Scuola: un tutor che accompagna i nostri ragazzi a scoprire i loro tesori nascosti

Finalmente la ripartenza. Diciamolo piano, per scaramanzia, ma in questo settembre scoppiettante Milano sembra essere proprio ripartita col botto: Mercato Centrale, Design Week, Orticola, Fashion Week e chi più ne ha più ne metta, per farci ritornare ad una città spumeggiante che noi meneghini possiamo considerare normale. Però, diciamo la verità, per tantissimi di noi la vera normalità si basa innanzitutto sui ritmi della scuola; la scuola in presenza, coi suoi tragitti e i suoi orari, le sue gioie e le sue ansie, che accompagnano le nostre famiglie per gran parte dell’anno.

La nostra Milano poi è un importantissimo polo di riferimento per gli studenti che arrivano qui da tutta Italia e dall’estero per trovare una straordinaria vastità di scelta nei corsi superiori e universitari, per non parlare di master e relativi tirocini; tutto molto spesso di grande qualità e attrattiva. In questa realtà così viva non poteva mancare una figura professionale assolutamente innovativa e, sotto molti aspetti, rivoluzionaria, quella del tutor, che sicuramente si inserisce in una grande sfida del futuro: rendere la scuola un luogo accogliente e stimolante in cui tutti, ma proprio tutti, possano scoprire i propri talenti.

Incontriamo oggi Attila Capo, romano di nascita che, dopo tanti anni di splendido lavoro coi giovani sulle rive del Lago Maggiore, ha appena aperto una nuova sede proprio a Milano.

 

In centro, che più centro non si può

Eccoci seduti in questa bella sede milanese che sa di nuovo, piena di luce, davanti a un finestrone a tutta parete. E’ in pieno centro, perché possa essere comoda per tutti.

 

 

Entriamo subito nel merito.

Per un genitore avere dei figli che vanno a scuola e vivere insieme a loro questa avventura significa anche scoprire come sta cambiando il mondo: anche in questo settore oggi tutto va veloce e cambia in fretta. Cambi di scuola, corsi all’estero, esami di ammissione all’università, e poi corsi universitari e master in altre città, un trend che può risultare disorientante e che, fra l’altro, continua per un giovane anche entrando nel mondo del lavoro.

“Un’incertezza spiazzante” dico io, con una notevole dose di ansia.

“Ma anche stimolante: un’occasione per crescere, e scoprire a sorpresa talenti insospettati.” sorride il dott. Capo, “D’altra parte il mondo oggi è così e non possiamo fare altro che cercare di adeguarci. E’ possibile.”

Attila, come lo chiamano i suoi studenti, mi coinvolge subito nella sua visione positiva del mondo, consapevole delle difficoltà, ma anche tranquilla e fiduciosa. Un perfetto mix di dolcezza e autorevolezza, accoglienza e professionalità, ma soprattutto una gran voglia di lavorare con i ragazzi, una enorme fiducia nelle loro capacità, un desiderio continuo di trovare quanto c’è di buono anche in una realtà destabilizzante, o in uno studente…recalcitrante.

 

Con una laurea in Storia Moderna, una seconda laurea in corso d’opera in Psicologia, infiniti studi e approfondimenti didattici e pedagogici, il dott. Capo “potrebbe tirarsela”, come direbbero i nostri figli, invece mantiene sempre un atteggiamento molto sereno e disponibile.

 

Non a caso Attila è nato in una famiglia romana di insegnanti, in cui la cultura ha sempre avuto la massima importanza: “Nella mia famiglia si è sempre studiato tanto: io rappresento la quinta generazione di laureati.”

Una fortuna. Ma anche una bella responsabilità quando da ragazzo, studente curioso, ma non tanto organizzato, si trovò lui stesso ad affrontare le difficoltà del liceo con alterni risultati.

“Pensandoci e ripensandoci, scoprii che il vero ostacolo non era in questa o quella materia, ma ad un livello sottostante: era la mancanza di organizzazione e di motivazione. Questa è la base per riuscire in qualsiasi materia.”

Da questa consapevolezza iniziò il suo riscatto di studente, fino a completare con soddisfazione il suo percorso universitario.

 

Il desiderio di prendersi cura degli altri

Già fin da allora il dedicarsi agli altri faceva parte del suo DNA, tanto che, appena laureato, partì per un’esperienza di un anno in Equador, lavorando per una ONG milanese (la Coopi, fondata dai Padri Gesuiti). Un anno passato a elaborare progetti di sviluppo e a verificarne i risultati che si rivelò molto utile quando, al ritorno, decise di dedicarsi all’insegnamento, declinando però questa attività, così tipica nella sua famiglia, non come dipendente, ma secondo il suo estro imprenditoriale, con progetti dedicati a singoli studenti, secondo le loro personali peculiarità e caratteristiche.

