Preraffaelliti. Amore e Desiderio.
“Preraffaelliti. Amore e Desiderio”. Questa la mostra visitabile fino al 6 ottobre 2019, nata della collaborazione tra Palazzo Reale e Tate Britain, il prestigioso museo che dal 1897 è sede della collezione nazionale di arte Britannica. Capolavori immortali, unici, che sono una celebrazione di una bellezza che continua ad incantare in un equilibrio perfetto tra verità, mito e poesia.
Vi presentiamo la mostra!

The Lady of Shalott, dipinto di John William Waterhouse del 1888, olio su tela, Tate Britain.
CHI SONO I PRERAFFAELLITI?
Siamo nel pieno dell’età vittoriana, periodo in cui la grandezza dell’Inghilterra industriale e capitalista riceve la più trionfale celebrazione nell’ambito della grande esposizione internazionale del 1851.
Il progresso ha però i suoi lati negativi e, fin dal 1848, un gruppo di giovani idealisti si oppone all’idea che alla base delle azioni umane vi sia l’egoismo come unico impulso all’azione e al progresso. Sulla scorta delle idee di colui che ne è il mentore, John Ruskin, il gruppo sviluppa l’idea che la ricchezza non consista tanto nei beni materiali, quanto piuttosto nella capacità di godere la bellezza, l’arte, la vita.

La Valle del Riposto di John Millais, 1858-59
Fin dal 1848, questi giovani (sette per la precisione), costituiscono la confraternita dei Preraffaelliti. Comunemente li si definisce come coloro che guardano a modello l’arte antecedente Raffaello Sanzio, ritenuto colpevole di aver rovinato l’arte, prediligendo l’idealizzazione alla realtà e alla natura. Per essere più precisi, essi però non ce l’hanno tanto con l’Urbinate, quanto piuttosto con i suoi epigoni che – a loro parere – hanno commesso il delitto di idealizzare la natura, sacrificandone la reale bellezza.

Aurelia, di Dante Gabriele Rossetti, 1863
CATTEDRALI. NON CIMINIERE.
Esattamente come i neoclassici hanno individuato l’età dell’oro nell’epoca greco romana, così i Preraffaelliti sono convinti di averla ritrovata in un’epoca in cui non solo non esistevano le leggi proprie del capitalismo, ma in cui, in ambito artistico, l’accademismo non aveva snaturato l’arte: il Medioevo. Un tempo in cui, come da immagine perfetta e molto plastica del direttore di Palazzo Reale Domenico Piraina: “Sulle città svettavano le cattedrali, anziché le ciminiere dell’epoca industriale”.

Claudio e Isabella, di William Holman Hunt, olio su tavola, 1850
LA BELLEZZA FEMMINILE
Lunghi capelli rossi sciolti o financo scarmigliati. Sguardi penetranti da occhi lucenti di donne reali. Labbra di un sensuale vermiglio. Insomma, la rottura completa con lo stereotipo femminile della donna di età vittoriana, rappresentata invece più minuta, catigata all’ennesima potenza, in linea con la prouderie propria del regno della Regina Vittoria. La donna è centrale nella pittura preraffaellita: un musa non più ideale, bensì molto reale. Una dèa in carne ed ossa in tutta la sua sensualità, che diventa poesia.

Ophelia: John Everett Millais, olio su tela, 1851-52
Basti ricordare un solo nome, quello di Elizabeth Siddal, che diviene ben presto la modella preferita, posando per William Holman Hunt e John Everett Millais, ma soprattutto per Dante Gabriel Rossetti, che se ne innamora perdutamente fino a sposarla nel 1860. È sempre lei ad essere rappresentata nell’iconico dipinto Ophelia di Millais, per realizzare il quale Elizabeth è stata costretta a rimanere per lunghissimo tempo immersa in una vasca da bagno, il che le è costata una forte bronchite. Episodio che le ha minato la salute, sebbene non sarà questo a ucciderla, quanto l’abuso da lei fatto del laudano.

William John Hunt, olio su tavola, 1847
LA MOSTRA
Sono 80 gli splendidi dipinti giunti per la prima volta a Milano dalla collezione Tate di Londra, frutto della concezione “rivoluzionaria”, di vita e artistica, propria dei ‘Preraffaelliti’. Alcune delle opere in mostra sono delle vere e proprie icone, che assai raramente lasciano l’Inghilterra, come l’Ophelia di John Everett Millais, Il risveglio della coscienza di William Holman Hunt, Amore d’aprile di Arthur Hughes, o la Lady of Shalott di John William Waterhouse. Il richiamo a temi medioevali e soggetti religiosi rivisitati con lo sguardo della modernità, personaggi letterari e poetici, amori tragici e romantici, sono solo alcuni degli elementi che attraversano le diverse sezioni del percorso espositivo.
ORARI DELLA MOSTRA
Lun: 14:30 – 19:30
Mar: 09:30 – 19:30
Mer: 09:30 – 19:30
Gio: 09:30 – 22:30
Ven: 09:30 – 19:30
Sab: 09:30 – 22:30
Dom: 09:30 – 19:30