Alberi di Natale
Sostenibilità e speranza sono i temi del Natale degli Alberi, iniziativa che il Comune di Milano ha promosso come augurio di serenità alla fine di un anno complicato. Un’idea sviluppata sotto il segno della creatività e della solidarietà, resa possibile dai molti sponsor che hanno aderito. Ventuno installazioni hanno trovato così collocazione in altrettanti luoghi milanesi di grande passaggio o di valenza sociale, per illuminare il buio di questo triste inverno. In contemporanea, la natura ha messo in scena i suoi Alberi di Natale, inconsapevole delle vicissitudini degli uomini ma sempre pronta a diffondere la sua pacata allegria.
In giro per alberi
La curiosità di vedere da vicino questi “alberi creativi”, dai nomi molto promettenti, mi ha spinto a prendere la bicicletta per seguirne le tracce nel tessuto cittadino. Si è trattato di un percorso effettuato perlopiù durante le ore diurne, in cui sicuramente è mancato l’effetto luminoso che, nella tradizione, caratterizza l’albero di Natale. Questo non toglie che ho potuto apprezzarne alcuni (descritti nell’articolo) e un po’ meno altri e, comunque, ritenermi soddisfatta che, in venti casi su ventuno, non sono stati sacrificati alberi in “tronco e foglie”. Per una carrellata di immagini su queste installazioni di notte, vedi

La vecchia quercia di piazza XXIV Maggio con i suoi rami spogli invernali. Un simbolo incontrastato del Natale milanese.
Tra riciclo e impegno sociale
Il messaggio veicolato dai numerosi progetti ideati per Il Natale degli Alberi è quello della rinascita all’insegna di valori quali la lotta allo spreco, la sostenibilità e l’impegno a favore di chi fatica nel quotidiano. I due alberi della foto, collocati nella piazza Tre Torri e in piazza Gramsci, sono emblematici in tal senso. Ad Lumen è infatti un albero creato con filamenti fatti con scarti di alluminio, che formano una cascata argentea, a cui affidare i propri desideri (sotto forma di bigliettini rossi) dopo essere passati da un portale simbolico. L’Albero del Gioco è una struttura colorata e imponente, costituita da scivoli e grandi personaggi, che verrà poi donata al Comune per essere ricollocata in un parco giochi o in una scuola.

L’albero metallico di City Life a sinistra e l’installazione di piazza Gramsci a destra.
La spinta al cambiamento
Decisamente spettacolare è l’Albero del Cambiamento, inquadrato nell’imponente arco dell’antica Porta Comasina (oggi Garibaldi). La firma è quella dell’architetto Giorgio Palù, che ha creato una struttura “liquida”, cangiante e sempre in movimento, grazie alle superfici riflettenti e al gioco di trasparenze. Anche in questo caso, i materiali avranno nuova vita, una volta smontata l’opera. Poco distante, bene si accosta alla doppia facciata della basilica di Santa Maria Incoronata l’Albero delle Stelle, un semplice cono che di notte si trasforma in cielo e che vuole omaggiare il cinema e le sue “star” (vedi foto di copertina).

Il gioco di trasparenze per l’albero di piazza XXV Aprile.
L’abbraccio per un mondo rinnovabile
Lungo corso Garibaldi, in piazza San Simpliciano e in fondo a via San Marco si incontrano altre tre installazioni del progetto, prima di approdare in largo De Sabata, dove l’architetto Michele De Lucchi si è ispirato al Bernini per accompagnare la facciata della chiesa di San Giuseppe con un colonnato di sei pilastri sormontati da alberelli, un Abbraccio all’Umanità, che deve poter contare, nel futuro, su un approccio energetico sostenibile. Rispondono alla chiamata l’Albero del Vento di piazza della Scala, dalla forma ispirata alla turbina eolica, in costante movimento per produrre un’ideale energia pulita; ma anche i Whispering Trees di piazza San Fedele, che comunicano tra loro grazie al fenomeno fisico dello specchio acustico.

Le “colonne” di largo De Sabata, l’elica di piazza Scala e uno degli alberi di piazza San Fedele.
Trionfo di luci
In questa carrellata di progetti dedicati a un futuro migliore tramite l’iconica figura dell’albero, salto volutamente quello di piazza Duomo dove, dopo alcuni anni di illuminato rispetto per la Natura, torna in scena un gigante verde strappato alla sua terra e destinato a morte certa dopo un’esposizione indecorosa per la nobiltà a lui intrinseca. Se si vuole sperare in un domani diverso, sarà necessario iniziare a rispettare tutti gli esseri viventi, nelle loro varie forme. Detto questo, due belle installazioni decorano, una, il passaggio tra Cairoli e il Castello e, l’altra, la piazza Sempione oltre il parco. L’Albero dei Canestri, in via Beltrami, è un omaggio allo sport che si riverserà in altrettante aree sportive nei “giardinetti” della città. La Danza di Luce, collocata ai piedi dell’Arco della Pace, illumina i cuori di chi la osserva ondeggiare al minimo refolo di vento.

