Luca Buratto: un grande, giovane talento milanese che dà lustro alla città.

Siamo abituati a leggere o a sentire di dati macro-economici che dipingono un paese in affanno, di altissimi tassi di disoccupazione e di giovani che scappano per cercare la loro strada fuori dai confini nazionali. Oggi invece vi vogliamo raccontare una storia in contro-tendenza: di un giovane orgoglioso del suo paese, delle sue radici e che, seppur coperto di gloria all’estero (nemo propheta in patria), preferisce vivere in Italia.

Stiamo parlando di un giovane pianista (appena 24enne), Luca Buratto, trionfatore del Canada’s Honens Piano Competition del 2015. Per chi non lo sapesse, è un concorso internazionale per giovani (dai 20 ai 30 anni), che si tiene ogni 3 anni a Calgary e che garantisce ben 3 anni di ingaggi al vincitore che ha modo così di esibirsi in giro per il mondo.

L'ultimo cd inciso da Luca Buratto

L’ultimo cd inciso da Luca Buratto

Un vero trampolino di lancio per questo interprete della musica classica e che noi siamo fieri di presentarvi, dopo la kermesse milanese di Piano City. Vorremmo che sia da monito affinchè i molti giovani e talentuosi artisti che in quell’occasione si sono esibiti, con grande afflusso di pubblico, possano essere pù consapevoli che anche questa opportunità è un modo per farsi apprezzare, l’inizio per una possibile carriera nel mondo della musica. Lo stesso Luca Buratto ci ha detto che anni fa è stato invitato, durante la famosa manifestazione milanese, a esibirsi sia alla Fondazione Pini che dal patron del famoso brand di pianoforti Fazioli.

Ma per lui, il vero debutto è avvenuto, in tenera età, quando aveva 10 anni, da studente del Conservatorio di Milano, interpretando il II dei 3 Preludi scritti dal suo bisnonno, Renzo Massarani (già allievo di Respighi), in occasione di una passata e ormai lontana edizione del Giorno della Memoria.

Una delle tante navi di chi sfuggiva alle persecuzioni.

Una delle tante navi di chi sfuggiva alle persecuzioni.

Fu un omaggio a chi invece questa Italia l’aveva dovuta lasciare per motivazioni legate alla pagina storica vergognosa che furono le leggi razziali, di cui peraltro ci siamo occupati anche in passato, parlando della vicenda di molti bambini costretti a lasciare prima la scuola e poi Milano e di qualcuno, che sopravvissuto è pure voluto ritornarci. Ricordiamo come il trisavolo di Luca Buratto, fu costretto, all’indomani della promulgazione delle tanto infamanti leggi, a scappare con la sua famiglia nel lontano Brasile, dove la vita era tutt’altro che allegra: sacrifici, lavori non all’altezza di un compositore, che spesso si doveva anche accontentare di suonare nei piano-bar per la ricca borghesia di Rio de Janeiro. Insomma, una vita che ricorda quella del famoso film Il pianista. Ma in Italia non ci volle tornare più poiché in lui il turbamento per il comportamento meschino di quello che aveva considerato il suo popolo non fu mai abbastanza elaborato.

Ed ecco allora che dopo qualche generazione si riaffaccia un nuovo talento, di cui non deve andare orgogliosa l’intera famiglia, ma la stessa cittadinanza. Persino Franceschini, il nostro Ministro dei Beni e Attività Culturali e Turismo, ha chiamato Luca Buratto, all’indomani della consegna dell’ambitissimo premio per felicitarsi anche del terzo posto raggiunto all’ International Robert Schumann Competition (Zwickau) nel 2012. Il giovane ha molto candidamente paragonato la sua performance a quella della tennista Roberta Vinci dopo aver superato Serena Williams agli US Open. Infatti sostiene, riferendosi alla novella epica Infinite Jest di David Foster Wallace, che vi sono molte similitudini tra la disposizione mentale alla concentrazione di un tennista e quella di un pianista.

Roberta Vinci (foto di Robbiesaurus)

Roberta Vinci (foto di Robbiesaurus)

L’anno scorso ha persino debuttato nel tempio milanese della bella musica, la Scala, accompagnato dall’orchestra Verdi, con un pezzo davvero arduo: il II di Rachmaninov.

Intervistato da noi ha ammesso con rammarico che in Italia non ci sono concorsi di questo calibro per l’emersione dei giovani talenti, ma il suo cuore e il suo debito di gratitudine, per i suoi studi intrapresi presso il Conservatorio cittadino, verso l’Italia rimane altissimo. Le sue performance spaziano da Shumann a Bartok, dalla musica rinascimentale al primo barocco inglese di Byrd, da Bach al più moderno Adès.

Ci ha confessato di avere, da qui al prossimo anno, un’agenda fittissima di impegni, quasi tutti all’estero: a Singapore, in Quebec (Canada), al festival di Marlboro in Vermont (USA), e ancora alla Carnegie Hall di New York, a Berlino…

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Ma Martedì prossimo ha invitato Milano ad andare a sentire il concerto che terrà, grazie alla Società del Quartetto, presso la Sala Verdi del Conservatorio, dove si esibirà con opere di Mozart e Cajkovskij. Allora non ci resta che andare a scoprire questa nuova rivelazione del panorama musicale!

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