Marina Abramović: Estasi alla Pinacoteca Ambrosiana
“ESTASI”. Questo il titolo della mostra dedicata alla più famosa performance artist di sempre: Marina Abramović. Location dell’evento: la Sala Sottofedericiana della Pinacoteca Ambrosiana, presso la magnifica cripta di San Sepolcro, restituita ai milanesi dopo una lunga operazione di restauro. Una mostra potente, intensa, profonda quanto l’animo umano. L’artista stavolta esplora, con il ciclo di video: “The Kitchen. Homage to Saint Therese”, l’esperienza della mistica spagnola Teresa d’Avila. E ancora una volta, Marina, lascia il segno.
CHI È MARINA ABRAMOVIC
Marina Abramović nasce da genitori comunisti, eroi di guerra, sotto il regime di Tito nella Jugoslavia postbellica. Riceve un’educazione ferrea, spartana, in particolare ad opera della madre Danica. Dei rapporti con lei Marina rivela: “Ho imparato la mia autodisciplina da lei. Ho sempre avuto paura di lei”. Viene punita senza pietà, fin dalla più tenera età, per molte cose. Tutte tranne una, che anche la madre ama: l’arte. Marina riceve proprio in questo l’unico, ma fondamentale, incoraggiamento. Studia quindi presso l’Accademia di Belle Arti di Belgrado (1965-72) e insegna in seguito all’Accademia delle Belle Arti di Novi Sad (1973-75). È allora che comincia a creare le sue prime performance. La rigida disciplina ricevuta non è riuscita a contenere la sua naturale bruciante curiosità verso le persone.
Marina non può, non riesce a mantenere quel glaciale distacco che il regime quasi militare della madre avrebbe preteso da lei. Nasce la sua arte. Un mondo artistico fondato su certamente su un’estrema disciplina (la pianta nasce pur dalle sue radici), ma con caratteristiche proprie: curiosità, dialogo, esplorazione dei rapporti tra i limiti del corpo e possibilità della mente. Le sue performance sono state (e sono) così potenti, da lasciare ogni volta un segno profondo. È memorabile quella svoltasi nel 2010, in occasione di una retrospettiva che il MoMA le ha dedicato. Più di 750.000 persone hanno aspettato in fila fuori dal museo per avere la possibilità di sedersi di fronte all’artista e di comunicare con lei senza dire una parola. Una performance durata oltre 700 ore.
ESTASI: LA MOSTRA
Il percorso della mostra è costituito da tre video di altrettante performance realizzate da Marina Abramović nel 2009 nelle cucine di un ex convento di suore clarisse a Gijon, nel nord della Spagna, da cui il titolo del ciclo di video: “The Kitchen: Homage to Saint Therese”. In questi spazi (tra il 1956 e il 1994), le monache preparavano i pasti per centinaia di bambini rimasti orfani: in particolare figli di minatori rimasti orfani. Questo ambiente ha immediatamente affascinato Marina, che le ricordava la cucina dove da ragazzina si confidava con la nonna Milica. È in questo luogo, segnato dalla presenza delle suore, che realizza le tre performance che si richiamano alla grande figura della santa e mistica spagnola Teresa d’Avila. Tre esperienze che Teresa stessa descrive nella sua autobiografia. Davanti a ciascun video si rimane come inchiodati dalla forza espressiva del corpo di Marina che, nei gesti, nelle espressioni, nei colori, sembra sprigionare tutta la forza mistica di una santa e la fisicità propria dell’umano. Non una parola. Non un suono. Solo in “Carrying the Milk”, si levano rumori di sottofondo.
La grandiosità del corpo sospeso in “Levitation” è poi qualcosa di difficilmente spiegabile. Si tratta della performance sicuramente più celebre e iconica della serie. Marina Abramović è qui sospesa e si libra nello spazio sopra le cucine, grazie a un sistema di carrucole reso poi invisibile dalla riproduzione video. Era stata proprio Teresa d’Avila a raccontare di questi effetti di sollevamento di cui erano testimoni le sue sorelle, che avvenivano anche mentre si trovava al lavoro nelle cucine del suo convento. La levitazione per la Abramović segna la vittoria di un’energia spirituale che guida il corpo verso esperienze nuove e contemplative.
Due mani aperte. Un teschio. Eccoci di fronte a “Vanitas”. Come dice la parola si tratta di una riflessione sulla finitezza della vita umana. Le mani di Marina “danzano” attorno ad un teschio umano realizzato in ceramica. La meditazione dell’artista avviene tutta con il movimento delle mani, sempre a distanza dal teschio, ma che sembrano pronte a volerlo accarezzare. Una performance che si scioglie in grande tenerezza nei confronti dell’essere umano, come rivela il gesto finale del video.
Marina Abramović è profetessa dell’umanità nella sua forma più alta. Colpisce dritto al cuore l’osservatore, penetrandolo a fondo come la freccia dorata dell’angelo di cui parla la Santa, il cui furore mistico è immortalato nella Transverberazione del Bernini. Veniamo condotti nell’estasi empatica che ci lega all’umanità tutta. L’arte ci parla attraverso uno dei mezzi di comunicazione più violentemente sinceri: il corpo. Quest’ultimo circoscrive la nostra esistenza, ma è anche un perimetro che possiamo superare nelle passioni della mente. Siete pronti a incontrare Marina Abramović? Siete pronti a incontrare voi stessi? Non ci sono parole nelle quali diluire la verità. Essa è presente tutta intera, pura, a tratti spietata. Negli occhi, nel corpo e nei gesti dell’artista. Nel nome di Teresa.
Orari mostra: martedì – venerdì, 12.00-20.00; sabato e domenica, 10.00-20.00
Biglietti:
- Intero: 12€
- Ridotto under 26/studenti, gruppi, Abbonamento musei Lombardia, Feltrinelli, Coop: 10€
- Ridotto famiglia (valida per due adulti ed almeno un bambino): 27€
- Ridotto scuole: 6€
- Visita serale (valida il sabato sera a partire dalle 20): 39€
- Free: bambini fino ai 5 anni – disabili
Per informazioni: www.vanitasclub.org/abramovic