Fiori 1. Magnolie, mimose e altri fiori inaspettati
Fiori, fiori e ancora fiori… con le magnolie in prima fila, e molti altri a seguire. Eccoci dunque al tempo in cui l’anima verde della città tiene fede alla promessa dell’inverno. Così, stimolate dal tepore dei raggi del sole, una dopo l’altra le migliaia di gemme che ricoprono i rami dei nostri alberi si risvegliano e si aprono in corolle multicolore e in foglie di un verde scaldacuore. E se la “location” è straordinaria come il chiostro di Santa Maria delle Grazie, il tocco d’arte è assicurato!
Mentre mi preparo a questa nuova stagione, mi rendo conto che parlare di fiori è cosa tutt’altro che facile. I fiori hanno tipologie disparate, dalle classiche corolle di petali alle intriganti infiorescenze: amenti, corimbi, racemi, capolini…

Amenti di betulla in largo Gavirate
I fiori hanno due generi, maschile o femminile, che si presentano in forme diverse e in molti casi sullo stesso ramo. Con i fiori inizia il ciclo riproduttivo della pianta, che porterà ai frutti e a nuovi individui. È in loro la speranza, la dimensione emozionale che associo alla primavera.
I fiori mettono in scena lo spettacolo a favore di insetti e vento, ai quali affideranno il seme, e senza invadenza anche noi possiamo godere di questo balletto colorato. Ecco allora alcuni suggerimenti per non lasciarsi sfuggire il piacere dell’osservazione e della scoperta, con un’unica raccomandazione: le fioriture sono effimere, appaiono e scompaiono nel volgere di un breve periodo e quella che oggi era una corolla, pochi giorni dopo è un frutto/seme che si confonde tra le giovani foglie. Si va per fiori nel tempo giusto, passato il quale l’attesa è di un intero anno. La frenesia della nostra vita che vuole tutto e lo vuole subito non ha intaccato la pazienza della natura, e questo molto mi allieta.

A sinistra, fiori di acero saccarino, precoci sui rami nudi; dopo meno di due settimane, mentre i rami si coprono di giovani foglie, eccoli trasformati in disamare, i frutti con le “ali” che li faranno volare lontano
Sull’onda del “tempo giusto” per ogni specie, mi sono ritrovata a (in)seguire questo crescendo di corolle che a ritmo serrato ricopre i rami spogli. Un’attività che mi vedrà impegnata ancora per diverse settimane, perché molto deve ancora accadere. In questo articolo vi propongo i primi fiori di primavera, alcuni che proprio non possono passare inosservati e altri che difficilmente si fanno notare, tutti attualmente sui rami, pronti per essere identificati.
Così entriamo in punta di piedi nel chiostro di Santa Maria delle Grazie, da via Caradosso, sul retro della chiesa . Ci accolgono quattro piccole e bellissime magnolie stellate (vedi l’immagine di apertura), perfettamente inquadrate nelle geometrie delle siepi e dei motivi architettonici. Il candore delle corolle si staglia sul colore ocra della pietra e crea un contesto di pace che ha indotto qualcuno a costruire lì il proprio nido.

Le linee armoniche del chiostro, con la fontana delle rane e il nido su una delle magnolie
Questo albero, che appartiene alla nobile e antichissima famiglia delle Magnoliaceae, è una delle versioni ornamentali delle imponenti magnolie a foglia perenne. Come molte altre specie da fiore ha origini orientali ed è nata per allietare lo spirito e suscitare armonia. La si trova nei parchi e nei giardini un po’ ovunque e la si riconosce per i fiori nivei, con due file di petali che creano un effetto di stella, presenti a decine su ogni esemplare.

Magnolia stellata ai Giardini pubblici Indro Montanelli
Sempre dall’Oriente arriva una parente della stellata, la Magnolia x soulangeana, comunemente chiamata magnolia giapponese. Si tratta di un ibrido che si distingue per gli spettacolari fiori a coppa che vanno dal rosa tenue al viola intenso, così sfacciati e dirompenti che non passano mai inosservati. Hanno tradizionalmente il loro palcoscenico deputato in piazza Tommaseo, dove alcuni esemplari di discrete dimensioni allietano i giardini con quasi tutte le diverse gradazioni cromatiche.

La piazza Tommaseo e le sue magnolie giapponesi
L’appellativo di specie mi fa venire in mente il verbo francese soulager, sublevare in latino, alleviare in italiano, e in effetti la vista di questi alberelli può risollevare anche la peggiore giornata.

