Il Trebbo poetico: cantastorie di una volta rivivono attraverso i festival della poesia

Oggi voglio raccontarvi di una tradizione che viene da lontano, anzi dalla vicina Emilia Romagna, ma da un passato che sa di Italia contadina, ancora legata ad un cosmo che non va al di là dei propri campi, quando ancora non c’era la televisione.

Qualcosa che sta a metà tra un interno di un film di Ettore Scola e un racconto di Cesare Pavese. Questa usanza nelle terre della bassa emiliana era noto come “trebbo” o in dialetto trebb che significa “ritrovo, raduno, veglia” , e faceva parte della” seconda serata”, quando i bambini venivano messi a letto. Era un modo schietto e genuino per rinfrancare l’animo dei più grandi, sfiancati dalla fatica nei campi: uomini e donne, di una famiglia allargata o magari abitanti di uno stesso cascinale, si radunavano allo stesso tavolo ed iniziavano a raccontare fatti e pettegolezzi.

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Alcune volte il capofamiglia invitava un cantastorie, che diveniva lui stesso il vero protagonista del trebbo. Allora i presenti rimanevano tutti all’ascolto delle immaginifiche storie da lui raccontate, magari che venivano da lontano e che avevano camminato sulle spalle di questi poeti itineranti. Ben presto questa usanza lasciò le case contadine per trasferirsi direttamente sull’aia e nelle piazze, soprattutto quando il clima lo permetteva. «Oggi del Trebbo poetico resta solo il ricordo, ma è un ricordo vivo e verde nella memoria di chi lo ha seguito, vissuto o conosciuto. Erano serate indimenticabili, dove la poesia palpitava e legava insieme un folto uditorio, il più vario possibile. In quelle piazze c’era il meglio di noi stessi e in questa consapevolezza il Trebbo ci giunge ancora oggi carico di suggestioni e con intatto il fascino della meraviglia, dell’incanto poetico».

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Così ci raccontava chi si fece carico di tramandare oltre lo scorso secolo questa tradizione antica, Walter Della Monica, che insieme all’attore Antonio (“Toni”) Comello, rivitalizzò per una breve stagione del dopoguerra, alle soglie del boom economico, il messaggio e i valori della poesia. La seconda vita del trebbo nacque così a Cervia come Trebbo poetico, per caso, in un campeggio, un luogo dove si poteva immaginare che potesse accadere di tutto, e dove la gente era ed è più portata a stare insieme, a scambiarsi idee e a passare la serata in una più promiscua convivialità. I due animatori di quelle serate, alla metà degli anni ’50 dello scorso secolo, lanciarono la sfida, ardua da concepire oggi, per sperimentare «fino a che punto la poesia fosse ancora viva nel cuore della gente». Il programma del Trebbo poetico prevedeva un discorso iniziale, in cui Della Monica o Comello spiegavano il significato delle poesie in programma (il pubblico del Trebbo era di varia estrazione sociale e culturale).

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Seguiva una prima parte, dedicata alla lettura di poesie del passato (da Dante a Giovanni Pascoli), e una seconda parte, dedicata alla lettura di testi di poeti contemporanei, come Ungaretti. L’iniziativa riscosse subito uno straordinario eco, tanto che i due ideatori riuscirono a riproporla in tutte le regioni d’Italia. Diversi eventi di questo genere furono organizzate anche all’estero, nei paesi in cui era rilevante la presenza di immigrati italiani. Il successo di questi primi due trebbi portò alla loro moltiplicazione; nel solo ’56 se ne contarono diciannove nella Romagna. Ma i trebbi uscirono presto anche dai confini nazionali grazie all’incentivo dell’E.N.A.L., struttura turistica che capì subito il vantaggio pubblicitario di tale manifestazione.

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Nel 1957 vennero organizzati assieme agli Istituti italiani di cultura, una serie di trebbi per i minatori italiani: Stoccarda, Ludwigsburg, Monaco di Baviera e nel 1959 in varie città dei Paesi Bassi.
La storia del Trebbo poetico terminò nel 1960, quando il sodalizio tra Comello e Della Monica si sciolse.

Ma ormai l’idea si era radicata in alcune altre città del Nord Italia: a Milano, Toni Comello, originario di Mogliano Veneto, aveva fondato nel 1965, il Centro di lavoro teatrale “Il Trebbo”, Albissola continua questa attività, rilanciandola dal 2010 grazie all’entusiasmo di Simona Poggi, che anima la stagione turistica della cittadina ligure. Da qualche anno, tra i protagonisti di quest’ultima manifestazione c’è anche un nostra vecchia conoscenza, Alessandro Sorrentino, che ci dedica spesso le sue letture, in occasione delle festività natalizie.

Alessandro Sorrentino declama in un Trebbo poetico

Alessandro Sorrentino declama in un Trebbo poetico

E’ sua l’idea di riportare il trebbo nei luoghi dove è nato, cioè nelle campagne. In un piccolo comune dell’abbiatense, Rosate, a pochi chilometri dall’abbazia di Morimondo, ha proposto a Carlo Tarantola, Presidente del Club Amici di Rosate, e ai suoi collaboratori, l’importanza del Trebbo, i quali, hanno accolto con grande entusiasmo l’idea. Quest’anno la serata sarà dedicata ad alcune letture tratte dall’opera di Giacomo Leopardi, un poeta capace di regalarci brani squisitamente delicati e molto realisti nella descrizione della vita quotidiana dei suoi tempi, ma ancora di potentissima attualità.

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Non mi resta allora che invitarvi a riscoprire il piacere di leggere e ascoltare poesia, così come si faceva una volta, con questo particolare appuntamento, sabato 24 marzo, a Rosate, a pochi chilometri dalla nostra caotica metropoli.

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  1. […] Desideriamo porgere i migliori auguri di Buona Pasqua, con una profonda riflessione portataci dal nostro cantastorie Alessandro Sorrentino. […]

  2. […] gli auguri a tutti i lettori di Milano al Quadrato con questo omaggio del nostro amico declamatore Alessandro Sorrentino. Con questo suo contributo, che arriva da lontano, ci invita a riflettere sui valori del Natale, […]

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