S. Giovanni in Conca: una chiesa che non c’è più… Anzi no!

La facciata del Tempio valdese in Via Francesco Sforza è tutto quello che rimane dell’avancorpo dell’antica chiesa di S. Giovanni in Conca, collocata un tempo sull’attuale Piazza Missori, dove rimangono ancora in loco la sola abside e la sottostante cripta (del IX-X sec.).

Il termine originario “ad concam” fu attribuito dal fatto di essere stata issata su una zona impaludata, e caratterizzata da una depressione. Era una delle chiese più antiche di Milano, risalente all’epoca protocristiana. Accanto alla chiesa fu impiantato anche un piccolo cimitero, destinato al clero longobardo e ariano. Questo ne fece un tempio sin dall’inizio lontano dal cristianesimo ortodosso. Ed è di questo periodo anche la dedicazione a Giovanni Evangelista, figura cara e molto venerata nelle zone di più recente conversione.

Se già nell’XI sec. si ha un totale rinnovamento e ampliamento  della chiesa a causa di un disastroso incendio, nel XIII sec. si fornisce al luogo di culto una nuovo involucro con una nuova abside (la parte ancora oggi visibile in loco) e facciata, che è sostanzialmente quella che vediamo oggi in Via Francesco Sforza, presso il Tempio valdese: tripartita, come l’originale spazio interno, con una parte centrale in pietra con un portale appena strombato sovrastato da un rosone e con al di sopra una nicchia con la scultura del santo;  ai lati, simmetricamente si presentavano due finestre a vento, a tutto sesto, appena strombate come il portale, e con ai lati dei tondi di maiolica verde a formare delle croci (gli altri due rosoni che oggi possiamo vedere, non appartengono a questa fase duecentesca e quindi anche fuori asse rispetto alle finestre sovrastanti).

Assume le fogge trecentesche con i nuovi tondi in facciata, le archeggiature sotto la linea di gronda e con una contro-ghiera sopra le finestre a vento. Si ha inoltre l’apertura della facciata su uno slargo, dove oggi vi è Piazza Missori, quando Bernabò Visconti, nel XIV sec. la mette in comunicazione con la sua fortezza, tramite nuove addizioni: diviene addirittura la cappella di palazzo, e a tal fine la dota di una nuova decorazione interna (con affreschi tipici del gotico cortese, ma di scarso interesse e con un ciclo sulla vita di S. Francesco), di una serie di interventi sulle volte e della sua statua equestre (dominante il suo postumo monumento funebre) per il coro, oggi conservata al Museo del Castello Sforzesco. Passò nel periodo controriformistico, per volere dello stesso Carlo Borromeo ai Carmelitani.

Venne poi soppressa nel 1782, in base alle disposizioni di Giuseppe II, e sconsacrata nel 1813: fu spogliata dei mausolei viscontei e venne adibita a magazzino di macchine e carri delle Ferriere Rubini di Vobarno, soci delle acciaierie Falck.

Ecco come si presentava la facciata nella seconda metà del XIX sec.

Ecco come si presentava la facciata nella seconda metà del XIX sec.

Nel 1877 la Commissione conservatrice dei monumenti e delle opere d’arte, si riunisce per la prima volta il 31 ottobre proprio per discutere la proposta di demolizione di S. Giovanni in Conca, ai margini dell’antico quartiere ultra-popolare del Bottonuto. L’anno successivo, aprendosi la Via Carlo Alberto (poi Via Mazzini), si abbatterono le prime tre campate e la torre campanaria.

Nel 1880, i Valdesi ne acquistarono i ruderi, una volta abbattuta la navata. L’arch. Colla venne incaricato di arretrare l’antica facciata alla loro nuova aula di culto, quasi all’altezza del presbiterio, integrando le parti mancanti in maniera arbitraria. L’anno successivo si ha l’inaugurazione della chiesa valdese. La presenza valdese era stata documentata a Milano già dal 1173, dove erano soliti riunirsi presso un prato dove oggi c’è la Chiesa copta già S. Pietro dei Celestini in Via Senato, tanto che il gruppo sarà connotato per tutto il Medioevo, come “ille de prato”.

Nel 1884, venne abbattuto anche il campanile, alto ben 42 m., che aveva funzionato fino ad allora come osservatorio meteorologico per il vicino Liceo di S. Alessandro (già Collegio dei Barnabiti in Piazza S. Alessandro).

La chiesa in via di demolizione con i resti dell'abside ancora oggi presenti su Piazza Missori

La chiesa in via di demolizione con i resti dell’abside ancora oggi presenti su Piazza Missori

Con gli sventramenti fascisti del 1934, che avevano spianato il quartiere del degradato Bottonuto, per aprire la piazza Missori il Comune pensò di salvare la parte absidale, e la cripta sotto il piano stradale, detta popolarmente “dente cariato”. La facciata viene smontata e “congelata”, per essere riassemblata solo nel dopoguerra su un lotto lungo la cerchia del Naviglio di Francesco Sforza dove sorgevano i resti bombardati di un’ala del palazzo del Principe Trivulzio (detto anche dei “vecchioni” per aver ospitato dalla metà del XVIII sec., il Pio Albergo Trivulzio, l’istituzione che si occupava ieri come oggi, di accogliere gli anziani che mendicavano, senza famiglia e poveri). Qui il Comune di Milano assegna un lotto ai valdesi, dove ricostruire un nuovo tempio e una nuova vita per la piccola comunità protestante.

La fotografia testimonia del luogo dove sorse la chiesa: i bombardamenti del ’43 distrussero gli edifici annessi al Palazzo del Principe Trivulzio (in fondo sulla destra)

Nel 1952, la facciata della più antica chiesa è accostata al nuovo volume moderno costruito su progetto dell’ing. Natale De Molinari. Per ricordarne il luogo di provenienza, il vicolo adiacente viene intitolato a S. Giovanni in Conca. Sculture, tombe e pitture della vetusta cappella del palazzo dei Visconti oggi sono al Museo d’Arte Antica del Castello.

Il Tempio Valdese di Milano, dal giugno 2016 è stato inserito come bene di rilevanza artistico-architettonica all’interno del censimento delle architetture d’eccellenza del secondo Novecento a livello regionale e nazionale.

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  1. […] da Ermengarda, la ripudiata moglie di Carlo Magno, di manzoniana memoria) ci siamo chiesti in varie occasioni cosa è rimasto a Milano di tale tribù barbarica, fortemente influenzata dai costumi […]

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