Com’era Milano sotto l’Ordine dei Cavalieri Gerosolomitani
Abbiamo già visto, in un nostro precedente intervento, come la zona oggi occupata dal nuovo Policlinico, soprattutto verso via Commenda, fosse dal XII sec., il quartier generale dell’Ordine dei Templari a Milano. A dimostrazione di come la nostra città fosse già operosa e attrattiva per mercanti e nonché centro nevralgico per gli scambi non solo commerciali provenienti dall’Oriente, nello stesso sestiere della Porta Romana, si assiste all’occupazione di un ampio lotto da parte dell’Ordine Ospedaliero e Militare dei Cavalieri Gerosolomitani o di San Giovanni.
Un intero isolato sul lato sinistro del Corso di Porta Romana, poco prima dell’angolo con Via Lamarmora, quindi all’interno delle mura medioevali (che qui finivano all’attuale Crocetta!), viene consegnato ad uno degli ordini cavallereschi che si era impegnato per la conquista di Gerusalemme prima e per il mantenimento dei possedimenti medio-orientali cristianizzati dopo.

L’isolato nel quadrante sud di Milano, tra Porta Romana/lamarmora, Via Commenda/Via Orti dove si erano insediati i Cavalieri Gerolosomitani
Il sito cittadino, allora campagna, viene così urbanizzato nel 1152, quando i cistercensi di Bernardo di Chiaravalle, gli stessi fautori di grandi bonifiche e promotori di alcuni insediamenti cavallereschi in città, cedono tali terreni all’Ordine dei Giovanniti di Rodi e Malta, comunemente chiamati Gerosolimitani. Questi aprono subito una chiesa (Santa Croce, dal nome della croce miracolosa ivi conservata), una commenda, la mansione con i loro alloggi e uno xenodochio (ospizio) per pellegrini poveri e malati lungo il corso di Porta Romana, noto come di S. Iohannis Sancte Crucis o di Santa Croce o anche di Ultramare, proprio per le loro radici presso il Santo Sepolcro di Gerusalemme.

La croce simbolo dell’ordine, a otto punte quante erano le lingue parlate nella vecchia Europa
Per garantire loro una sufficiente dote alimentare e di sostentamento, sempre i cistercensi, consegnano loro anche ampie estensioni agricole subito fuori lo scacchiere sud, fino all’altezza dell’attuale Via Orti, allora ampia distesa agricola e a vigna L’intera proprietà terriera della commenda era recintata da siepi e fossati, si da costituire una braida o brera (termine longobardo che definisce le zone di confine fra città e campagna, che indica uno spazio erboso, un podere cintato, spesso con insulae demolite, e che conferisce il nome alla vicina via Braida), detta anche clauso, così come attestano i toponimi sui documenti e gli atti di possesso. Impiantarono già dal XIII sec. su questo isolato, fuori le mura, l’hospitale di Santa Croce, cioè un albergo per pellegrini. Si tratta di un ospizio con edifici, corte, forno e solaio fuori Porta Romana “in burgo laudensi a mane Brayde sancte crucis” (nel clauso nuovo). Nel 1296 il precettore di S. Croce dei Gerosolimitani di Milano e dell’Ospedale di S. Giovanni di Gerusalemme, riceve qui quale confratello dell’ospedale lo storico milanese fra’ Bonvesin de la Riva, dottore in grammatica, già famoso per aver scritto l’opera sulla descrizione della città dell’epoca, De magnalibus urbis Mediolani. Con la soppressione dell’ordine e della relativa commenda, nel 1798, divenne già con l’inizio del XIX sec., l’albergo della Commenda.

Ecco come si presentavano i terreni su Via Orti ancora nel 1870: una zona agricola ben coltivata a vigna e ortaglie
E’ inutile ricordare che il potere dei Gerosolomitani e la loro espansione in città si mostra più incisiva con la soppressione dei vicini Templari nel XIV sec., prendendo così possesso pure delle loro case sulla Via Commenda. A quell’epoca l’ordine militare dei Cavalieri di S. Giovanni aveva già cambiato la sua missione, essendo già caduta da tempo Gerusalemme e le città in Terra Santa, e avendo come compito primario, quello più pratico della cura dei malati, non solo crociati, ma di tutti i pellegrini che giungevano in città proprio passando sotto la Porta Romana. Qui infatti fondano uno xenodochio, sulla via Lamarmora, nell’ultimo tratto aperto. Nel 1832 viene edificato il Teatro della Commenda, costruito come un’arena, voluto da Venanzio Cavallari, soprattutto per spettacoli estivi. Era una struttura con un che di provvisorio con i camerini degli artisti sulla campagna. Il teatro rimodernato nel 1854, fu organizzato come struttura permanente, prima con un tendone da stendere in caso di pioggia e poi con un tetto a cupola. Già nel 1880 era considerato il miglior teatro estivo di Milano.

I lotti dei caseggiati dell’inizio di Via Lamarmora: quelli più nuovi sono frutto dei bombardamenti che hanno distrutto il vecchio tessuto voluto dall’ordine Gerolosomitano: qualche casa subito a fianco rappesentano le case superstiti del vecchio abitato.
Nel 1888, con l’edificazione sull’area di un caseggiato, l’ingresso al teatro viene spostato al civico 4 di Via Lamarmora e poi trasformato, con l’inizio del XX sec. viene adibito a proiezioni cinematografiche. Nel 1943 il complesso viene distrutto dai bombardamenti.
Ma ritornando alla storia dell’ordine, la loro parabola sembra offuscarsi col XVI sec. quando, dopo la perdita di Rodi, occupata dalle truppe ottomane, l’ordine, che fino adesso aveva attirato la nobiltà cadetta di tutta Europa, comincia a sgretolarsi.
Nel 1582, Carlo Borromeo affida il complesso ai Disciplini, questi detti di S. Croce, dal nome della chiesa omonima (Santa Croce della Commenda già S. Giovanni d’Oltremare), abbandonata dai Gerolosomitani. Questo sacro sito rimarrà in auge fino al XVIII sec. Verrà soppressa alla fine del XVIII, per effetto delle disposizioni di Giuseppe II. Nel 1798, con i francesi, viene distrutta.
Intanto il sovrano di Spagna Carlo V, padrone anche di Milano, pensa intanto di rilanciare l’ordine, cedendo l’isola di Malta, e ponendogli l’arduo compito di fermare i musulmani nel mezzo del Mediterraneo. A Malta si organizzarono in rocca-forti e fondano la città de La Valletta, dal nome del Gran Maestro Jean de la Valette, vincitore di una memorabile vittoria sulla flotta turca nel 1565. E’ così che il loro destino si lega indissolubilmente all’isola a sud della Sicilia, almeno fino all’arrivo di Napoleone e poi dei liberatori britannici nel 1814.