Vivere in villa nell’Ottocento: Villa Carlotta, sulle sponde del lago di Como
Esiste in Lombardia un luogo d’incanto, dove si sposa natura, cultura e arte in un solo luogo: è Villa Carlotta, a Tremezzina – Località Tremezzo (CO).
Non è tanto distante da Milano, anche se la Statale Regina per arrivarci da Como, in auto, non è comodissima.

La posizione della Villa Carlotta a Tremezzo, a metà del lago, in fronte alla punta di Bellagio
Ma il percorso è davvero unico per il panorama sul lago e lungo le sue sponde. Ci si può arrivare anche in battello da Varenna o Como. Si tratta di un’area vasta 70.000 mq tra giardini e strutture museali, in una conca naturale, tra lago e montagne.

la scalinata d’ingresso alla villa (foto di Robert Ribaudo)
Ma vediamo come nacque questo capolavoro dell’ambiente lacustre. Fu il marchese Giorgio II Clerici, residente a Milano presso il magnifico palazzo ancora esistente in Via Clerici, a fare edificare alla fine del XVII sec. la dimora, imponente ma sobria, circondata da un giardino all’italiana, di fronte allo scenario delle Grigne e proprio in fronte alla punta di Bellagio, altro luogo prestigioso e ingentilito nei due secoli successivi, da ricche ville della nobiltà milanese.
Con Gian Battista Sommariva, il successivo proprietario, che acquisì la proprietà nell’Ottocento, la villa toccò il sommo dello splendore, arricchendosi di opere d’arte e capolavori. Inoltre, volle che parte del giardino fosse trasformato in uno straordinario parco romantico. Era stata sua volontà, da subito, rivaleggiare, anche politicamente, coi suoi dirimpettai, i Melzi d’Eril di Bellagio.

La vista del lago dal parco della villa Carlotta: sull’altra sponda, in centro, campeggia l’ampio edificio chiaro della villa Melzi d’Eril a Bellagio (foto di Robert Ribaudo).
Oggi il parco di villa Carlotta è celeberrimo per la fioritura primaverile dei rododendri e delle azalee in oltre 150 varietà. Ma ogni periodo dell’anno è adatto per una visita: antichi esemplari di camelie, cedri e sequoie secolari, platani immensi e essenze esotiche si propongono ai visitatori in un alternarsi di ambientazioni create nei secoli dagli architetti dei giardini. Ci troviamo davanti una distesa di circa 8 ettari, destinati all’Orto Botanico: è luogo di grande fascino, non solo per la posizione panoramica particolarmente felice, ma anche per l’armonica convivenza di stili e la ricchezza di essenze.

Uno scorcio del parco (foto di Robert Ribaudo)
Dell’età seicentesca resta l’ampio giardino all’italiana con alte siepi a taglio geometrico, parapetti a balaustrate, statue e giochi d’acqua. Questa fu la zona del giardino che il celebre scrittore francese Gustave Flaubert, durante il suo soggiorno sul lago di Como nella primavera del 1845 apprezzò più di ogni altro con la sua “scalinata di pietra che scende fino nell’acqua per imbarcarsi, i grandi alberi, le rose che spuntano su una fontana”. Qui vi sono anche fontane e una peschiera.

Un angolo del giardino all’italiana(foto di Robert Ribaudo)
Del periodo romantico è ancora percepibile la struttura del giardino all’inglese, ricco di alberi pregiati di proporzioni eccezionali e di scorci di grande suggestione. Si hanno qui infatti sorprendenti prospettive scenografiche realizzate esclusivamente con materiale vegetale. Quest’ampia zona di parco infatti, si presenta ancora nell’antica struttura ottocentesca con il viale centrale e i grandi platani già celebrati da Stendhal. Qui è collocata anche la fontana dei nani, gustosa costruzione in gusto baroccheggiante fatta a scalette e cascatelle, scenograficamente concentrate in pochi metri di ripido pendio.

Uno scorcio da uno dei terrazzamenti (foto di Robert Ribaudo)
Alla fine del XIX secolo risale invece la grande architettura vegetale delle imponenti masse di rododendri, azalee e di specie rare.
Vi è inoltre un autentico “teatro di verzura” in senso moderno, il giardino di bambù di oltre 3000 metri quadri ispirati ai principi e alle tecniche dell’arte dei giardini giapponesi.

