Un viaggio fra i castelli viscontei (e sforzeschi) in Lombardia
Abbiamo più volte affrontato il passato di Milano, della Lombardia e di parte della Svizzera mettendo come minimo denominatore la casata viscontea, e poi sforzesca, che ha detenuto un territorio vastissimo per circa due secoli. Un paio di centinaia di anni che in termini assoluti non sono molti, ma che sono stati capaci invece di lasciare grandi e profonde tracce nel paesaggio e nel costruito più antico.
La più importante e riconoscibile di queste tracce è la rete castellana che ancora oggi è ben visibile in una macro-regione che dal novarese si estende fino all’Adda e che dalla “bassa pianura” arriva su fino alle Alpi svizzere.

L’espansione dei Visconti tra il XIII e il XV sec., in particolare si fissi l’attenzione sui possedimenti di Gian Galeazzo. (immagine Skiragrandimostre.it)
Ma vediamo in una veloce disamina come era organizzata questa rete difensiva. Innanzitutto iniziamo col dire che era detenuta non solo dai Visconti, ma anche da alcuni rami nobiliari a essi imparentati. Questa parte dell’aristocrazia lombarda fu in forza di questo legame comitale, protagonista delle vicende politico-istituzionali dell’Italia del Nord che dal XIV sec. arriva fino alla fine del XV, e in alcune zone anche oltre. Naturalmente una serie di ingegneri militari e alcune maestranze artistiche, spesso di scuola solariana, giravano questa macroregione per puntellare il territorio di queste opere difensive, lasciando un’impronta stilistica comune anche a molte centinaia di chilometri di distanza.
In tutto sono circa una trentina, senza contare le dimore gentilizie o le case fortificate della nobiltà alleata, che prosperò grazie alla sua fedeltà nel servire in battaglia o con le ambascerie diplomatiche per tutto lo Stivale italico.

La copertina della pubblicazione del progetto dei Castelli del Ducato
Si possono spesso ancora oggi visitare nella quasi totalità, più facilmente dividendoli in percorsi ragionati, così come propone ad esempio il progetto castelli del Ducato, in base alla contiguità areale o alle affinità politico-amministrative che rivestivano.
Allora iniziamo coll’illustrare questo ideale itinerario storico, partendo dal cuore del Ducato, partendo cioè proprio dal Castello Sforzesco di Milano, di cui abbiamo già parlato in qualche nostro intervento passato.

Vista dall’alto del Castello sforzesco di Milano
Da qui si diramava una rete castellana di rocche, case-fortezze, ville fortificate che garantivano sicurezza, stabilità e prosperità ad un ducato che si poneva a servizio e sotto la protezione di un più vasto sistema che si rifaceva agli inperatori d’oltralpe del Sacro Romano Impero.
A ridosso della città, i Visconti approfittarono ben presto oltre che delle antiche vie di comunicazione, anche del ricco sistema di canali naturali e artificiali che si irroravano per la pianura, usandoli anche come collegamento tra le fortezze che punteggiavano la pianura. E’ il caso ad esempio dei castelli di Cusago, Abbiategrasso, Bereguardo, Pavia e Binasco.

Vista del castello di Pavia (foto di Marino Nadia)
Poi ve ne era una serie, legata allo svago preferito, durante i periodi di pace, della nobiltà guerriera, che permetteva anche di mettere in risalto le doti cavalleresche e di opportunità conviviale, cioè l’arte venatoria. Infatti pur conservando un aspetto militaresco, erano ubicate e organizzate in prossimità di boschi e di siti frequentati per le battute alla selvaggina, di cui era allora ricca la pianura lombarda. Stiamo parlando ad esempio dei castelli all’interno delle tenute di caccia di Gambolò, Vigevano, Cassolnovo.