Insegnamento come libera professione, col piacere di studiare, raccontare, accogliere gli studenti come persone, col desiderio di aiutarli singolarmente con un lavoro di qualità dedicato a ciascuno di loro.

 

Nel corso della sua carriera Attila si è occupato di studenti di età compresa tra i 6 e i 26 anni

 

Iniziò dando lezioni private agli studenti in difficoltà nelle singole materie. Un lavoro che molti svolgono come un ripiego, magari per arrotondare un magro stipendio, e che invece, se svolto con passione e professionalità, ha una grandissima importanza per risolvere situazioni di stallo che non consentono a uno studente di continuare con serenità il suo percorso.

Proprio lavorando coi ragazzi e le loro famiglie, Attila riuscì a stabilire con loro una relazione più profonda, nacquero legami di fiducia e gratitudine. Una volta risolte le debolezze di un ragazzo nelle varie materie, eliminati gli stress legati agli insuccessi, ecco che con sorpresa iniziarono a spuntare le propensioni, il gusto per questo o quell’argomento, i tesori nascosti che abbiamo in ognuno di noi senza saperlo e che è bello valorizzare e far fiorire per sentirci davvero realizzati nella vita!

Su questo progetto importantissimo verte ormai da anni l’attività di Attila che da insegnante diventa così un mentore, un tutor.

Avere paura

Per chi è genitore a volte non è facile ricordare com’era la propria realtà da adolescente, ma spesso il cambiamento che si vede nei propri figli a quell’età è disorientante e molto difficile da comprendere e da affrontare.

Avere paura del giudizio degli altri, paura di fallire, paura di mettersi in gioco, non provarci nemmeno (“tanto non sono capace”), non aver nessuna fiducia nelle proprie capacità, sentirsi inadeguati. Tutti questi stati d’animo, angoscianti, spesso si nascondono dietro atteggiamenti di indolenza, di chiusura totale o di strafottenza che minano non solo la serenità dei ragazzi stessi, ma anche i legami in famiglia. In questa fase le punizioni non sono molto utili: di solito servono più che altro ad avvelenare i rapporti, generare ribellione e aggressività, far entrare in una spirale da cui è estremamente difficile uscire. Figli in crisi, genitori in crisi. E lo dico anche da mamma, per esperienza personale.

In queste situazioni l’andamento scolastico diventa un campo di disputa furiosa, con le conseguenze che si possono immaginare, e sarebbe provvidenziale “passare la mano” ad una figura esterna, non così coinvolta nei sentimenti e nelle ripicche contingenti, una figura neutra, rassicurante e, naturalmente, professionalmente esperta.

Ed è qui che entra in gioco la figura del tutor (pronunciato alla latina), come afferma Attila:

“Così può essere possibile scardinare questi meccanismi perversi.

Quali sono le debolezze “scolastiche”?  Cerchiamo di sistemarle, anche per ripristinare un po’ di autostima.

E soprattutto: Quali sono i punti forti?  Che gioia poter dire: Qui riesci davvero bene!

 

Scoprire insieme che cosa interessa davvero è un dato di fondamentale importanza anche per le scelte successive, nello studio e nel lavoro. E’ un formidabile mezzo di scoperta delle proprie capacità, base fondamentale della propria fiducia in sé stessi e della formazione di una propria identità. E’ anche una bella occasione per evitare che gli anni dello studio scivolino via senza essere serviti nella costruzione di una persona.”

Quindi un tutor deve considerare non solo uno studente, ma una persona nella propria globalità, con tutto il rispetto che merita, e approfondire la ricerca delle possibili vie da percorrere.

 

 

Il tutor: un tramite fra ragazzo e famiglia 

Importantissimo quindi è anche il rapporto tra il tutor e la famiglia.

“Spesso le famiglie arrivano a delegare al tutor proprio per ritrovare un rapporto più sereno coi loro figli, eliminando i conflitti quotidiani per compiti o voti. Affidare i loro ragazzi a una persona esperta è un fattore di tranquillità.  Purtroppo oggi la vita di tutti è frenetica, i tempi sono stretti, mille incombenze vanno concluse entro sera, specialmente se i figli sono più di uno, tanto più se sono piccoli. Tutti vanno seguiti, incoraggiati, accompagnati puntualmente a fare sport o altro, i ritmi diventano frenetici, spesso intollerabili.

Conosco bene queste difficoltà perché anch’io ho in famiglia una ragazzina di 11 anni, Serena, figlia della mia compagna, e a volte mi ritrovo con la sensazione di non averle dedicato tutto il tempo che meriterebbe.” afferma Attila con un lampo di rammarico negli occhi.

