Rossini. Dalle sette note alla cucina, secoli di capolavori gourmet!

“Lo stomaco è il maestro di musica che infrena e sprona la grande orchestra delle grandi passioni; lo stomaco vuoto suona il fagotto del livore e il flauto dell’invidia; lo stomaco pieno batte il sistro del piacere e il tamburo della gioia”. Queste sono le parole di Gioacchino Rossini che celebrano il felice sodalizio tra musica e cibo. Nella sua “seconda vita” parigina, il compositore di Pesaro si dedicò anche alla gastronomia e alla mondanità, diventando il “principe dei gastronomi” ed elaborando svariati piatti.

220px-Composer_Rossini_G_1865_by_CarjatNon molto tempo fa ho avuto modo di acquistare e leggere un libro davvero curioso: “Rossini, la musica del cibo” dell’autrice Ketty Magni.  Un ideale viaggio tra il pentagramma e le gioie della buona tavola nel quale ho scoperto che Gioacchino Rossini (e non solo) non era solo un grandissimo compositore, ma anche un cultore della buona cucina e un valido cuoco. Di Rossini si racconta anche che prendesse lezioni dal famoso chef Carême che ideò per lui, tra i tanti capolavori, un pasticcio di cacciagione,  e a cui egli rispose dedicandogli un brano musicale.

I piatti definiti “alla Rossini” sono circa un centinaio e tra questi sono compresi anche quelli dedicatigli nel secolo scorso ricordando alcune sue opere: “pasticcini alla Figaro” o la “torta alla Guglielmo Tell”. Si dice anche che fin da bambino tenesse molto a fare il chierichetto, ma… per il solo motivo di bere qualche goccia di vino rimasta nel calice del prete. Durante la sua lunga permanenza a Parigi usava farsi spedire tutti cibi di cui era particolarmente ghiotto direttamente dal luogo d’origine: da Gorgonzola il noto formaggio cremoso, da Milano il famoso panettone, da Napoli si faceva inviare i maccheroni, da Siviglia i celebri prosciutti…  Non mancavano però neanche gli zamponi, le mortadelle e i tartufi, per i quali il maestro aveva una vera e propria predilezione. Rossini era molto esigente ed attento dal punto di vista eno-gastronomico, ogni abbinamento non era mai casuale: soprattutto nei ristoranti e locali che frequentava.

https://www.taccuinistorici.it/ita/ricette/contemporanea/carni/Tournedos-Rossini.htmlMa… quali sono i piatti che vale la pena ricordare? Il più famoso è forse quello dei maccheroni gratinati, per i quali utilizzava parmigiano reggiano, tartufi tritati, brodo, burro, spezie, prosciutto magro e panna. Non sono da meno i Turnedos, filetti di manzo con tartufo nero e fois gras. Infine, non vanno dimenticati il consommé di coda di bue al tartufo, gli spaghetti alla Scala (sempre con una generosa spolverata di tartufo) e le uova alla Rossini, ovvero dei tuorli d’uovo arricchiti con besciamella e fois gras, racchiusi all’interno di un guscio di pasta sfoglia. 887_0La ricetta che vi voglio proporre in versione “moderna” è la torta di carote che Alexandre Dumas assaggiò per la prima volta a casa del suo buon amico Rossini e 800px-Nadar_-_Alexander_Dumas_père_(1802-1870)_-_Google_Art_Project_2che trascrisse successivamente nella sua opera Grande Dizionario di Cucina, un volume ricco di ricette e corredato di stampe per facilitarne la realizzazione. La ricetta originale dell’epoca purtroppo non riportava le dosi esatte, tantomeno  il procedimento di esecuzione quindi è stato davvero impegnativo…

Torta di Carote di Alexandre Dumas… a modo mio!

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Ingredienti: 130 g di farina (io uso quella gluten-free), 1 carota grande di circa 150 g, 100 g di zucchero, 50 g di mandole in granella, 50 g di mandole a lamelle, 80 ml di olio di semi di girasole, 2 uova a temperatura ambiente, 1 bustina di lievito, scorza di un limone non trattato. Per la crema pasticcera: 1 uovo, 2 cucchiai zucchero, cucchiai farina, 250 ml latte di soia, scorza di limone non trattato.

fase1Procedimento: prendete un piccolo mixer e mettete all’interno l’olio e la carota tagliata a rondelle. Frullate fino ad ottenere una bella crema fluida e arancione. A parte, usando le fruste elettriche, montate le uova con lo zucchero per circa 2 minuti fino a farle diventare belle spumose. Unite la scorza di limone, la granella di mandorle, la crema di carote e incorporate bene gli ingredienti. Incorporate farina e lievito, entrambi setacciati, e poco alla volta continuando a mescolare. Scaldate il forno in modalità statico a 170°. Imburrate lo stampo a ciambella – diametro 20 cm circa – che preferite (se è in silicone non serve), versate il composto all’interno e cuocete per 30′. Nel frattempo preparate la crema pasticcera mettendo a scaldare il latte senza bollirlo. Prendete un altro pentolino e rompete un uovo, aggiungete lo zucchero, la farina e mescolate bene con una frusta. Aggiungete il latte bollente, mescolate e portate sul fuoco, aggiungendo la scorza di limone. Lasciate cuocere, sempre mescolando, finché si addensa un pò. Spegnete il fuoco. Togliete la scorza di limone e tenete da parte. Sfornate e raffreddate la ciambella. Solo allora potrete decorare con crema pasticcera e lamelle di mandorla. Come variante più golosa… tagliate la ciambella in senso orizzontale, a creare due anelli, farcitela con metà crema, chiudetela e fate anche la copertura.

Vi ricordo come sempre che trovate questa ricetta e molte altre sul sito ufficiale che vi invito come sempre a visitare!

©taccuinistorici (immagini dei piatti) – ©cucinacre-attiva (torta di carote)

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