Particolare delle scuderie del castello di Vigevano (foto di Marino Nadia)
Nell’ambito delle politiche di alleanze e di alcuni rami familiari più riottosi degli stessi Visconti, spesso le aspre zone del nord Milano, verso Varese, soprattutto tra la valle del Seprio, dell’Olona e del Ticino, o tra il Lago Maggiore e il Lago d’Orta, sono state caratterizzate da fortezze più volte teatro di scontri, o da avamposti importanti per consolidare le difese intorno a Milano. E’ per questo che il Ducato ha sempre tenuto in gran conto complessi castellani come Somma Lombardo, Cassano Magnago, Fagnano Olona, Cislago, Jerago con Orago, Albizzate, Castelletto sopra Ticino, Angera, Invorio, Massino Visconti.

Rocca di Angera- Particolare della Sala di Giustizia (foto BAMS/Rodella trata da LBC)
Anche l’area tra la Brianza e Varese, segue in certo qual modo un discorso analogo al precedente, anche se qui spesso il legame alla terra e all’economia rurale di alcune famiglie nobili vicine ai Visconti è più connotato. La loro alleanza spesso era ripagata con sgravi fiscali e con alcune rendite di posizione su tutti i traffici della zona. I nomi erano, a voler fare solo pochi esempi, quelli dei Crivelli, solidamente attestati attorno a Nerviano e Parabiago; dei Castiglioni (Castiglione Olona e vicinanze); dei Pusterla (Tradate); dei Porro (Lentate). E ancora dei Parravicini, degli Alciati, dei Carcano, dei Giussani, dei Grassi e degli Airoldi (nell’area brianzola). In questo quadrante su tutti spiccano le architetture castellate di Azzate e Besozzo.

Vista sulla Collegiata 400ntesca di Castiglione Olona (foto di Leoni Marco)
Un “ducato” nel Ducato era rappresentato dai feudi dei Castiglione. Quella dei Castiglioni è una delle più antiche famiglie milanesi. Fin dal Quattrocento la memoria dei più importanti membri del casato era celebrata nelle gallerie di ritratti che decoravano i palazzi di Milano e le residenze di Castiglione Olona. I vari membri della parentela si distinsero come alti prelati (abati, vescovi e cardinali), giuristi, mercanti, commercianti, banchieri, cancellieri, segretari e consiglieri ducali. Furono impegnati nel mestiere delle armi e divennero stimati uomini di lettere, la loro fama raggiunse le Fiandre e l’Ungheria contribuendo ai vivaci scambi culturali del mondo rinascimentale, tanto da attrarre artisti del calibro di Masolino da Panicale fin dentro un piccolo ma ricco borgo.

Affresco nel Battistero nel Museo della Collegiata di Castglione Olona- Masolino da Panicale
Rami del casato si stanziarono a Bari e a Mantova; da quest’ultimo nacque il celebre Baldassarre, autore de Il cortegiano, testo simbolo del Rinascimento italiano. Se in Milano i Castiglioni avevano il loro quartiere generale attorno all’attuale piazza della Scala, poco distante dalle vecchie case dei Torriani, nel contado la base geografica del loro potere corrispondeva in parte a quella del corso dell’Olona. Il centro di questo dominio è l’avito borgo di Castiglione, ma il territorio controllato dalla consorteria si estendeva oltre la vallata. E’ per questo che fortilizi di rilievo, a servizio dei Visconti, sono a Varese, Masnago, Venegono Superiore, Tradate, oltre che a Castiglione naturalmente.

Castello Castglioni Mantegazza (VA)- Vista dall’alto
La parte più a Ovest del Ducato, quella sorta di zona cuscinetto che divideva i Visconti dal principato dei Savoia, era rappresentato dalla parte più occidentale del novarese, nell’area compresa tra Ticino e Agogna. Qui il paesaggio era letteralmente punteggiato da rocche, castrum, anche di antichissima origine. Ma qui ci preme segnalare quelli con le parti viscontee ancora intatte e consistenti come quello d’Agogna, Novara stessa, Galliate, Caltignaga, Fontaneto, Divignano e Oleggio.
One Trackback
[…] Abbiamo già visto nel nostro scorso intervento come i Visconti e gli Sforza avessero costruito un v… che ancora oggi è ben visibile in una macro-regione che dal novarese si estende fino all’Adda e che dalla “bassa pianura” arriva su fino alle Alpi svizzere, dove i passi furono a lungo presidiati dall’invasione delle truppe svizzere. […]