Sirmione: dove natura, storia e architetture si abbracciano in maniera indissolubile per donarci un paesaggio unico.
Se per i prossimi week-end volete un suggerimento per raggiungere una meta non troppo distante da Milano, desiderate avere un’idea di Mediterraneo senza recarvi al mare e cercate anche un po’ di sano svago culturale, il nostro consiglio è quello di dirigervi sul basso lago di Garda, a Sirmione.
Il visitatore vi entra da un castello incantato come in un luogo uscito dalle favole e vi si addentra via via per le strade del caratteristico borgo, scoprendo una serie di meravigliosi angoli, risorse attrattive e possibilità di svago, oserei dire senza fine, in soli pochi Kmq.
Iniziamo col dire che il centro storico sorge sull’estremità di una penisola di circa 4 km, che divide il basso lago di Garda. Quindi è facile scorgere acqua volgendo il capo a destra e a sinistra, sensazione che dà l’impressione di stare su un lunghissimo molo attrezzato.
La Rocca.
L’ingresso al paese avviene attraverso una sorta di pontile che, in epoca medioevale era mobile, a servizio del castello, raggiungibile da terra, ma anche da lago attraverso la sua grande darsena protetta retrostante.

Uno degli scorci della rocca affaciata sul fossato e sulla darsena interna (foto di Robert Ribaudo)
Il realtà si tratta di una classica rocca scaligera, risalente al XIII sec., quando i signori di Verona, grazie all’appoggio degli imperatori germanici, spadroneggiavano fino alla bassa, ben oltre il lago, anche in territorio lombardo. I merli ghibellini, a coda di rondine, che fungono da fregio alle mura perimetrali del castello ne sono un chiaro segno di appartenenza. E’ una fortezza medioevale, costruita sui resti del castrum romano, con un ingresso che scavalca il fossato perimetrale e immette direttamente al mastio centrale e alla corte d’armi con torri angolari. Attraverso una serie di camminamenti perimetrali è possibile arrivare all’affaccio sul lago retrostante, dove si nasconde la darsena che doveva accogliere la flotta lacustre che faceva la spola con la sponda veneta e che permetteva di spingersi fino alla costa trentina dell’alto Garda. Insomma un avamposto che permetteva di dominare l’ingresso a ben tre regioni.

Scorcio dal fossato delle fortificazioni che perimetrano la darsena retrostante il castello (foto di Robert Ribaudo)
Questa è la vera ragione per cui il luogo fu scelto già dai romani per farne un avamposto sulla via Gallica.
La domus romana.
Vi sorse dunque la Sermione Mansio menzionata nell’Itinerarium Antonini, una sorta di luogo di sosta corrispondente ad una odierna trattoria, divenuta poi “Osteria” o “Bettola” documentata fin dal XV sec. Il luogo, già dalla romanità, al di là dell’importanza militare e strategica anche per i commerci, divenne famoso per le citazioni del poeta originario della vicina Verona, Gaio Valerio Catullo che menzionò Sirmio fra i luoghi in cui soggiornò. Tanto è vero che i resti della domus romana posti sulla punta estrema della penisola, alla fine del lungo viale che esce dal paese, sono a lui dedicati. Ma le dimensioni del complesso fanno dubitare di tale possibilità (ha una pianta rettangolare lunga 167 metri e larga 105 m con due avancorpi sui due lati corti e un giardino), relegando l’ipotesi della dimora del letterato ad una mera suggestione e attribuendogli la proprietà di un nucleo periferico ben più contenuto: sono state rinvenute parti più antiche della villa risalenti al I sec. a.C., con estensioni nel secolo seguente.

Modello dei resti della villa che ci restituisce la vastità degli spazi sul promontorio (foto di Robert Ribaudo)
Si tratta della vera sorpresa tra le tante meraviglie che rivela Sirmione, l’angolo più recondito che lascia letteralmente senza fiato, sia per la bellezze naturalistiche in cui è immerso il sito archeologico, sia per le dimensioni e le caratteristiche costruttive del luogo. Doveva infatti essere la residenza di rappresentanza di una alto dignitario, un parente o addirittura una delle dimore imperiali dell’imperatore Tiberio (quello vissuto durante la vita di Cristo per capirci) simile a quella che soleva abitare a Capri. Il fatto di sorgere sul costone roccioso terminale alle pendici del lago aveva costretto i costruttori a creare un plateau artificiale per ricreare una quota costante rispetto al luogo più alto e arretrato anziché una serie di asfittici e scomodi terrazzamenti.

