S. Maria Incoronata: una chiesa antica, in mezzo alla movida. Anzi no! Due
Sorta sugli immensi orti che si estendevano a nord della città, poi tagliati dalla conca omonima, che faceva entrare le acque della Martesana in città, era sin dagli inizi solo un piccolo cenacolo protocristiano.
Qui infatti si erano ritirati a vita monacale i primi cristiani con Simpliciano, e presso di loro, dopo essere stato battezzato, fu mandato da S. Ambrogio, il giovane Agostino, che ben presto trasforma la regola degli ambrosiani appunto in agostiniana.

La Milano romana inscritta in quella Medioevale. La Porta Comasina permetteva l’uscita della città da Nord, e di raggiungere sulla strada maestra subito la chiesa di S. Simpliciano (evidenziata in blu). Proseguendo nella stessa direzione fra le ortaglie si raggiungeva la chiesetta degli agostiniani, oggi Incoronata.
Fu per questo che ben presto la piccola chiesa diviene con le ampie ortaglie la sede degli agostiniani in città, tanto che per secoli furono indicati come i terreni degli agostiniani. Stiamo parlando di terreni poco appetibili, fuori porta (l’estensione di Milano era quella romana e la sua porta Comasina si trovava alla fine di Via Broletto, in angolo con la Via Cusani). Insomma, per arrivare in città si doveva seguire una strada in aperta campagna, anche se allora già molto battuta dalle mercanzie che arrivavano da Nord, dalla Brianza e da Como. La piccola chiesetta doveva rappresentare una sosta, poco più che un rifugio sulla strada per Milano per chi venisse da Nord, per la strada maestra, appunto la Via Comasina.
Dopo circa mezzo secolo qui venne fondato un monastero dedicato a S. Lazzaro, che il tempo e l’incuria ridusse a rovina, poi spostato a sud della città. L’abbandono durò per tutto il Medioevo, fino a quando nel XV sec. gli Sforza decisero di far rinascere il romitorio, dando vita all’Incoronata. Infatti, nel 1445 si creano le condizioni perché gli agostiniani, detti da quel momento di S. Marco, abbiano un loro convento. Iniziano così i lavori dell’Incoronata promossi dal padre Giorgio da Cremona, riformatore della regola agostiniana.

La chiesa doppia di S. Maria Incoronata (foto di Robert Ribaudo)
Il nucleo è formato da una doppia chiesa (in realtà non un unicum in quest’epoca se si pensa a S. Cristoforo sul Naviglio), fatta erigere dai coniugi sforzeschi in tempi diversi. La prima (quella più a sinistra) era già esistente e conosciuta come S. Maria di Garegnano, fu solamente rimaneggiata nelle forme tardo-gotiche del tempo. La seconda invece, nata col nome di S. Nicola da Tolentino fu fatta costruire da Bianca Maria Visconti, unica erede del lungo ducato visconteo, dopo il 1457, in occasione della morte prematura del figlio Gabriele Sforza, che aveva invece precedentemente fatto consacrare l’Incoronata voluta dal padre Francesco Sforza. A lato sorse il grande convento agostiniano.

Il chiostro ntorno al quale sorsero le strutture conventuali (foto di Robert Ribaudo)
Dedicata anch’essa alla Madonna, come l’ambrosiana Basilica Virginum (ora S. Simpliciano), e anch’essa posta sull’arteria che porta a nord, a custodire una delle più importanti vie di comunicazione, in concomitanza con un limite della città, ancora labile e che non ne segnava certo il confine naturale, ancora fermo alla cerchia interna dei Navigli (Fatebenefratelli/piazza S. Marco/Pontaccio).
L’importanza del complesso ecclesiastico è comprovato anche dalla creazione di cappelle gentilizie che ospitano le tombe di fidati personaggi della corte ducale: nel 1455, nella cappella dei Bossi vengono accolte le spoglie mortali del consigliere ducale Luigi Bossi, ucciso in seguito ad una lunga faida con Giacomo Bigli, e ricordato da una lastra tombale del Bambaja. Nel 1499, alla morte del condottiero sforzesco Andrea Landriani, le sue spoglie vengono sepolte nella cappella Landriani.

