, anche quando le sale sono affollate.”

 

L’esercito dei tanguéri

Se penso a quante persone conosco che ballano il tango, devo concludere che, o li conosco tutti io, oppure ce ne sono veramente tanti di tangueri.

Rossella, Silvana, Cristiana, Francesco, Patrizia mi hanno parlato di tango in tempi recenti.  Alcuni di loro stanno addirittura frequentando corsi di spagnolo per andare a Buenos Aires a fare uno stage avanzato che si preannuncia assolutamente indimenticabile!

Ci sono sempre novità. Alcune mie care amiche tanguere mi raccontano che stanno andando per la maggiore corsi innovativi per leader femminili.

“Ballo sempre la milonga con una donna bravissima. Molto alta e magra, ha una vocazione personale alla guida.”

“Di frequente si vedono coppie dello stesso sesso che ballano. E quando sono due uomini il ballo svela un aspetto più energico, più “acrobatico” e basato sulla forza.”

E poi tanti aneddoti curiosi e divertenti della loro vita di ballerine di tango: incontri e posti nuovi, ma soprattutto il grande piacere di ballare.

“A me piace la camminata.”

“Ieri sera ho invitato io un ballerino bravissimo, anche se so che non si può. Ma per una volta volevo ballare con uno davvero bravo.”

 

 

Sì, perché il mondo del tango ha veramente un aspetto che potremmo definire rivoluzionario: fa saltare completamente gli usuali parametri di valutazione sociale, anagrafica ed estetica!

Mi spiego meglio: se un ballerino è considerato bravo, questo lo rende ricercatissimo dalle ballerine, anche se normalmente per aspetto o per età non lo sarebbe affatto in un contesto extra tanguero.

A questo proposito, rimane emblematica una frase pronunciata da una sciura dell’alta società milanese mentre conversava con una mia amica, aspettando di essere invitata a ballare:

“Cara, per il tango pratichiamo uomini che non saluteremmo in ascensore…”

Ahahah, el tango democratico!

 

 

 

Sarà un caso, ma per molte persone che conosco l’incontro col tango argentino è avvenuto in coincidenza con cambiamenti importanti nella loro sfera personale e in qualche modo ha davvero rivoluzionato la loro esistenza.

Spesso è stato un’ancora di salvezza, un nuovo piacere della vita, una vera rinascita: ha svuotato la testa dai pensieri e ha riempito la vita di una nuova energia.

E allora, TODOS A BAILAR!

 

Selvaggiamente illegal,  lungo la Darsena…

Testo: Silvia Castiglioni

Foto: Preillumination SeTh Unsplash, Niccolò Rastrelli, Silvia Castiglioni, Marcella Tangos, YouTube, Ombretta Colombo, Unsplash, Leggo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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