Sophore, le stelle di giugno
Conoscete le Sophore che abitano la città?
Non vi vogliamo anticipare nulla, perchè desideriamo lasciare la parola all’autrice di questo post, la nostra cara amica Marina Beretta: spinta da passioni e curiosità che spaziano in molti interessantissimi ambiti, Marina ha molte storie da raccontare, a voce e per scritto. In particolare ha scelto di esordire sul blog invitandoci a seguire il suo sguardo e la sua perizia in tema di botanica… a Milano! Se infatti pensando a erbe, piante e alberi è facile immaginare un contesto extraurbano, l’esperienza di Marina ci guida a conoscere invece il verde che popola la città, con annotazioni affascinanti e incuriosenti e con immagini che invitano il lettore a visitare i luoghi descritti. Dal vivo… o con la fantasia! Diamo quindi il benvenuto a Marina e al suo primo articolo!

Una giovane Sophora in Via Solari
Diceva Umberto Saba che a Milano, invece di stelle, ogni sera s’accendono parole.

Un altro esemplare in Via Zumbini 7
Non se ne abbiano a male gli astri siderali di questa prevaricazione del dialogo e del pensiero, perché tra giugno e luglio possono trovare riscatto nello spettacolo della fioritura delle Sophore, miriadi di fiorellini che, come altrettante stelle, si illuminano su imponenti alberi sparsi un po’ ovunque in città.

Un particolare di questa pianta in Via Zumbini 4
Si chiama Sophora japonica, è originaria della Cina e per molta parte dell’anno è un albero ornamentale, dall’ampia chioma che ricorda una capigliatura un po’ arruffata. Il portamento varia a seconda dell’età, ma al colpo d’occhio si riconosce una pianta sbarazzina, un po’ irriverente, che gioca con le sue forme e tende a confondere i meno esperti.
Prima di fiorire si esibisce in ciuffi di foglie scarmigliati, simili a nuvole vaporose appoggiate su rami dal legno corrugato, puntualmente scuro. All’inizio dell’estate appaiono sottili ramificazioni che si protendono oltre il fogliame come un “verdericamo” di trina sottilissima.
È questo il momento in cui si aspetta giorno dopo giorno con il fiato sospeso che accada l’inevitabile, che il cielo di Milano si riempia di questo spettacolo pirotecnico. È questo il periodo in cui puntualmente torno a emozionarmi.
La Sophora accompagna le giornate di inizio estate già calde ma non afose, sprigiona allegria e spensieratezza; è la cicala degli alberi, che lascia da parte ogni saggezza per darsi alla pazza gioia. Fa festa, si diverte e seduce. E non solo. La specie japonica, che si incontra qua e là nei parchi in formazione di due o tre piante, è perfetta per giocare a nascondino. I lunghi rami penduli, che spesso toccano terra, possono essere un rifugio sicuro, una piccola pagoda di rami intrecciati in forme che non direste possibili per il rigido legno.
Come può il comune mortale, poco esperto di botanica, capire di essersi imbattuto in una Sophora senza doversi fermare a verificare che abbia foglioline imparipennate, disposte a gruppi di 13, 15, 17 su lunghi steli, ovali e con margine liscio, eccetera eccetera? È più facile di quel che si pensi.
Se siete abituati a guardarvi intorno alzando lo sguardo, non può sfuggirvi il colpo d’occhio dei fiori bianco crema dai riflessi verdolini e sfumature rosa, radunati in formazioni che la botanica chiama “infiorescenze a pannocchia”, ma che visti nel loro insieme sulla massa verde della chioma sembrano stelle, migliaia di stelle che si stagliano sul cielo e inebriano la vista. È davvero inconfondibile, la Sophora fiorita.
Se invece camminate più volentieri a testa bassa, assorti nei vostri pensieri, vi potreste imbattere in un tappeto uniforme giallo tenue, il colore dell’uovo sbattuto che preparava la nonna e che non era pronto fintanto che non raggiungeva quella specifica tonalità; allora alzate gli occhi, perché state passando sotto una Sophora.
A quel punto annusate il profumo dei fiori melliferi, che attirerebbero molte api se la città volesse tornare a ospitarle, e godetevi lo spettacolo.
(Tutte le foto sono di Marina Beretta)