Il livello del palteau su cui sorgeva la villa, ben più rialzato rispetto il livello del lago (foto di Robert Ribaudo)
Ciò si concretizzò in una pilastratura gigantesca, via via sempre più imponente mano a mano che ci si spingeva verso l’estremità peninsulare che terminava con una terrazza a belvedere protesa proprio verso il lago, e che permetteva la vista fino a Riva del Garda! Oggi di questo grande complesso rimane solo la struttura, allora ipogea, di sostegno alle parti nobili e residenziali e dei loggiati fuori terra della villa, di cui non compare più nulla. Ma allora che fine hanno fatto queste imponenti costruzioni abitative e la poderosa soletta che le sorregeva?

Le imponenti strutture che sorreggevano il piano della domus (foto di Robert Ribaudo)
Bisogna specificare che quella del lago di Garda è la zona più sismica della lombardia, in classe 2 di pericolosità in una scala da 1 (max) a 4, e quindi una serie di violenti terremoti, soprattutto quello più devastante, testimoniato in tarda età imperiale, scuassò le fondamenta a tal punto da far cedere l’ampio plateau voltato in pietra che sorreggeva la vera e propria villa. A quel punto fu gioco facile già nel Medioevo usare il complesso come enorme cava a cielo aperto. Bastava riutilizzare per qualsiasi nuova opera il materiale strappato con tanta fatica e sudore dallo sperone roccioso della penisola, dalla manodopera a basso costo dell’enorme afflusso di schiavi delle colonie romane. E’ così che sorse il borgo medioevale, la rocca di Sirmione e le stesse mura innalzate intorno al perimetro esposto della testa della penisola.

Le mura tardo antiche innalzate per difendere l’abitato dalle imbarcazioni dei predatori barbari (foto di Robert Ribaudo)
Insomma il caratteristico paese, che ora è meta di tanti visitatori, è il frutto delle pietre della villa romana e della produzione di mattoni provenienti dalle non lontane fornaci di Lonato, in funzione fin dal periodo romano. E’ un classico caso di riuso tipico della tarda antichità e della prima cristianità come tanti esempi in Italia, dal recupero dei capitelli per il sostegno delle volte delle tante basiliche e chiese cristiane disseminate per la penisola italiana al caso più eclatante del Colosseo, usato per secoli per fare grande la Roma dei papi. Questo particolare scenario, fatto di rovine e anfratti fece parlare , sin dal XV sec. di “grotte” (ecco il perché del nome di “Grotte di Catullo”).

Una vecchia stampa che ritrae il paesaggio abbandonato alle ortaglie e alla vegetazione, con le rovine ormai ridotte a grotte (foto di Robert Ribaudo)
Oggi, nonostante queste certezze, gli studi sulla villa continuano soprattutto in merito alle enormi cisterne che sfruttavano il displuvio delle acque piovane, usate per alimentare le vasche dei bagni dei proprietari romani, che non facevano uso, contrariamente a quanto si crede, dell’acqua termale, altra grande attrazione odierna del luogo.
Le acque termali.
Le più famose terme dai benefici effetti sulla salute, alimentate da acqua sulfurea di origine vulcanica, e che serve i due stabilimenti per cui oggi Sirmione è famosa, captano l’acqua da una fonte sotterranea che sgorga dal fondale del lago, a pochi metri dalla costa!

Un angolo del caratteristico borgo di Sirmione (foto di Robert Ribaudo)
Il borgo.
Insomma le sorprese per un luogo come questo non hanno mai fine, persino all’interno nel borgo che nasconde tutta una serie di antichi edifici e di scorci incantevoli, con lo sfondo delle Prealpi, che appaiono sospese, sulle acque cristalline del lago e fra la macchia mediterranea, costituita da agrumeti e ulivi.

Uno scorcio della chiostra di monti che circonda il lago di Garda dal promontorio di Sirmione (foto di Robert Ribaudo)
Mi auguro di avervi trasmesso un po’ di curiosità per far meritare a Sirmione, con l’apprestarsi della bella stagione, il piacere di una visita, almeno giornaliera.
Buona gita!