Volontariato a Milano: le mamme immigrate che vanno a scuola come i loro bambini
Il volontariato a Milano si manifesta in mille modi e i milanesi, con il consueto pragmatismo, sanno valutare con occhio creativo le esigenze che si presentano nel tempo.
Oggi vi voglio raccontare una storia di volontariato su un tema di grande attualità.
Tempo fa in palestra ho conosciuto la prof. Luisa Riva, insegnante di filosofia e storia in un noto liceo di Milano. Chiacchierando tra un piegamento e l’altro mi dice che è appena andata in pensione: pensate che questa nostra dolce e simpatica concittadina si stia finalmente godendo il meritato riposo? In realtà non si sta riposando per niente, ma sta godendosi un’esperienza di volontariato che da anni aveva in mente di fare: insegnare l’italiano agli stranieri, in particolare agli immigrati.
Il fenomeno dell’immigrazione di massa che caratterizza la nostra epoca può essere vissuto da alcuni come una minaccia alla sicurezza cittadina, ma può anche rivelarsi una risorsa che arricchisce la nostra società di presenze e di nuovi aspetti culturali, secondo i canoni più positivi della globalizzazione.
IMPARARE A PARLARE LA STESSA LINGUA
Naturalmente la prima cosa utile da fare per non sentirsi dei perfetti alieni una volta arrivati in un paese nuovo e sconosciuto è capire e parlare la lingua locale nel miglior modo possibile. A questo punto chiedo a Luisa di raccontarmi la sua esperienza.
Mi dice che collabora con la onlus “Mamme a scuola”, che partecipa a bandi pubblici e privati per realizzare una marea di progetti interessantissimi. Mi mostra il sito dell’associazione, che è veramente super articolato e pieno di iniziative originali: un vulcano di idee! Assolutamente al di là di ogni aspettativa.
Si tratta di un’associazione fondata alcuni anni fa presso la Scuola Rinnovata Pizzigoni di via Mac Mahon e che ora ha sede in via Varesina 66 in uno spazio intitolato a Lea Garofalo, la coraggiosa moglie di un esponente della ‘ndrangheta che ha trovato la forza di denunciarlo e, fuggita in seguito insieme alla figlia, è stata da lui trovata e uccisa proprio qui a Milano nel 2009.
La storia tragica di una donna coraggiosa che ha messo in gioco la sua vita per cercare di cambiare le cose. Ed è proprio la convinzione che il vero cambiamento della società sia in mano alle donne, e in particolare alle mamme, che ha spinto queste volontarie entusiaste a trasmettere non solo la nostra lingua, ma anche la nostra cultura. Il desiderio del confronto e della collaborazione è alla base dell’amicizia che spesso si viene a creare in e con questi gruppi di mamme straniere.

Queste frasi in italiano sono state lette da mamme e volontarie per ricordare Lea Garofalo, come “testimonianze di donne verso il cambiamento”
Naturalmente i corsi sono aperti a tutte le donne, anche quelle che non sono mamme, e qualcuna di loro è a sua volta insegnante nella scuola araba (che consente ai ragazzi egiziani di vedere riconosciuti i loro titoli di studio in Egitto).
Iniziati i corsi, alcune donne subito, altre più gradualmente, prendono coraggio e riescono a uscire dalla sensazione di “essere estranea”, di essere una donna isolata in famiglie in cui il marito al lavoro e i figli a scuola si sono inseriti maggiormente nella vita della città.
Finalmente diventano autonome e possono comunicare con le maestre dei loro bambini, scrivere una giustificazione scolastica, controllare i compiti dei piccoli, scambiare due chiacchiere con le altre mamme.
Una mamma egiziana confessa di voler parlare bene come suo figlio dodicenne che è bravo, troppo bravo! E mentre lo dice è tutta un sorriso…

Una mamma legge con grande emozione il suo messaggio in italiano
Per far fronte a queste esigenze, i corsi si svolgono due volte alla settimana per 2 ore presso le scuole di viale Bodio e di via Dolci e, provvisoriamente, nella parrocchia di S. Gaetano in via Mac Mahon.
Durante le lezioni delle mamme è attivo uno spazio giochi per i loro bimbi da 0 a 3 anni con educatrici che li avviano al bilinguismo, li fanno giocare e cantare.
Per i figli più grandicelli ci sono corsi nelle loro lingue madri (arabo, cinese, spagnolo) con mediatrici culturali: in casa già parlano le loro lingue di origine, ma qui imparano a considerarle un valore e a mettere a confronto le differenti culture.
L’ABC PER VIVERE A MILANO
I problemi da affrontare sono tanti: le nostre case occidentali possono, per esempio, essere molto diverse da quelle dei loro paesi di origine, e quindi ecco un corso sulla sicurezza in casa (la porta va chiusa a chiave, il ferro non va lasciato sul bordo del tavolo, il bambino piccolo non può uscire a giocare da solo, ecc. ecc.).
Per quanto riguarda l’alimentazione, molte donne soffrono precocemente di diabete, e allora ecco una nutrizionista che indica quale può essere una dieta sana e quali cibi sono da evitare.
Tutte le volontarie sono sempre adeguatamente formate e aggiornate: grande professionalità.
A Milano ci sono altre associazioni come “Mamme a Scuola” e le iniziative creative non mancano: laboratori di cucina, corsi di musica dedicati, corsi per ottenere il patentino per aprire un’attività di catering.
Luisa mi dice che, guardando i lunghissimi corridoi della scuola di via Dolci, è nata addirittura l’idea di farne spazi in cui le mamme possono imparare ad andare in bicicletta!
Tutto quanto possa consentire di veleggiare felicemente verso l’autonomia, mariti permettendo…
Per finire vorrei citare un servizio che mi sembra molto importante: c’è una psicologa che può aiutare in caso di problemi coi figli che crescono o, appena arrivate, con l’impossibilità di comunicare.
Mi racconta un episodio: siamo in classe durante una delle prime lezioni e si affaccia la psicologa chiedendo alle donne se qualcuna ha bisogno del suo aiuto. Loro la guardano curiose: quale aiuto? Avete qualche difficoltà e non sapete come affrontarla?
Due lacrimoni scivolano sulle guance di una mamma:
“Al mio paese ero una persona allegra e piena di amici. Qui non parlo con nessuno, sono sola. Mi sento un’estranea, non sono più nemmeno io. Non so più che cosa sono diventata.”
La vita così diventa un deserto, ma sono sicura che, superato il primo impatto, questa mamma avrà saputo ritrovare il gusto per la vita e soprattutto che saprà trasmettere ai suoi figli la fiducia in una città che l’ha accolta con amicizia.

La prof. Luisa Riva (a sinistra) insieme a me dopo l’intervista
Testo di Silvia Castiglioni
Foto di Mamme a Scuola onlus e di Silvia Castiglioni