Signora, c’è un affresco in salotto!
Che Milano sia una città d’arte non è un mistero per nessuno. Dai grandi classici come la Pinacoteca di Brera o il Cenacolo di Leonardo fino alle più estreme sperimentazioni avanguardistiche, la nostra città è sempre stata ed è un vivacissimo polo di attrazione per gli appassionati di tutto il mondo.

un esempio di “Milano città d’arte”: i meravigliosi affreschi del Tiepolo a Palazzo Clerici
La storia che voglio raccontarvi oggi però parla del ritrovamento di un’opera d’arte nel luogo più inaspettato che uno possa immaginare: il salotto di casa!
Siamo in un bel palazzo in Corso Sempione, costruito alla fine degli anni ’50, e una mia cara amica, che in questo post chiameremo Laura (un nome di fantasia), decide di eliminare la preziosa tappezzeria presente da anni in soggiorno perché il suo micio ha pensato bene di usarla come tiragraffi.
Quando il tappezziere la chiama per avvertirla che durante questa operazione è emerso un affresco, Laura non crede ai suoi occhi: è un’opera che ricopre la parete della sala da pranzo, dal pavimento al soffitto.

Ecco l’affresco in casa di Laura
Nello stupore generale, i presenti vedono che rappresenta una scena conviviale, un festeggiamento, magari un battesimo?
In un punto dell’opera Laura scorge una firma: F. Michelini.
Ancora incredula, si mette subito alla ricerca di notizie su questo pittore e viene in contatto con la nota esperta d’arte Bruna Spagnuolo, autrice di una biografia sulla vita di questo artista che si rivela fin da subito un personaggio straordinario.
Vero milanese DOC, Ferdinando Michelini nasce nel 1917 in zona Porta Romana. Frequenta l’Accademia di Belle Arti di Brera e la facoltà di Architettura del Politecnico.
Quando scoppia la guerra, dopo alterne vicende, finisce in un campo di concentramento in Germania. Alla fine del conflitto, quando viene liberato, il suo peso è passato da 86 a 38 chili! Torna a casa con una malattia allo stomaco che avrà un ruolo molto importante nella sua vita, come vedremo in seguito.
Riprese le forze, Michelini si dà alla pittura ed espone in tutta Europa. Nello stesso periodo diventa anche insegnante di arte al Leone XIII.
Il Fatto
Nel 1959 il fatto che cambierà la sua vita: viene operato d’urgenza per un’ulcera perforata all’ospedale San Giuseppe. Prima di entrare in sala operatoria, un frate gli mostra l’immagine di Riccardo Pampuri, un frate medico che ha lavorato nello stesso ospedale qualche decennio prima e che alcuni considerano santo.
La situazione è drammatica: l’intervento non riesce e i medici dicono che il paziente non supererà la notte.
La mattina successiva però, nell’incredulità generale, gli stessi medici lo ritrovano guarito!
Michelini dice di essere stato vegliato per tutta la notte da fra Riccardo Pampuri.
I dolori sono spariti e lui è convintissimo di avere ricevuto un vero e proprio miracolo.
Questo episodio, insieme ad altri, ha fatto sì che fra Riccardo sia stato ufficialmente proclamato santo da papa Giovanni Paolo II nel 1981.

Michelini con il Papa il giorno della santificazione di fra Riccardo Pampuri
Per riconoscenza, Michelini diviene un fratello laico e dedica i successivi trent’anni della sua vita mettendosi a disposizione dei frati missionari in Africa Sub Sahariana e in Medio Oriente, costruendo ospedali, progettando e affrescando chiese in cambio dello stretto necessario per vivere.
Pane e Arte
Al suo ritorno in Italia Michelini continua la sua “missione” anche qui, sempre animato dalla spinta della fede, regalando ad amici e conoscenti le sue opere in cambio di un po’ di ospitalità, di un gesto di generosità, giorno per giorno.
E’ in questo periodo che lo ritrova, in povertà, Cesare Vergani, un pittore che da ragazzo era stato un suo aiutante e discepolo per imparare da lui lo stile e la tecnica della pittura.
Per gratitudine, Cesare decide che questo artista così illustre, ma anche così fragile economicamente e ormai anziano, merita il suo sostegno e la sua amicizia per il resto della vita. Gli trova una sistemazione in una cascina ad Omate, vicino ad Agrate Brianza, una dimora semplice, ma che gli consente di conservare le sue opere e tutti i ricordi di una vita avventurosa come la sua.
Ed è proprio qui che Laura, con grande emozione, si è recata a conoscere Cesare Vergani ed a visitare la casa dove Ferdinando Michelini ha vissuto fino alla fine dei suoi giorni.

L’ingresso della cascina decorato da Michelini
Un’esistenza vissuta in nome dell’arte e della fede, nell’estrema semplicità materiale e, secondo le sue stesse parole, “come i pittori dei tempi antichi, che giravano il mondo dipingendo nelle cattedrali, ma anche le Madonne sulle case dei contadini, perché sapevano che le loro opere spingevano la gente a pregare”.

Un’altra opera dell’autore
Tramite Bruna Spagnuolo, Laura ha potuto conoscere alcuni estimatori di Michelini e tutti sono d’accordo nel considerarlo un genio, un artista istintivo che lavorava di getto, senza bozze preliminari, esprimendo liberamente la sua arte.
Ai pochi rimasti che lo hanno conosciuto dispiace molto che un personaggio così interessante sia stato completamente dimenticato e che le sue opere non vengano considerate e valorizzate come meriterebbero.
Uniamoci all’appello: cerchiamo di riportare all’attenzione generale l’opera di questo nostro illustre concittadino!
Nella vita di Laura questo affresco ha portato comunque una nota lieta e un nuovo entusiasmo, la sua scoperta è avvenuta nella settimana di Pasqua: è stata una specie di resurrezione, di un autore e della sua opera. Anche i precedenti proprietari non ne avevano conoscenza, coperta com’era da vari strati di carta. E’ tornata alla luce dopo circa quarant’anni!
E’ una scena festosa, Laura la vede come una presenza in casa, un presagio di vita, di allegria, di famiglia.

Questo è Fufi. Senza i suoi “atti vandalici” l’affresco forse non sarebbe stato mai trovato.
Secondo il suo discepolo, Michelini ha dipinto altri affreschi in case private in zona Sempione/Procaccini. Quindi, se abitate nel quartiere, provate a staccare un pezzettino di tappezzeria in un angoletto nascosto…
Non si sa mai.
Testo di Silvia Castiglioni
Fotografie di “Laura”