Le due installazioni di qua e di là del parco Sempione.
La risposta degli alberi
Come annunciato, allo spettacolo dell’uomo fa eco quello degli alberi che popolano la città 365 giorni l’anno, senza chiedere nulla e per nulla offesi dall’essere a volte trascurati. Ecco che, anche nel grigiore dell’inverno, vengono in nostro soccorso come altrettanti alberi di Natale, decorati per loro stessa natura da frutti di varie fogge ma anche, inaspettatamente, dai candidi fiori del freddo.

Due imponenti paulownie impreziosiscono il lato della basilica di San Simpliciano con i loro rami intricati e i grandi frutti simili a grandi puntali natalizi.
L’eleganza del bianco
Chi ama gli addobbi eleganti, ispirati alla neve e al suo candore, può contare sui nespoli per il proprio Natale. In questo periodo, infatti, questi alberi dai frutti succosi sono in fiore. Tra le foglie sempreverdi dal colore intenso si stagliano grandi infiorescenze che non solo decorano le vie, ma le intridono del loro intenso profumo (consiglio di fermarsi sotto un nespolo e di godere della sua fragranza).

Un bellissimo nespolo in fiore, da poco “scoperto” in largo San Camillo de Lellis.
Il rosso, un classico di Natale
Se invece prediligete il Natale classico, con l’albero carico di palline rosse che mettono allegria, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Tante le piante che mantengono per tutto l’inverno i loro frutti colorati e pieni di calore, che spiccano sul cielo spesso uniforme di nuvole.

In senso orario, un piccolo melo coperto di pomi alla Biblioteca degli alberi; rami di ligustro con una variante scura delle classiche palline; grappoli di nandina nei pressi del Castello; un agrifoglio a Villa Turro.
Seguono lo stesso filone i molti arbusti di rose delle aiuole cittadine, fitti di capsule dai toni infuocati, come anche i nudi rami dei cachi piegati sotto il peso dei grandi globi aranciati, pronti per essere gustati. Molti condomini potrebbero anche rinunciare all’abete nell’atrio e godere del loro albero di cachi in giardino.

Cachi maturi creano una vivida decorazione sui rami spogli, mentre le capsule delle rose mantengono la bellezza di questi solenni arbusti anche in inverno.
Le belle ghirlande
In un addobbo che si rispetti non possono mancare festoni e ghirlande, magistralmente interpretati da gleditsie e sophore con i loro baccelli. E per un albero di Natale davvero eccezionale si può ricorrere alla variante japonica delle sophore, con il suo prezioso merletto di rami intrecciati.

Una gleditsia e una sophora, dai lunghi baccelli. A destra, l’intricata “pagoda” di una japonica.
La bellezza della monumentalità
Ineguagliabili nella severa maestosità sono alcuni grandi e nobili alberi, come l’antico gingko o l’imponente platano e il profumato liquidambar. I loro rami avvolti da frutti sferici ne fanno icone del Natale al pari degli abeti, per chi vuole spaziare con la fantasia.

Da sinistra a destra, i rami decorati di un gingko, un liquidambar e un secolare platano.
Luminarie e porporina
Infine, non potevano mancare le candeline tra gli aghi sempreverdi delle più classiche conifere. Eccole in fila su un ramo di cedro che, all’occorrenza, sparge la sua porporina dorata (il prezioso polline) sulle chiome dei festanti.

Coni di cedro come altrettante candeline.
I colori del 2021
Come ogni anno dal 2000, Pantone LLC, l’azienda che da più di cinquant’anni definisce gli standard dei colori, decreta il colore dell’anno. Per il 2021 la scelta è caduta su due tinte: Illuminating 13-0647, un giallo solare, e Ultimate Grey 17-5104, un grigio “assoluto”. Il primo simboleggia la speranza della luce e del calore, il secondo la stabilità e la resilienza. Uniti diventano sinonimo dell’energia che nasce dalla diversità.
Nel 1525, Bernardino Luini, uno dei più grandi storyteller del passato, nel ciclo della Natività e in particolare nell’Adorazione dei magi del Santuario della Beata Vergine di Saronno, sceglieva questi stessi colori per due icone del presepe: il bue e l’asinello. Questa l’immagine che affido a tutti i lettori di Milano al Quadrato per concludere i miei articoli dell’anno. L’ultima sorpresa è riservata a San Silvestro.

Giallo per il vigore mansueto del bue, grigio per la pacata pazienza dell’asinello.
Testi e immagini di Marina Beretta