Il siliquastro, l’albero degli abbracci anche in tempi di Coronavirus
Si chiama caulifloria, il fenomeno per cui i fiori germogliano direttamente sui rami e sul tronco in tutta la loro lunghezza; una vera rarità, che solletica il lato botanico sinistro del mio cervello. Ma quando il lato botanico destro osserva questo bell’albero e la miriade di fiorellini rosa fucsia aggrappati alla scura corteccia, l’immagine diventa quella di un abbraccio serrato, che siamo invitati a condividere… non appena sarà possibile.

Siliquastri che intrecciano i loro rami osservati dalla Torre Branca.
Da traditore…
L’albero di Giuda. Così viene anche comunemente chiamato il siliquastro. Narra infatti una leggenda che l’apostolo traditore abbia dato il bacio fatale a Gesù proprio ai piedi di un esemplare di questa specie, pentendosi poi al punto da impiccarsi a uno dei suoi rami. La pianta divenne invisa ai primi cristiani, ma fu riscattata da nostro Signore con le splendide fioriture, rosse della vergogna di Giuda.

Uno dei siliquastri di via Primaticcio, caratterizzati dall’inclinazione dei tronchi (vedi anche quello in copertina).
… ad amante
Fioriture che, dal canto loro, non tradiscono mai e puntuali ritornano a ogni primavera, aprendo le corolle prima ancora dello spuntare delle foglie. Nel tempo, questi rami infuocati dal colore caldo e intenso, i fiori fedelmente avviluppati al proprio ceppo e poi le foglie a forma di cuore, che gradualmente li circondano, sono diventati un simbolo d’amore. Come non vedere nel siliquastro un albero che porta fortuna agli innamorati che si baciano sotto la sua chioma? Dopo gli abbracci, i baci.

Rami di siliquastro incorniciano i muri di cinta del liceo Vittorio Veneto, dipinti con grandi figure della scienza che si sono distinti anche nella loro umanità, come Patch Adams.
La grande famiglia dei legumi
Il Cercis siliquastrum (dal greco kerkís, spola, e dal latino siliqua, baccello) è un albero della famiglia delle Fabaceae, quindi un parente stretto dei gustosi legumi e di tutte quelle piante che producono frutti a forma di baccello, tra cui mimose, glicini, acacie, gleditsie, maggiociondoli e così via. Queste leguminose sono caratterizzate dai tipici fiori ad ali di farfalla, che danno alla famiglia il secondo nome di Papillonaceae. Nel caso del siliquastro, i fiori sono anche eduli e ricchi di vitamina C; in alcune tradizioni gastronomiche vengono aggiunti a minestre e zuppe, oppure fritti in pastella.
Un albero da riconoscere in ogni stagione
La primavera è, come abbiamo visto, il momento in cui il siliquastro si dimostra unico. I fiori sono il suo tratto distintivo, avvolti a manicotto fucsia intorno ai rami oppure a mazzetti sparsi sui tronchi quasi neri e nodosi del siliquastro.
L’avanzare della stagione lascia in eredità alberi che si riconoscono dalle dimensioni relativamente ridotte e dalla chioma di foglie cuoriformi, di un verde chiaro, anch’esse in qualche modo avvolte intorno ai rami e leggermente pendenti.
Tra le foglie, poi, appaiono i frutti, in questo caso decisamente identificabili perché ricalcano la disposizione a mazzetto dei fiori e man mano acquisiscono un colore simile, tendente al rosa intenso. Diventeranno marroni e rimarranno sui rami per tutto l’inverno, anche quando le foglie saranno cadute, marcando l’albero in modo inconfondibile.

Là dove c’era un fiore ora c’è… un bel mazzetto di baccelli.
Altrettanto inconfondibile è il portamento di questi alberi. Come abbiamo visto dalle foto sopra, difficilmente si stagliano diritti verso il cielo. Il più delle volte li riconoscerete anche se interamente spogli proprio dall’inclinazione dei tronchi.

In fondo a via Venti Settembre, nelle aiuole che salgono al ponte della ferrovia verso la Triennale, si incontrano questo siliquastri adagiati al suolo con inclinazione estrema (vedi anche foto sotto).
Non dimenticate poi che si possono riconoscere dal legno scuro e, negli esemplari più grandi, dai tronchi che si attorcigliano su se stessi, nodosi e irregolari, non insolitamente ricoperti di muschio anche se in città.
Un po’ per gioco
Le caratteristiche del siliquastro lo rendono un albero da fare osservare anche ai bambini, giocando con le forme insolite, la corteccia vellutata dal muschio, i fiorellini che si possono vedere da vicino anche alla base del tronco o comunque nella parte bassa della pianta. Semplici scoperte che possono portare i piccoli ad amare gli alberi e ad avere il piacere di chiamare per nome quelli che, magari, sono proprio sotto casa loro.

Disegno di un siliquastro di Anita, 9 anni.
Un po’ per amore
Nell’articolo precedente ho parlato dei ciliegi solidali, di specie diverse ospitate sullo stesso ceppo. Non mi era ancora capitato di osservare questo incontro in altri alberi, ma niente è mai ovvio. E infatti proprio pochi giorni fa ho trovato anche un siliquastro solidale, una varietà album che convive con quella fucsia in armonia.
Siamo partiti parlando di abbracci, finiamo con un pizzico di speranza. La natura si fa strada anche dove non sarebbe previsto. Impariamo da lei il rispetto e la tenacia.
Testo e immagini di Marina Beretta