 

 

Il tutor e la scuola

Naturalmente la figura del tutor non vuole in nessun caso sostituirsi all’insegnante scolastico.

“Si parte sempre e comunque dall’esperienza fondamentale della scuola, dalle solide basi delle lezioni di gruppo, con il loro valore imprescindibile di socializzazione e confronto. Vengo da una famiglia di insegnanti e so quanto gli insegnanti a scuola siano importanti: non li vedo certo come concorrenti, tutt’altro! Anzi, quando è possibile, vado molto volentieri ad incontrarli. Sono due ruoli che si completano. Devo dire che sempre più insegnanti oggi riescono ad entrare in questa ottica di collaborazione: e allora i frutti si vedono!”

 

 

Il coraggio per trovare la propria strada

Io stessa, da ex insegnante e da mamma, sono molto convinta che questa sia la grande sfida della prossima generazione: sotto certi aspetti la scuola va ripensata proprio nel suo rapporto coi più deboli, che molte volte non sono certo i meno intelligenti, ma solo ragazzi che devono ritrovare la fiducia in sé stessi per continuare a costruire la loro vita. Non siamo tutti uguali. Se a un certo punto serve un aiuto, va dato. L’insegnamento non può essere una scienza esatta uguale per tutti.

In certe situazioni i dati riguardanti l’abbandono scolastico sono sconvolgenti. Senza una preparazione adeguata, che vita si prospetta per questi ragazzi, condannati a stare ai margini?

 

 

“Per tanti motivi”, dice Attila, ”il sistema scolastico è molto strutturato, i programmi sono rigidi. In certi momenti servirebbe una maggior flessibilità. Ogni giorno affronto problemi pratici: c’è chi non è portato per una certa materia, c’è chi davanti ad una grande mole di compiti si blocca e va sotto stress, sicuramente renderebbe meglio con una pressione inferiore. Non è certo facile cambiare le cose, è una sfida difficilissima. Ma perdere qualcuno perché non ce la fa non può essere un prezzo da pagare. Tutti devono trovare una strada per arrivare. L’importante è non sprecare potenzialità, idee, vite intere, che non sono mai fiorite.”

E aggiunge: “Lavorando sul metodo escono le buone idee di ognuno: non ti do un metodo già costituito che funziona con tutti. Troviamo insieme un buon metodo per te. Ribaltiamo le posizioni: Tu come faresti? Qual è la Tua Idea? Spesso funziona. E allora si pratica. Altrimenti cerchiamo insieme un’altra strada. L’obiettivo è avvicinarsi il più possibile alle esigenze individuali.

Spesso mi chiedo: i ragazzi sono abituati a questo approccio? A scuola o in famiglia qualcuno chiede loro “Tu come faresti?”

Certo questa è un’operazione complicata per un insegnante in classe con 25 studenti davanti: difficile scorgere i talenti di ognuno, difficile trovare il momento e le parole giuste per parlarne con ciascuno dei propri allievi.”

 

 

Chiedo ad Attila: “Che cosa si aspetta da Milano?”

“Lo studio di Verbania è molto ben avviato, e continua. Però per indole io sono un cittadino: da Milano mi aspetto degli stimoli. Famiglie diverse, esigenze nuove e magari la possibilità di incontrare qualcuno che fa il mio lavoro. Tanti danno lezioni private, ma questo approccio sulla persona e sul metodo faccio fatica a trovarlo.

Il periodo forzatamente passato a lavorare online non è andato male, anche perché con mezzi come Google Classroom avevo già grande dimestichezza.  Ma adesso vengo molto volentieri qui di persona!

Vedo Milano come una grande possibilità di crescita. Spero di trovare nuove sfide che mi obblighino a fare dei passi avanti.”

Non possiamo che augurare un buon lavoro ad Attila, perché continui a regalare ai nostri ragazzi il coraggio di affrontare il mondo e la gioia di far fiorire i loro sogni.

 

Un ringraziamento a suor Miranda Moltedo, preside della Scuola Media Marcelline di via Quadronno a Milano, che mi ha fatto incontrare Attila Capo anni fa, in un momento delicato per la nostra famiglia.

Vorrei dedicare questo articolo a Micol Saletti che nel suo centro studi di Milano, lottando con coraggio ed energia straordinaria, ha spronato e aiutato centinaia di giovani a trovare la loro strada, regalando loro una vita migliore. Micol, cara amica, mi manchi tanto e resterai per sempre nel mio cuore.

TESTO: Silvia Castiglioni

IMMAGINI: Libreriamo, Attila Capo, Silvia Castiglioni, ildenaro.it,  per Unsplash: Michal Parzuchovski, Dollar Gill, Hannah Olinger, Federico Burgalassi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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