L’accesso con porta al giardino giapponese, ricco di bambù (foto di Robert Ribaudo)
E inoltre, la valle delle felci, ricca di piante esotiche come le grandi felci arborescenti e palmiformi originarie dell’Australia; il giardino roccioso, dove, nella zona più ad est, tra ampie nicchie scavate nel terreno scosceso e separate fra loro mediante rocce e sassi, è ospitato un considerevole gruppo di piante grasse, con specie provenienti da una quindicina di generi diversi, che vengono qui sistemate nella buona stagione e ritirate poi in serra con i primi freddi.

Uno scorcio dell’area con le piante grasse (foto di Robert Ribaudo)
Al fine di non smarrire la memoria storica delle tecniche agricole e di giardinaggio del passato, presso le serre di villa Carlotta è stato inoltre aperto al pubblico un deposito di antichi attrezzi agricoli, utilizzando parte della struttura in legno delle limonaie. Nell’edificio sono esposti, a fini didattici, vecchi utensili e strumenti un tempo utilizzati dai giardinieri della villa: fra gli altri tinozze, brente, carriole, una pompa antincendio, torchi e tini per la produzione del vino e uno smielatore.

L’edificio della vecchia limonaia, destinato a museo degli attrezzi agricoli (foto di Robert Ribaudo)
In ultimo nell’antica serra è stata realizzato un gradevole spazio, adibito a caffetteria, con vista lago.
All’edificio museale si accede da una scalinata, che ci introduce ad un terrazza sul lago. Da un vestibolo si entra così ad ampie sale. Qui si possono ammirare le citate collezioni di Giambattista Sommariva. Fu lui che arricchì gli interni con i capolavori del Canova e del suo celebre atelier (Palamede, Amore e Psiche, Tersicore, La Maddalena Penitente), di Thorvaldsen con il suo monumentale fregio L’ingresso di Alessandro Magno a Babilonia e di Hayez con l’Ultimo addio di Romeo e Giulietta, icona della pittura romantica italiana.

La versione di Giulietta e Romeo di Hayez conservata a Villa Carlotta (foto di Robert Ribaudo)
Gli arredi distribuiti lungo il percorso museale sono provenienti spesso da Palazzo Reale di Milano, per salvarli dalle intemperie dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, che ne avevano reso le strutture pericolanti e spesso a cielo aperto. Uno di questi “traslochi” riguarda il ciclo di affreschi, staccati per l’occasione, che riguarda L’apoteosi di Napoleone di Andrea Appiani. Furono collocati su soffitto e pareti della sala di Amore e Psiche: sono quanto resta del ciclo che decorava dal 1808 la sala del trono del Palazzo Reale di Milano. Sul grande medaglione ottagonale è rappresentata l’Apoteosi di Napoleone, dove l’imperatore è ritratto su di un imponente trono, sostenuto da quattro vittorie alate e circondato dai segni zodiacali e dalle Ore. In questa sala è anche esposto un pregiato cassettone neoclassico, proveniente ancora dal Palazzo Reale di Milano.

Una sala con una serie di arredi dell’epoca (foto di Robert Ribaudo)
Un’altra esposizione interessante è quella dei Cammei, una rarissima collezione in gesso, oltre 470 calchi, eseguita intorno al 1830 dall’incisore romano Giovanni Liberotti. La raccolta, infatti, riproduce in miniatura i capolavori dei musei all’epoca più noti, partendo dai Musei Vaticani e Capitolini di Roma per giungere alle Gallerie di Firenze, Napoli e Parigi, comprendendo anche Villa Sommariva, oggi villa Carlotta, che evidentemente all’epoca costituiva uno dei luoghi di maggior richiamo artistico e culturale di tutta Italia.

Scultura tra le teche dei cammei (foto di Robert Ribaudo)
Proseguendo nella visita, al secondo piano, il registro è totalmente differente. Infatti è il frutto del gusto della nuova proprietaria, Carlotta di Nassau (da cui prende il nome la villa) che la ereditò in occasione delle sue nozze con Giorgio II, granduca di Sachsen-Meiningen. Al secondo piano della villa ancora oggi sono collocati mobili, oggetti, dipinti, decorazioni pittoriche, tutte tracce del gusto dell’abitare in villa dei due coniugi.

Il grande corridoio del secondo piano (foto di Robert Ribaudo)
Insomma, spero che qualcosa abbia attratto la vostra attenzione e curiosità perché il luogo merita una visita Per le aperture, orari e info consultate il sito.

Uno dei magnifici soffitti lignei al secondo piano (foto di Robert Ribaudo)