Fondazione Achille Castiglioni: un affascinante viaggio alle origini del design
Visitare la Fondazione Achille Castiglioni è stato per me un affascinante viaggio nel passato. Non certo un passato remoto, anzi un’epoca che era alle radici stesse della modernità, contenendone già tutte le ispirazioni e le evoluzioni e che solo oggi possiamo apprezzare appieno perché, come spesso capita, mentre si assiste a grandi fenomeni non si riesce a coglierne la portata fino in fondo.
Consigliandovi questa interessante visita/scoperta, cercherò di raccontarvi un’esperienza che mi ha fatto riflettere sulla potenza dell’ispirazione, sulla spinta verso il nuovo, sulla passione, tutta milanese, per il lavoro e che, alla fine, mi ha fatto ricordare anche un piccolo episodio curioso legato alla mia famiglia.
Castiglioni anche noi, ma non parenti, a quanto ne sappiamo.

Achille Castiglioni. Un sorriso accogliente, una visione della realtà spiritosa e dissacrante
E’ piacevole già arrivare a piedi dal Parco Sempione alla bella sede della Fondazione Achille Castiglioni, che si trova in un suggestivo palazzo in Piazza Castello 27 e si affaccia proprio su un lato del Castello Sforzesco.
Achille Castiglioni, nato nel 1918 e laureato al Politecnico di Milano nel 1944 (lui la definiva una “laurea di guerra”, conferitagli senza tante cerimonie in una città sotto i bombardamenti), insieme a suo fratello Pier Giacomo trasferì qui il suo studio nel 1962, lasciando la vecchia sede di Corso di Porta Nuova, e vi lavorò per quarant’anni, anche dopo la morte del fratello nel 1968.

Modello in gesso del Palazzo della Permanente in via Turati a Milano. L’attività dei fratelli Castiglioni iniziò nel dopo guerra con interventi di riqualificazione post bellica. In questo caso realizzarono la torre.
Un ufficio molto accogliente e vissuto. Grandi finestre, soffitti alti, locali spaziosi, ma affollati di oggetti comuni, utili come fonte di ispirazione, di prototipi e di realizzazioni di progetti. E poi una enorme massa di documenti, ordinati in faldoni numerati, rotoli di disegni riuniti e catalogati, il risultato di più di mezzo secolo di lavoro appassionato.
Un vero patrimonio che viene oggi presentato, anzi raccontato, dai figli Carlo e Giovanna che, dalla scomparsa di Achille nel 2002, sono riusciti a riportare alla produzione industriale, cioè “in vita”, molti progetti che altrimenti sarebbero rimasti solo “nomi” sulle enciclopedie del design o sui libri di testo universitari.

Carlo Castiglioni spiega e racconta. Nel 2018 la Fondazione ha celebrato il centenario della nascita con una serie di eventi in Italia e all’estero.
La Fondazione può contare su un efficiente staff che organizza su prenotazione le visite in sede, spesso di universitari o studenti delle scuole superiori, e conferenze e incontri in tutto il mondo per ricordare e far conoscere questo nostro talento milanese, simbolo ante litteram del Made in Italy.

Achille Castiglioni con la lampada Diabolo, 1998. Flos l’ha messa fuori produzione da un paio d’anni ed è diventata oggi un “oggetto del desiderio” dei collezionisti.
Essere “avanti”
I fratelli Castiglioni ci propongono una lettura che si distacca totalmente dalla visione classica dell’arredamento delle normali case degli anni ‘50/’60, quando la sala da pranzo aveva ancora buffet e controbuffet, e dove la gente comune spesso nemmeno pranzava “per riguardo”, rimanendo a mangiare in cucina.
La loro interpretazione della casa vede già chiaramente gli spazi polifunzionali che oggi, dopo 60 anni, utilizziamo nelle nostre abitazioni più all’avanguardia: nasce da lì l’idea del living, come area in cui ci si può rilassare, ma in cui si può anche cucinare e cenare, lavorare o studiare, ricevere gli amici, giocare coi bambini.
E’ la “zona giorno” riunita in un unico ambiente.

Mobile RAMPA su rotelle, 1965. Su un lato una serie di piani d’appoggio, sull’altro una scrivania a ribalta con cassetti. L’utente è libero di posizionarlo e usarlo come e dove vuole.
E’ nella visione dei Castiglioni ispirarsi ad oggetti banali del vivere comune ed utilizzarli, con uno sguardo originale e un po’ beffardo, per le loro creazioni.

