Il Refettorio Ambrosiano e “stellato” di Massimo Bottura
Tutto comincia da un docu-film, trovato per caso tra le proposte di Netflix. “Theater of Life” è il titolo di quest’opera. Gli “attori principali”? Massimo Bottura e Davide Rampello: il primo chef pluri-premiato (tre stelle Michelin); il secondo regista e direttore artistico. Ma questo non è un film come gli altri. È la messa in scena di un progetto grandioso, benefico, ambizioso nella sua complessità. È il documento visivo della creazione del Refettorio Ambrosiano, una mensa di quartiere dedicata alle persone realmente meno fortunate, senza lavoro, senza casa, migranti… Il pensiero geniale di ridare forma, vita, gusto ai cibi in esubero provenienti dall’Expo 2015. All’epoca non se ne è parlato poi così diffusamente ma in occasione dell’evento culinario
Identità Golose 2018 (chiuso da poco) l’argomento è tornato alla ribalta per annunciare l’apertura di un nuovo refettorio a Parigi, nella cripta della Chiesa della Madeleine, dopo le sedi di Rio de Janeiro e Londra. Un progetto che mi piace e ci piace molto: organizzare all’interno degli spazi del Refettorio un programma di sei mesi, in cui verranno coinvolti alcuni tra i migliori chef del mondo, che creeranno e prepareranno dei piatti a partire da ingredienti eccedenti e di scarto. Le leggi del Refettorio: dare valore alle idee sviluppate dagli chef, all’ospitalità, alla bellezza delle mura che ci ospitano. Un esempio per le altre città, se
vogliamo… “Il pane è oro per tante persone, soprattutto quello del giorno
prima” dice Bottura. Non era la celebrazione di uno chef ma il desidero di cucinare per persone che non lo conoscessero, di trasformare materie prime semplici in grandi piatti. Il primo passo era individuare una location adatta e possibili appoggi e supporti presso la Caritas e il Vaticano, nella persona del Cardinale di Milano. L’ex teatro degli anni ’30 , inattivo da molti anni, in zona Greco, diventa il “Teatro della Vita”. Al progetto aderiscono in tanti, tra i quali molti artisti della trans-avanguardia e
designer, per costruire il Refettorio del 21°secolo. In cucina si alternano, nei 6 mesi di lavoro, molti amici di Bottura: Alain Ducasse, Ferran Andrià, René Redzepi, Viviana Varese, Gaston Acurio, Alex Atala, Mauro Colagreco, Daniel Humm, Cristina Bowerman, Yoshiro Narisawa, Joan Roca… e molti altri. Non un palcoscenico ma un’esperienza umana di raro spessore. Ferran Andrià non entrava in una cucina da ben 4 anni ma lo ha fatto per mettere il suo talento e la sua creatività al servizio della comunità, cucinando un
fantastico ragù. I posti disponibili erano per 90 anime… alle quali sono stati
offerti pasti caldi, curati… sono stati accolti a braccia aperte, sono stati ascoltati, alcuni hanno anche avuto una seconda possibilità di rivincita nella vita. Nel docu-film emerge la necessità di riciclare, lottare contro lo spreco,
nutrire con piatti e buoni sentimenti, regalare un momento felice, di pace e piacere. “La cucina del futuro non deve essere per una piccola èlite di persone con grandi possibilità… meno estetica, più etica” si declama nel documentario. Come non essere d’accordo. E fuori da questo straordinario “Theater of Life” l’insegna luminosa che raccoglie e riassume lo spirito di
questo progetto: NO MORE EXCUSES.
©refettorioambrosiano