The Boss Bruce Springsteen e Milano: un colpo di fulmine che celebra il suo 35° anniversario.
21 giugno 1985: 35 anni fa, the Boss incontra per la prima volta il pubblico di Milano allo Stadio Meazza di San Siro, in un concerto che per chi può affermare “io c’ero”, è stata e continua ad essere la prima volta di un amore destinato a non finire più. Ma attenzione: da quel preciso giorno, l’affetto è reciproco. Ecco perché.
Fino a pochi mesi fa, i concerti live, specialmente quelli da stadio, erano numerosissimi e seguitissimi, non a caso le prevendite dei biglietti venivano proposte ere geologiche prima dell’evento. Nel 1985 non era esattamente così, anche se pure in quei giorni l’entusiasmo per le esibizioni dal vivo non mancava, forse erano solo meno numerose le occasioni. E una di quelle davvero memorabili, per un’infinità di fan oltre che per me, fu lo sbarco di Springsteen a Milano.
Because the night belongs to Bruce: vi siete mai chiesti why?
La notte del 21 giugno 1985, appartenne proprio al Boss e ai suoi followers milanesi: non è un gioco di parole con una ballad indimenticabile (ricordo solo che questa canzone, diventata cavallo di battaglia di Patti Smith, era stata in realtà scritta da Springsteen e poi da lui affidata all’interpretazione di Patti), ma perché è risaputo che Springsteen fu stupito e folgorato dalla nostra fanbase. Che a sua volta rimase estasiata da un concerto intenso, trascinante, unico. Seguito da una folla in delirio che cantava e ballava senza sosta, il Boss rivelò anche a noi milanesi tutta la forza di un inimitabile artista nato per esibirsi sul palcoscenico, anzi, in uno stadio.
Why? Un’energia inarrestabile, una potenza fisica che lo faceva correre da una parte all’altra del palco avvicinandosi ai suoi fan, una voce rock generosissima, pronta a interpretare ben 28 brani, alcuni di lunghezza infinita. La E Street Band accanto a lui, non in grande, ma in massimo spolvero, con il compianto sassofonista Big Man Clarence Clemons in prima linea. Questi sono i nostri perché, ma quello di Springsteen è chiaro: per la prima volta ebbe la possibilità di scoprire DAL VIVO l’affetto e la fedeltà di un pubblico così geograficamente distante (eh no, Internet non c’era!!) eppure già espertissimo conoscitore delle sue hit. Ricordo che fu proprio “Born in the U.S.A.” il tour che consacrò il suo successo globale, perché l’album a cui si ispirava raccoglieva brani tanto belli quanto commerciali, ma per noi Bruce addict della prima ora, il grande amore era esploso con la sua musica degli esordi.
Canzoni e dialogo col pubblico
La tracklist, come accennavo prima, fu straordinaria e oltre a molti brani incredibili firmati dall’artista, non mancarono anche alcune canzoni famosissime come “Can’t help falling in love” di Presley e “Twist and Shout”. Nel 1985 non c’erano i cellulari e youtube, ma c’erano almeno le registrazioni pirata su VHS. I video che propongo, a zero definizione, restituiscono però tutta l’energia del cantante e dei suoi seguaci. E ricordo che non essendo ancora una consuetudine consolidata quella di realizzare subito album dei concerti live, noi appassionati ci buttammo appunto su un “bootleg” – vinili realizzate con registrazioni pirata – che si chiamava “Back to the roots”, interpretato da Bruce Zirilli, ovvero il Boss con cognome materno, di chiare origini italiane.

Il bootleg del concerto
“One-two one-two-three-four!” Fu l’urlo che introdusse la prima esecuzione, ovvero “Born in the U.S.A.”. Poi, cogliendo l’affettuosa “preparazione” del pubblico, ebbe inizio il consueto dialogo che il Boss riserva alle folle di fan. Molto soddisfatto fece interpretare le prime strofe di “Hungry Heart” ai fan chiudendole con un davvero entusiastico “Bellissimo Milano!”.
Prima di attaccare “Can’t help falling in love” spiegò che era grato al pubblico, era al corrente che molti avevano percorso grandi distanze per poter esserci e soprattutto ringraziò calorosamente per averlo seguito fedelmente e sostenuto con la sua band nel corso di molti anni, nonostante non fosse mai approdato “fisicamente” in Italia.
That’s amore!
E per concludere, un grande classico dei concerti di Bruce: prima di portarci a cantare e ballare sulle note trascinanti del medley che comprendeva “Twist and Shout” (ispirata alla versione degli Isley Brothers, gruppo di colore americano) insieme a un altro prezzo black ovvero “Do You Love Me” dei Contours, il Boss chiese il consueto “… C’è una cosa che voglio sapere: do you love meeeee?”. L’urlo di risposta non poteva che essere l’affermazione tipica di chi si impegna in un legame che durerà tutta una vita: Sììììì!
Felice anniversario, dear Boss.

autoritratto di fan
Foto di copertina: Rockol.it