LECITE / VISIONI
Dove: Teatro Filodrammatici. Quando: dal 28 novembre al 1 dicembre 2019. Queste location e date del prestigioso festival “Lecite/Visioni” che compie ormai 8 anni. Un evento che celebra la vita e l’amore senza etichette o barriere. Come e perché nasce il festival? Cosa potremo vedere quest’anno? Vi racconto e vi anticipo qualcosa, facendolo con grande piacere. Perché stiamo parlando di qualcosa di veramente importante e prezioso che viene offerto alla nostra città (e non solo). L’arte è per tutti. La vita ci accomuna tutti. Ecco la rassegna che nelle sfumature LGBT, parla di vita, parla di tutti. Senza differenze. A voi le Lecite/Visioni 2019!
PERCHÉ QUESTO FESTIVAL
Il Festival nasce nel 2012, come spiegato dal direttore artistico, Mario Cervio Gualersi, con l’intento di dare visibilità alla drammaturgia LGBT, relegata da sempre, anche in una città aperta come Milano, ai margini. Basti pensare che in un’intera stagione, nell’ambito delle rassegne teatrali, gli spettacoli di questa tematica sono, in genere, uno o due al massimo. Una carenza ingiustificata per diversi motivi. Il primo è appunto la ricchezza di questo tipo di produzione drammaturgica a cui deve essere dato il giusto risalto. Il secondo è che, come abbiamo detto, si parla di amore e di vita, ai quali non possiamo sottrarre sfumature di colore. Il terzo motivo è che in un periodo in cui emergono sempre più prepotenti e preoccupanti segnali di intolleranza e rigurgiti di omofobia, è importante dare testimonianza. Il teatro e lo spettacolo dal vivo – come da dichiarazione d’intenti – hanno il fondamentale compito di svolgere il ruolo di cerniera tra le persone. Inclusione, identità, coming out. Parole dietro alle quali stanno esseri umani, con tante storie da raccontare. Il festival Lecite/Visioni vuole dare voce e corpo a tutte queste persone, portando sul palcoscenico le storie di vita quotidiana e le eccezionalità che rendono la comunità LGBTQIA unica, preziosa, di tutti.
UN UNICUM CHE RENDE GRANDE LA NOSTRA CITTÀ
La manifestazione al Teatro Filodrammatici è importante, anche perché oramai, ad alti livelli, si tratta davvero di un unicum. Infatti, dopo 24 anni, la storica rassegna teatrale a tematica omosessuale “Garofano Verde”, nata a Roma nel ’94, ha chiuso nel silenzio più totale. Non che la la rassegna milanese non abbia attraversato problemi, ostruzionismi e critiche. Difficoltà che hanno portato in passato alla riduzione delle serate di spettacolo, senza che ne fosse però intaccata l’offerta, in quel caso raddoppiata. Quest’anno le serate tornano ad essere cinque di cui, in breve, vi presentiamo il programma che, proprio come l’esistenza, è composta da vari sapori. A volte dolci, a volte acri. Tuttavia, nonostante si parli (e va fatto!) anche di aspetti tristi, quali bullismo e omofobia, c’è anche grande spazio per l’ironia e per il sorriso.

“Fullin legge Fullin”. Questo lo spettacolo (giusto un poco) referenziale dell’attore e comico Alessandro Fullin. Una serie di aneddoti con i quali l’attore, che da bambino voleva essere una suora, ci promette di farci spanciare dalle risate.
IL PROGRAMMA DI QUEST’ANNO
Quest’anno il programma alterna allo sguardo sul presente quello sul recente passato. Se l’omosessualità nel calcio è ancora un tabù, a infrangerlo ci prova Benedetto Sicca, autore e regista di Pochos che prende il nome dalla squadra napoletana di calciatori gay; sempre di Napoli sono i due fratelli che negli anni settanta si confrontano in un clima di violenza e sopraffazione in 12 Baci sulla bocca di Mario Gelardi. Vittima della persecuzione franchista, il ballerino Miguel de Molina, legato a Federico Garcia Lorca, ripara in Argentina con l’aiuto di Evita Peron: lo incontriamo in Tangeri di Silvano Spada. Due donne innamorate approdano in luogo sconosciuto e si interrogano sul loro futuro in Ci vediamo all’alba di Zinnie Harris. Se infine molte sono le preoccupazioni che ci attanagliano, a stemperarle con il sorriso ci pensa la graffiante ironia di Alessandro Fullin in Fullin legge Fullin.

Mario Gelardi, drammaturgo, regista e scrittore, presente al Festival con “12 Baci sulla bocca”, dirige da tempo il Nuovo Teatro Sanità a Napoli. Un luogo di cultura e di promozione dell’essere umano, punto di riferimento per molti giovani del quartiere partneopeo. Il registra è noto anche per la trasposizione teatrale di “Gomorra” di Roberto Saviano.
A questo punto non resta che andare a teatro, per vivere le vite, la nostra e quella dei protagonisti degli spettacoli. Sensibilità e umanità, le loro e la nostra, che si intrecciano, si incontrano, si scontrano e a volte sì… si somigliano. Questa comunione, questo riconoscimento reciproco, non è legato al proprio specifico orientamento sessuale o di genere. È dovuto al fatto che sul palco ci sono, e sono rappresentati, essere umani. Quali tutti e tutte siamo.