LA CUCINA DEL FUTURO? SEMPRE PIU’ FUSION

La cucina fusion è quel tipo di cucina che combina, in modo evidente, elementi chiave collegati a differenti tradizioni culinarie al fine di creare interi menù o nuovi piatti, complessi, non legati ad alcuna tradizione culinaria precisa. E Milano è da molti anni la culla di queste nuove frontiere del food… in una sorta di – passatemi il termine azzardato – gastronomia interculturale.

Il termine fusion è oggi utilizzato in riferimento all’offerta di menù con piatti appartenenti a differenti tradizioni culinarie: cucina giapponese, cinese, vietnamita e thailandese, o in parte nei locali Tex-mex, mixate o meglio fuse tra loro o con la cucina della tradizione italiana. 

Cucina fusion: due mondi apparentemente distanti

Esiste un primo gruppo, costituito dall’accostamento di piatti appartenenti alla tradizione culinaria di aree del mondo differenti ma comunque associate, come nel caso della “cucina asiatica”. Il secondo gruppo è rappresentato da piatti che fondono in sé ingredienti o stili culinari tipici di culture differenti.

Il concetto

Il punto di partenza è la ferma convinzione che ogni tipo di ingrediente, qualunque sia la sua provenienza, possa essere combinato con elementi che arrivano dalla parte opposta del pianeta. Se da un lato la cucina esotica contiene spesso piatti adattati al gusto europeo e quindi “fusion” (nella scelta degli ingredienti, nella selezione dei piatti, nella divisione tra entree e piatti principali), dall’altro lato sempre più locali propongono piatti appartenenti a tradizioni culinarie diverse ma vicine: cino/jappo, mediorientale/indiana senza però identificarsi con la filosofia fusion, in modo da difendere la loro originalità. Il caso più sorprendente potrebbe essere il trend jappo/brazilian originato dalla migrazione di famiglie giapponesi a San Paolo. 

Viene ritenuta moderna e globalizzata, ma in realtà si tratta di un trend. Questo tipo di cucina è sempre esistita solo che, come succede per tante altre cose, non aveva un nome.

Pensiamo solo al nostro vecchio continente: la cucina fusion prese vita quando dall’America arrivarono le patate, i pomodori, il mais che vennero integrati successivamente nella nostra alimentazione. Oggi arrivano il sushi, i piatti orientali, la cucina texana, la brasiliana, l’hawaiana. I viaggi, l’abbattimento delle frontiere, la globalizzazione, la presenza di etnie diverse in una metropoli, come ad esempio Milano, o Roma, hanno reso possibile il cambiamento. Anche le spezie hanno ormai un posto speciale nella nostra gastronomia: il curry, la curcuma, il cumino e molte altre vengono inserite abitualmente nei nostri piatti.

Un paradosso, un controsenso

La novità alla quale non si aveva ancora pensato, è senz’altro l’unione tra due regioni della stessa nazione. La nuova frontiera della cucina fusion è dentro ai confini italiani! Tanto può accadere tra nazioni differenti, quanto può esistere tra due regioni non necessariamente confinanti.

Ricerca e sperimentazione tra logica e azzardo

Chi stabilisce che non si possono abbinare i noodles con la mozzarella; il sushi a un contorno tipicamente italiano… riempire un 

raviolo al vapore o un classico involtino primavera con ingredienti nazionali! Questa è, in sintesi, la cucina fusion che preferirei gustare più spesso nei locali.

Le ricette “fusion”

In tutta onestà ritengo che la cucina fusion celebri una passione verace per il cibo, che si traduce in ricerca e sapori: tra le principali ricette, che vi sarà possibile riprodurre anche a casa, citiamo il tonno al sesamo – italo/giapponese – i ceci al curry – italo/indiani –  la pizza con il kebab italo/turca – la pizza con l’ananas  italo/hawaiana … e si potrebbe andare avanti ancora per molto.

L’importante è provare a divertirsi e stimolare la propria creatività, godendo del sapore di un piatto tutto nuovo e dagli aromi rinnovati. Un ulteriore accorgimento può riguardare la mis-en-place: basteranno pochi ma sapienti tocchi alla tavola per sentirsi davvero in viaggio.

I locali di Milano

Nel 1999, a Milano, il ristorante Zen inaugurava il primo Kaitensushi d’Italia. Alla sua guida c’era lo chef nippo-brasiliano Roberto Okabe, uno tra i primi a reinventare in maniera “fusion” il sushi. Sono passati ormai 20 anni e i locali si sono fatti largo nella nostra metropoli: posso citare Bomaki, Balada Sushi, Temakino (cucina jappo/brazilian), GheSem (fusion italo/cinese), il multiculturale Spica (tra india, Spagna, Cina, Messico e Italia), TablaFina (italo-spagnolo), Itashi (itamaki in versione italo/Jappo), Babek (kebab rivisitato italo/turco); PastaB (cino/singaporiano); Monkey in the city (italo/cubana); RiadYacut (italo/magrebina).

Queste sono le mie personali segnalazioni… alcuni già provati numerose volte… altri ancora da scoprire. Non esitate a provarli, sperimentare a casa ricette fusion, magari partendo da qualcosa di semplice, anche inventato da voi stessi.

Spero vi sia piaciuto questo viaggio multi-culturale nella cucina fusion e vi rinnovo l’appuntamento sui nostri social per essere sempre al top con le news su Milano e Lombardia.

Foto di copertina: @pexell

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http://www.cucinacre-attiva.it

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