Audiolibri, podcast, audio social: ascoltare piace sempre. Ne parliamo con Guido Ruberto, speaker e doppiatore di razza.
Oltre agli audiolibri c’è molto di più, alla faccia del famoso motivetto “Video killed the radio star”. Non parleremo comunque di radio che, Deo gratias, gode di ottima salute. Ma sentiremo invece il parere di una delle voci maschili più ascoltate in Italia, e che io da sempre amo moltissimo: quella di Guido Ruberto.
La sua bio e i suoi innumerevoli lavori da “vocivendolo” – così, con la sua sagacia, ama definirsi – li potete trovare anche sul suo sito guidoruberto.it, ma vi basti pensare che nelle vostre orecchie di sicuro ritroverete l’eco della voice over dello spot dell’Amaro Montenegro, solo per citare un esempio. Quella di Guido, continua a essere ancora oggi una delle voci maschili più presenti nel panorama del doppiaggio, dei documentari e della pubblicità radiofonica e televisiva italiana.
Tendenze vocali
Così com’è cambiato il mondo della comunicazione nel tempo, dai ruggenti anni ’80 in poi, così è diversa anche la richiesta di una voce narrante nello scenario della pubblicità. Una voce profonda, maschile e nitida come quella di Guido era imprescindibile per spot che inneggiavano – pur sottotraccia – al valore della virilità, tanto per dire. Di pari passo, mi ricorda lo speaker, evolveva la creatività (proprio come ricordo bene anch’io): ecco spiegata la transizione da spot che sottolineavano per esempio la rapidità e la sportività di auto in grado di mangiare l’asfalto, a quelli che promuovono vetture come Audi che già qualche tempo fa assicuravano “La velocità, ma senza la fretta”. Guido quindi afferma che quelle che oggi recitano gli script pubblicitari di noi creativi, sono voci tecnicamente e qualitativamente professionali e forse prive di imperfezioni, talvolta anche un tantino minimaliste, ma la ricerca di una voce con una forte personalità (anche attoriale) è di certo un po’ superata. E mi trovo d’accordo con lui quando dice che in verità non c’è nulla di più affascinante di qualche lieve imperfezione, capace di conferire un carattere, un’identità unica.
Date ascolto a chi audiolegge
Tornando al più allargato tema “audio” di questo articolo, ho chiesto a Guido Ruberto un parere su audiolibri e podcast, curiosa di sapere se fosse anche lui uno dei lettori protagonisti di queste proposte da ascoltare. L’audiolettura, mi ricorda, non è di per sé una novità straordinaria. Non ci sono stime precisissime sul gradimento degli audiolibri, ma in generale per la lettura di queste opere succede come per i CD musicali: oggi se ne acquistano di meno ma si sottoscrivono molti abbonamenti a piattaforme come Spotify o Audible. Secondo il suo punto di vista, prodotti di successo sono più facilmente quelli che vantano testimonial famosi, accanto a quelli interpretati da professionisti di ottimo livello ma più anonimi: pensiamo ai libri letti da Toni Servillo, Pierfrancesco Favino, Remo Girone, Licia Maglietta, anche per esempio nell’ambito di un programma radiofonico come Ad alta voce in onda su Rai Radio 3.

I testimonial contano nelle preferenze degli italiani anche in tema di “audiointerpreti” di audiolibri
Storie lette. Nei tempi giusti.
In questo scenario, Storie Lette è stata la scelta e la proposta di Guido Ruberto, realizzata insieme a Michele Rigoni, direttore creativo e regista.
Se è vero che la gente ha sempre voglia di ascoltare storie, parole, voci, ancor di più tale esigenza si è fatta impellente durante il primo lockdown della pandemia Covid19: proprio a partire da quel periodo, su Facebook e sul dedicato canale YouTube, Guido Ruberto ha messo a disposizione a titolo gratuito il suo talento e ogni giorno, per molti mesi, ha letto libri per un pubblico sempre crescente, che ha superato i 9.000 followers: opere che spaziano tra quelle di Hemingway, Borges, Orwell, Tabucchi, Calvino, Steinbeck, Woody Allen, Ortese, Ishiguro, Camilleri…….. Oggi questo appuntamento è ancora on air, ma due volte la settimana.
Ecco l’anima di Storie lette: proporre alcuni brani, assemblandoli e cercando di far seguire all’ascoltatore il filo conduttore della trama, offrendone un senso compiuto, senza tradire l’opera dell’autore. E appassionando l’utente e invitandolo poi a prolungare tale piacere e a leggere per conto suo tutto il libro. L’audiolettura dura infatti non più di 40 minuti: un aspetto, per un esperto come Guido, di fondamentale importanza perché la nostra soglia di attenzione può essere davvero limitata. Per capirci, ci viene in aiuto il detto di sua madre, quando suggeriva che è sempre bene alzarsi da tavola con un po’ di appetito. Ecco perché Guido accenna qui al bel programma “In via dei matti al numero 0” su Rai 3 con l’eccellente pianista Stefano Bollani: ogni sera l’artista va in onda coadiuvato dalla moglie per soli 25 minuti, deliziando il pubblico con musica, riflessioni interessanti e curiose sul panorama musicale e culturale, con un ospite per una manciata di minuti. Il tutto, appunto per soli 25, gustosissimi minuti.
Quali sono le audiopassioni di oggi?
Le audioletture o gli audiolibri, quindi, nella giusta misura: da una mia piccola indagine personale, in generale chi ama leggere preferisce avere tra le mani il libro o il Kindle. Ma il piacere di un audiolibro e ancor di più di uno dei miliardi di podcast disponibili sulla rete, oggi sono una risorsa insostituibile. Mi è stato detto che – ovviamente – sono molto comodi da ascoltare in auto, ancora di più per rilassarsi sotto l’ombrellone (quando potremo ritornare al mare), ma anche per accompagnare i nostri gesti quotidiani, un po’ come ha sempre fatto la radio, che non ti permetteva tuttavia una scelta così personalizzati di temi. Mai come in questa epoca complicata la gente ha voglia di parole, ha affermato ancora Guido Ruberto, ha desiderio di mettersi in ascolto: mi ricorda che persino la musica più in voga è molto, molto parlata, e si riferisce al rap, naturalmente. Ma non vogliamo almeno accennare all’ultima novità (è vera novità??) in fatto social network? Mi riferisco a Clubhouse, che meriterebbe un post dedicato, comunque.

L’immagine dell’app del social network Clubhouse
È un’app a cui si accede su invito: Clubhouse è suddiviso in “stanze” in cui gli utenti possono chiacchierare e confrontarsi sui più vari argomenti, in molte diverse lingue dato che si tratta di una piattaforma internazionale. In ogni stanza è presente un moderatore, poi gli speaker e gli ascoltatori che possono limitarsi ad ascoltare oppure possono intervenire. Insomma, parole, parole, parole. Personalmente sono iscritta all’app, ma seguo anche le audioletture di Guido Ruberto, e ho una speciale passione per “Cachemire – un podcast morbidissimo” con due dei più promettenti e brillanti stand-up comedians italiani di quest’epoca: Luca Ravenna ed Edoardo Ferrario.
Ringrazio Guido Ruberto per il suo gentile intervento e vi saluto invitandovi a continuare, sempre, a sguazzare tra parole lette, scambiate, ascoltate, recitate…