MEZZADRO sgabello, 1957, la seduta è un sedile da trattore. Sperimentale e giocoso. Prodotto da Zanotta

SELLA sgabello, 1957, pensato per i telefoni a parete dell’epoca. …e siccome non era comodissimo, la telefonata durava di meno e si risparmiava sugli scatti, ahahah! Prodotto da Zanotta

Lampada TOIO, 1962. Illuminazione a luce indiretta, il filo è fissato con anelli da pesca. Prodotto da Flos. Come si dice oggi, “Less is more”.
La lampada Arco, perfetta rappresentazione della filosofia Castiglioni
Chi non conosce la lampada Arco? Forse la più famosa delle loro creazioni, prodotta da Flos ininterrottamente dal 1962, è un’icona del design italiano che possiamo trovare nella collezione permanente del Triennale Design Museum di Milano e del MoMa di New York.
Considerata un oggetto di lusso, compare persino nel film di James Bond “007, Una cascata di diamanti”, ma l’idea portante di questa creazione, ispirata ai classici lampioni cittadini, è rendere la gestione dell’arredamento flessibile: chi la utilizza per illuminare il tavolo può essere assolutamente libero di scegliere dove vuole posizionarlo e non è costretto a sistemarlo al centro della stanza perché il punto luce è sempre e solo al centro del soffitto, come nelle case tradizionali.
Pur nell’impronta del razionalismo derivante dalla Bauhaus e dai grandi architetti dell’epoca, da Le Corbusier a Lloyd Wright, l’ispirazione Castiglioni se ne distingue mettendo al centro l’importanza del rapporto col fruitore.
Le dimensioni di questa lampada da terra non possono essere che così grandi, proprio per consentire di illuminare il centro di un tavolo, con intorno persone sedute e un comodo spazio di passaggio alle loro spalle.
E’ così che un oggetto può arrivare a modificare le nostre abitudini e, estensivamente, le nostre vite.

La lampada GIBIGIANA, 1980, da posizionare sul comodino; studiata per consentire di leggere senza disturbare il partner che sta riposando. Sicuramente avrà evitato molti divorzi… Originariamente prodotta da Flos, oggi purtroppo non è più in produzione. E i risultati si vedono!

Cucchiaio per la maionese studiato per Kraft nel 1962, consente di recuperare la maionese negli angoli più remoti del vasetto… Tuttora prodotto da Alessi, con una versione speciale in colore rosso solo per Fondazione Achille Castiglioni.
Possiamo certamente dire che l’obiettivo di entrare nelle nostre vite e cambiare le nostre abitudini è stato raggiunto.
In 60 anni di attività, Achille Castiglioni, che è stato anche per molti anni docente al Politecnico prima a Torino poi a Milano, ha realizzato 190 progetti di architettura, 290 progetti di industrial design e 484 allestimenti per fiere e mostre. Stachanov non era nessuno in confronto!
Dal 1955 ha ottenuto ben 9 Compassi D’Oro per le sue realizzazioni e molti altri premi in tutto il mondo, a testimonianza del suo lavoro di ricerca e invenzione, sperimentazione e scoperta. Perfetto simbolo del periodo storico in cui ha iniziato la sua attività, il dopo guerra, un momento ricco di energia che ha fornito a chi l’ha vissuto la propulsione per affrontare anche gli anni più difficili che sono seguiti.
Un grande attivismo, che fra l’altro ha contribuito a rendere Milano una delle capitali del design a livello mondiale ancora oggi.
In ogni caso, l’impressione è quella di un uomo che ha sempre lavorato divertendosi!
Al di là dell’indiscutibile genialità, forse il suo segreto è proprio questo.

Instancabile! “A mantenere il distanziamento nello studio ghe pensi mi”. L’immagine di Achille campeggia simpaticamente tra i visitatori dello studio, a sedie alternate.
Una piccola storia familiare
Il papà di Achille era uno scultore milanese, famoso per aver compiuto a Milano varie opere, fra cui la fontana di S. Francesco in Piazza Sant’Angelo, una porta del Duomo in cui è rappresentata la storia di Sant’Ambrogio e la statua di Cristo Re all’entrata dell’Università Cattolica. Oltre allo studio in Corso di Porta Nuova, aveva una sede operativa in Piazza Coriolano, zona Monumentale.

La Fontana di S. Francesco di fronte all’Angelicum
Al numero civico di fianco, fino al 1970, anno in cui si trasferì in una sede più grande, anche mio papà era in Piazza Coriolano con la sua azienda.
Entrambi si chiamavano Giannino Castiglioni e spesso si incontravano per scambiarsi la posta perché, a causa di questa omonimia, capitava che il postino consegnasse erroneamente le missive all’uno anziché all’altro.
L’illustre scultore era più anziano e sicuramente molto più affermato, mio papà con la sua azienda era agli inizi dell’avventura, ma anche lui era animato da una fervida e arrembante passione per il lavoro che, pur a costo di sacrifici, gli avrebbe portato delle belle soddisfazioni.
Anche in questa storia, sicuramente meno famosa, ritroviamo la stessa energia e lo stesso slancio verso il futuro che hanno caratterizzato il “miracolo italiano” di quegli anni…

Almeno questo lo abbiamo in casa tutti! E’ l’interruttore ROMPITRATTA, 1968, chi l’avrà inventato??
Riferimenti della Fondazione:
visite guidate in italiano e in inglese su prenotazione
dal martedi al sabato negli orari 10,00 -11,00 e 12,00
giovedi ore 18,30 e 19,30
www.fondazione achillecastiglioni.it
fondazioneachillecastiglioni
Un grazie speciale a Genni D’Aquino per avermi invitata a condividere questa esperienza e a Livia Castiglioni per averci aperto le porte del meraviglioso mondo di suo nonno Achille
Testo: Silvia Castiglioni
Foto: Fondazione Achille Castiglioni, Genni d’Aquino, Silvia Castiglioni, Flos, PiergiacomoCastiglioni, Wikipedia