L’interno della chiesa più antica, già detta di S. Maria di Garegnano (foto di Robert Ribaudo)
Nel 1468, Galeazzo Maria concede cospicui fondi agli agostiniani per ristrutturare la chiesa: si unificano le due chiese, quella più vecchia di S. Maria di Garegnano con quella di S. Nicola da Tolentino, dando vita all’Incoronata come oggi la conosciamo, ispirandosi ad un modello “ad quadratum” forse di ispirazione filaretiana. La chiesa appare ancora oggi con le sue forme semplici, spoglie, in cui risaltano le parti strutturali e le costolonature delle volte in laterizio.
Nel 1487 viene costruito l’altro gioiello del complesso: la biblioteca grazie al contributo del monaco agostiniano Paolo di San Genesio.

L’interno della seconda chiesa, dedicata a S. Nicolò da Tolentino (foto di Robert Ribaudo)
Nel 1519 gli eredi di Giovanni II da Tolentino (morto nel 1517) commissionano a Cristoforo Lombardo il suo monumento funebre nella chiesa dedicata allora a S. Maria Incoronata nonchè a S Nicola da Tolentino appunto. Il monumento sarà terminato prima del 25 febbraio 1521, data dell’ultimo pagamento. Ancora presente nella chiesa, nel corso dei secoli è stato spostato e alterato.
Nel 1798, all’ingresso delle truppe francesi, viene soppresso il convento con conseguenti alterazioni. Ma il complesso risultava già manomesso più volte nell’arco dei secoli, addirittura già a metà del quattrocento; poi i chiostri ospitarono via via, una caserma (nelle prime decadi del XIX sec, fu adibito a quartiere militare), poi già con la restaurazione volta ad altri usi e successivamente come edificio scolastico.
Nel 1827 la stessa chiesa viene appesantita all’interno da falsificazioni decorative che ne alterano i caratteri.
Nel 1870 le strutture conventuali ospitano la Suola Superiore di Agricoltura, poi passata per ragione di spazio in Città Studi.

La cappella di destra, su Via Marsala (foto di Robert Ribaudo)
Nel 1905, a seguito dell’apertura della Via Marsala, l’arch. Perrone restaurava la cappella di destra; successivamente gli interni, con stonacature che mettevano in vista le strutture in laterizio e pregevoli affreschi, e le due porte laterali.
Negli anni Venti del XX sec., sfrattata la scuola dai chiostri, sembrava venisse avviato un processo di recupero da parte dell’Ufficio Tecnico comunale, realizzando un parziale progetto di restauro atto al rinsaldo delle arcate terrene e riaprendo il loggiato al piano superiore. Ma i lavori vennero presto interrotti.
Intanto anche il borgo circostante cambiava: dal 1912, col Piano urbanistico Pavia-Masera, avvengono le rettificazioni e gli allargamenti del Corso. Di fronte alla chiesa, le Figlie dell’Oratorio di Lodi acquisiscono una casa di protezione per le giovani donne, già, prima della guerra, presso i salesiani di Via Commenda. Attività svolta, fra le altre cose, dall’Istituto dei Padri Somaschi, Usuelli, nel loro edificio del Corso, all’angolo con Piazza XXV Aprile.

Dietro le insegne del cinema aAnteo si leggono ancora la bassa struttura in laterizio di epoca fascista lungo la Via Milazzo (foto Milanoalquadrato)
Nel 1937, in piena era fascista, i lavori di valorizzazione dell’edificio sacro vengono ripresi dall’arch. Gerla, ma stavolta per perpetrare una vera e propria mutilazione del grande chiostro per la costruzione dell’edificio d’angolo tra Via Milazzo e i Bastioni di Porta Nuova, la sede “D’Annunzio” di un gruppo fascista rionale. Si trattava di una serie di corpi adibiti nel dopoguerra, per il corpo più alto con l’angolo smussato, a scuola artistica ( oggi sede dell’ampliamento del nuovo cinema Anteo), a comando di zona dei Vigili per il corpo sulla piazza e a cinema (il più vecchio Anteo), ospitato nell’adiacente corpo basso su Via Milazzo, ricavato in una serie di cisterne di raccolta dell’acqua.
Lungo l’ala dei chiostri sulla Via Milazzo si insedierà dalla seconda metà del XX sec. la scuola Montessori.

Il chiostro d’estate ospita il cinema all’aperto (foto di Robert Ribaudo)
Chiostri dove noi ragazzi degli anni ’70, che frequentavamo l’oratorio, soprattutto per dare due calci ad un pallone, ricordiamo ancora gli scialbi affreschi, poco protetti e rovinati dalle intemperie. Oggi la chiesa, soprattutto la notte, non è più isolata, ma illuminata dalle luci della movida milanese!