Magnolie stellate in via Osoppo e in largo Cairoli
Meno comune è la mimosa, da tutti conosciuta per la tradizione che la lega alla Festa della donna, ma raramente osservata nella sua forma arborea. La mimosa è un’acacia di origini australi e come tutte le acacie ha foglie composte, da sottilissime lamine nel suo caso. I fiori sono raggruppati in pannocchie formate da un numero esagerato di capolini giallo oro, profumatissimi. In città sono un po’ da ricercare e io ho un luogo preciso dove ogni primavera incontro questo raro albero. Quest’anno, poi, è giunto a piena fioritura proprio l’8 di marzo, come del resto in molti giardini cittadini. Ecco quindi la mimosa di via Silva, anch’essa grande esibizionista.
Non tutti i fiori, però, sono vanitosi e accentratori come quelli sopra descritti. Ve ne sono alcuni di colore verde, facilmente scambiati per foglie se non li si guarda da vicino; ve ne sono altri con forme che molti di noi proprio non associano all’idea di un fiore; e altri insospettati e misteriosi. Quelli che seguono sono alcuni esempi che spero riuscirete a rintracciare lungo i vostri percorsi e che certo non esauriscono questa vasta materia.
Gli aceri sono grandi alberi diffusi in tutta Milano in svariate specie. In linea generale, li si distingue per la foglia a cinque punte più o meno accentuate e per il frutto a samara doppia, l’elicottero che ruota nel vento. I fiori spuntano però prima delle foglie e naturalmente prima dei frutti e questo non aiuta a riconoscerli, con qualche eccezione. L’acero americano (Acer negundo) ha fiori femminili riuniti in infiorescenze pendule, molto abbondanti. Se ne incontrano davvero tanti e, osservata la foto, dovrete ammettere di averli già visti e rivisti.

Acero americano al Castello e particolare dei fiori
Tra gli alberi “timidi” vi sono gli olmi. Non certo per la loro imponenza, ma per la discrezione con la quale occupano molti spazi cittadini. Hanno una chioma tondeggiante, abbastanza composta se non fosse per quelle ciocche che sfuggono ai lati, rametti indisciplinati che formano virgole verso il cielo. Gli olmi sono più facilmente riconoscibili in questa stagione, quando sembrano ormai ricoperti di foglie, mentre invece si tratta di fiori e semi. Se pensate di riconoscere uno di questi colossi da lontano, avvicinatevi. Scoprirete che ancora ci può essere qualche piccolo fiore verde, ma soprattutto che quelle che sembrano foglie sono miriadi di samare tonde, ognuna con il suo seme, avvolte sui rami come tanti petali. Saranno loro che dalla tarda estate non permetteranno di ignorare gli olmi, poiché voleranno in ogni angolo ricoprendo interi marciapiedi.

Grande olmo nei pressi dello stadio, con i piccoli fiori e i rami ricoperti di frutti; impossibile distinguerli se non ci si avvicina
La categoria di alberi che produce infiorescenze ad amento è molto vasta. Non ho qui la pretesa di aiutarvi a identificarli, perché in questo periodo è materia per occhi più esperti, e mi sono ripromessa di parlare singolarmente delle diverse specie in altra data. Ora mi piacerebbe presentare due o tre esempi di questi fiori delicati per poter godere della loro perfezione.

Da sinistra a destra, amenti di quercia (farnia) disposti sotto le tipiche foglie lobate, di un tenero giovane verde; un carpino carico di amenti, albero simile alla betulla; amenti di pioppo, che si trasformeranno a breve in una miriade di semi con pappo per volare via in candide nuvole a ricoprire la città; la quercia è in via Bartolomeo d’Alviano, carpino e pioppo si trovano al parco di Trenno
Per altre due specie è invece l’infruttescenza (associazione di frutti) a farsi riconoscere. Questo ci permette di scovarli e di andare a vedere da vicino come si stanno comportando i fiori.
Sui liquidambar i frutti si riuniscono in sfere con uncini legnosi, che rimangono sui rami per tutto l’inverno e caratterizzano la pianta in modo inequivocabile. In questo periodo dell’anno, tra la miriade di sfere spuntano le prime foglie e i fiori maschili.

A sinistra, fiori maschili in schiusa; a destra, il colpo d’occhio tra i rami dello stesso albero, carico dei frutti della scorsa stagione
Anche i platani producono sfere brune, nel loro caso leggermente piumose, che permangono per tutto l’inverno. Si trovano ancora sulla pianta quando appaiono i piccoli fiori, non sempre facili da scorgere; ma l’albero è inconfodibile e la curiosità farà il resto.

Uno dei giovani platani ripiantati in via Harar dopo la decimazione dovuta ai lavori della Linea 5; il particolare dei rami mostra che tra i frutti stanno spuntando i fiori tondeggianti, uno dei quali già rivela il colore rosso
Non dimentichiamoci che la primavera è la stagione degli arbusti da fiore. Ed ecco quindi da sinistra a destra, forsythie, camelie, cotogni, per presentare solo alcuni dei più diffusi.

Da sinistra a destra, una forsythia ai Giardini pubblici Indro Montanelli, una camelia al Parco Sempione e un cotogno sempre ai Giardini pubblici
Infine, vale la pena abbassare lo sguardo sui prati per accorgersi che anche i piani bassi sono in fermento. Tra i tanti piccoli fiori che stanno spuntando nei prati, di cui alcuni esempi nelle foto, io prediligo le borse di pastore, poco chiassose e molto generose.

Tarassachi gialli, veroniche blu, margherite bianche e lamio rosso; sulla destra, le belle borse di pastore
Tutte le foto sono mie, frutto di lunghi giri in bicicletta per la città.