S. Maria alla Fontana: un santuario costruito fuori le mura, fierezza di un anonimo quartiere operaio

In zona Lagosta, nascosta dai palazzoni che hanno urbanizzato la zona agli inizi del XX sec., esiste un autentico santuario.

Tale luogo sacro, è il frutto di una polla d’acqua che sgorga dal terreno in maniera naturale. Si trovava nel XVI sec. in aperta campagna, ben al di fuori delle mura cittadine, e il luogo costruito più prossimo erano le ben distanti Abbadesse e la cascina Pozzobonelli.

Il complesso ecclesiastico al centro e il quartiere che vi è sorto intorno. L’unica area di rispetto è il giardinetto, tutto ciò che rimane della vasta campagna in cui era immersa.

La sorgente era nota per il pozzo dalle acque miracolose già prima del 1507, quando Carlo d’Amboise, governatore della città, sembrò guarire completamente da una malattia che lo affligeva agli occhi. Incaricò i monaci di S. Simpliciano che sopra la fonte facessero costruire una chiesetta dedicata alla Madonna. Ma forse la malattia era più grave del previsto e di lì a poco, a soli 38 anni, Carlo d’Amboise morì.

L’epigrafe dedicata al fondatore del luogo, Carlo d’Amboise, governatore della città per conto del re di Francia, Luigi XII (foto da Chi era costui?)

I suoi piani di rendere sacra la fonte che lo aveva illuso di salvarsi però non si arrestarono. Anche se il primo nucleo del complesso fu completato nel 1508, è probabile che si tratti di un progetto nato in anni precedenti, all’interno del clima fervido della corte sforzesca di Lodovico il Moro. Il santuario originario, quello che ancora oggi si può visitare in un cortile della chiesa di Santa Maria della Fontana, dove ancora si trova la fonte in cui Carlo d’Amboise si bagnò, è stato per anni attribuito a un progetto di Leonardo.

La struttura del chiostro che ne ha fatto riconoscere per secoli la mano leonardesca (foto di Robert Ribaudo)

In seguito si identificò invece la mano del Bramante. Oggi, più prosaicamente, si attribuisce con certezza questa parte più antica a un architetto locale influenzato dai due, più probabilmente l’Amadeo, lo stesso che si occupa della facciata di un altro luogo pio milanese, S. Maria presso S. Satiro.

Il santuario e il chiostro dell’inizio del XVI sec., oggi sottostante alla chiesa moderna (foto di Robert Ribaudo)

La zona fu affidata poi dagli spagnoli, già alla metà del XVI sec., ai Padri Minimi di San Francesco di Paola, appena giunti a Milano e bisognosi di un luogo di culto. I monaci, preso possesso della struttura, la stravolsero totalmente, facendo edificare una nuova chiesa che nella parte absidale si trovava proprio sopra il sacello della sacra fonte.

La scalinata che porta ai chiostri dalla chiesa superiore, in uno sdoppiamento dei livelli del complesso, poco percepito da strada (foto di Robert Ribaudo)

Furono chiusi i chiostri rendendo non comunicanti i due livelli, stravolgendo l’impianto della cappella e sostanzialmente trasformando il santuario in un monastero. Al progetto partecipò anche il Richini padre.

Il cappellone barocco voluto dai Padri Minimi a copertura della fonte miracolosa (foto di Robert Ribaudo)

Su progetto del Bombarda costruirono un presbiterio al posto del cappellone preesistente e sviluppano la nuova costruzione con 3 navate molto semplici, facendo diventare l’intera chiesa nel 1629 uno dei santuari più sacri di Milano. Contava centinaia di pellegrini che ogni giorno si bagnavano nelle sue acque.

Nel 1650 l’architettura appare quindi come la vediamo oggi: una nuova chiesa sopra il santuario cinquecentesco di S. Maria alla Fontana.

Disegno del Greppi, che ci restituisce la nuova chiesa sopra il santuario

I religiosi vengono soppressi nel 1798 con l’ingresso delle truppe francesi a Milano.

Nel 1807 il convento di S. Maria alla Fontana viene assegnato a Francesco Manfredini di Bologna per farvi una fabbrica orafa di accessori eleganti per l’arredo e la persona. Lo stesso successivamente vi eresse accanto una grande fonderia per oggetti in bronzo.

I padiglioni della fonderia napoleonica con alle spalle la chiesa (foto fonderianapoleonica.it)

Sempre nei pressi della chiesa, All’inizio del XX sec., era stata insediata dalla Società Edison, una sottostazione principale che serviva la parte nord della città, fino alla Bovisa, divenuta area industriale.

Intorno al 1920, la chiesa subiva una pesante trasformazione da parte degli architetti Griffini e Mezzanotte (l’ideatore del palazzo della Borsa di Milano), soprattutto in facciata e con l’aggiunta della chiesa superiore.

La facciata rimaneggiata da Griffini e Mezzanotte nel 1920

Gli stessi architetti nel 1927 si fanno fautori del grande insediamento operaio che vi sorge tutto intorno, per effetto dell’emigrazione proveniente dal Mezzogiorno d’Italia. L’urbanizzazione sconvolge gli equilibri dell’intera zona, fino ad allora caratterizzata da un territorio di frangia dove le cascine lasciavano il posto ad alcune sparute fabbriche servite dagli scali ferroviari.

Il retro del complesso, con il chiostro e le costruzioni successive, preservato dal giardino

Il quartiere ben presto diviene così popoloso, che nel quadro di una politica di assistenza ai ceti più disagiati, vengono costruite numerose strutture e asili di carità proprio per i nuovi abitanti delle zone degli insediamenti industriali, come quelli qui realizzati già dal 1890.

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