La vera storia della ragazza ebrea scampata al lager. Grazie a Göring.
È una storia autentica, perché vero è il fatto che fu Göring a salvare la giovane ebrea di Praga Hanka Weissenstein dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti. È un onore poter raccontare la sua vicenda proprio nel Giorno della Memoria, grazie alla testimonianza della figlia Monica che con passione mi ha parlato della vita avventurosa della madre.
Nata nel 1919 e cresciuta a Praga, Hanka è una vitale e affascinante ragazza ebrea che vive in seno a una famiglia molto unita. Nel 1939 sposa il primo marito Hans Schön, un regista: una sera bussa alla loro porta un amico che fa parte della polizia segreta Gestapo. Questi rivela ad Hans di aver intercettato un documento redatto da un suo cognato nazista, che aveva denunciato Hanka – ebrea – e il marito. L’avventura inizia così. Per non essere arrestata, la ragazza si fa rilasciare un certificato medico che richiede cure specifiche a cui sottoporsi per un breve periodo in Italia. Col marito e con documenti che riportano nomi falsi si appresta a partire sperando di poter convincere anche la sua famiglia, ma per non lasciare l’azienda chimica di loro proprietà, i suoi non la seguono. In treno Hanka e Hans non trovano posto a sedere: c’è un unico scompartimento mezzo libero, con un solo passeggero, scortato però dalla polizia tedesca. Questi li invita a entrare e i due non possono rifiutarsi. Sia lo sconosciuto sia i giovani sposi non rivelano le proprie identità, ma durante il viaggio la confidenza aumenta.
“Fidatevi di me”, disse Göring
Così il tizio racconta di essere Göring. Ma… Albert Göring, fratello del più famoso Hermann che ebbe ruoli determinanti nel direttivo del Terzo Reich e fu tra gli ideatori dei campi di concentramento.

Hermann Göring che ideò i campi di sterminio
L’uomo invita la coppia ad affidarsi a lui (avendo scoperto la verità sulle origini di Hanka), insistendo sul fatto che ha già utilizzato la sua influenza per mettere in salvo molti ebrei, così da rimediare in qualche modo agli abusi e alla brutalità del nazismo. Scopre inoltre che i documenti dei due sono scaduti: così li porta con sé a Berlino, proprio nel quartier generale della Gestapo! Ma la sua promessa diventa concreta e riesce poi a farli arrivare in Italia, con non poche peripezie.

Un’immagine di Albert Göring
Questo, e molto altro ancora, raccontato in un libro
Di queste avventure accennerò più sotto, ma mi preme dirvi che le vicende di Hanka Weissenstein sono state ben raccontate in un libro di cui suggerisco a tutti la lettura: redatto da Graziano Guiotto – giornalista che a lungo aveva intervistato la donna per poterne scrivere l’avventurosa biografia – ha per titolo “Scampata al lager – “Devo la vita a Göring” – Fuga, avventure, amori di Hanka Weissenstein, pubblicato da Curti Editore.

La copertina della biografia scritta da Graziano Guiotto
Il rapporto tra la donna e Göring non ebbe fine allora, perché si tennero in contatto e durante gli anni trascorsi da Hanka a Buenos Aires col secondo marito, Juan Jorge Meyne, socio di László József Bíró, inventore della famosa penna, Albert ebbe modo di farle visita. Come lui in effetti molti altri tedeschi si erano rifugiati in Sudamerica: nonostante le sue buone azioni, il suo cognome lo comprometteva. Le sue imprese umanitarie non gli impedirono dapprima di essere processato a Norimberga ma di venire poi rilasciato grazie alla testimonianza di persone che aveva aiutato. In seguito però visse in Germania con una modesta pensione, senza che le sue attività fossero del tutto riconosciute. Su Wikipedia ho letto che alla richiesta di onorare quest’uomo nel toccante memoriale Yad Vashem a Gerusalemme, si scelse di non includerlo tra i Giusti fra le Nazioni, giustificando il fatto che non vi fossero prove sufficienti, ovvero fonti primarie, a testimoniare i rischi corsi per salvare gli ebrei dalla deportazione. Io mi rendo conto di essere l’ultima persona degna di offrire tale testimonianza, ma mi fa piacere poter diffondere quella di Hanka, autentica e degnissima, nella speranza che sia in qualche modo reso onore alle azioni utilissime per molti, di Albert Göring.
E cosa successe poi ad Hanka?
Le parole tanto calde quanto entusiastiche della figlia Monica mi hanno davvero colpita: la vita di sua madre, salvata dai campi di sterminio, ha poi avuto un’evoluzione molto più che avventurosa e rocambolesca!

Una foto di Hanka Weissenstein a Venezia
Decise di partire per l’Argentina, ma poichè la nave che avrebbe dovuto prendere insieme al marito da Genova non sarebbe partita, si trasferì a Nizza. Qui una notte, non riuscendo a dormire, si era recata nel casinò dove si era giocata tutto il denaro datole dai genitori… che aveva perso quasi interamente. Raggiunta dal consorte, aveva deciso di puntare tutto quel che le restava sul numero 11 della roulette… ed era uscito proprio quel numero!!! Non bastandole però quella cifra, era stata ancora aiutata economicamente da Albert Göring. In Argentina ebbe modo di conoscere, grazie al secondo marito fondatore del Freie Deutsche Bühne, il Libero Teatro Tedesco di Buenos Aires, tanti attori famosissimi di Hollywood, poi ebbe occasione di prendere il tè con Evita Peron e col marito, in seguito decise di viaggiare per tutta l’Europa dopo la guerra, e lo fece su una lussuosa auto diplomatica (perché il coniuge intanto era entrato nel corpo diplomatico) e in Cecoslovacchia fece la triste scoperta che la sua intera famiglia era stata sterminata… un dolore che avrebbe portato con sé per sempre.

Evita Peron con cui Hanka Weissenstein ebbe occasione di prendere il tè!

Una foto di Hanka Weissenstein
Al suo fianco poi ebbe un terzo e infine un quarto marito, dal quale ebbe la figlia Monica, restando in buoni rapporti con tutti. Sono contenta di aver conosciuto la sua storia e di aver scoperto delle persone, come Hanka, che hanno avuto una nuova possibilità di vita grazie al “fratello buono” di Göring, un uomo che ebbe il coraggio di porsi e di reagire all’orrore della politica nazista nonostante fosse il parente prossimo di una delle più feroci belve della dittatura. E mi fa piacere che oggi molti come me ne conoscano la vicenda e ne restino colpiti, perchè come diceva Alfred de Musset : “Non tutti gli uomini sono capaci di grandi cose, ma tutti sono sensibili alle grandi cose.“

Una foto di Hanka Weissenstein
In copertina: una foto di Hanka Weissenstein