Bellotto e Canaletto: lo stupore e la luce
Il pubblico milanese avrà ancora la possibilità di ammirare, fino al prossimo 5 marzo, presso le Gallerie d’Italia, la splendida mostra dedicata a due grandi artisti del ‘700: Giovan Antonio Canal (meglio conosciuto come Canaletto) e il suo talentuoso nipote, Bernardo Bellotto.
Una mostra che abbaglia con tutta l’eleganza, la raffinatezza e la strabiliante precisione del vedutismo tipico dei due artisti, che ci conduce non solo tra i caratteristici canali e i fastosi palazzi della Serenissima, ma anche nella nostra Milano e in altri splendidi angoli di Lombardia!
CANALETTO: LA LUCE , LA CAMERA OTTICA, IL GRAN TOUR

Scorcio di Interno delle Gallerie d’Italia
Giovanni Antonio Canal, proviene da una famiglia di scenografi teatrali e sviluppa al massimo grado quella forma d’arte che lo ha reso grande: il vedutismo, ossia quel genere pittorico che ha come soggetto un paesaggio, ma anche rappresentazioni architettoniche e cittadine.
Per la realizzazione delle opere che sono scrupolosa rappresentazione di architettura e natura, il Canal analizza con cura le differenti condizioni di luce proprie di ogni particolare momento della giornata e si fa promotore di un’indagine condotta con criteri di oggettività scientifica, insistendo sul valore matematico della prospettiva, avvalendosi, tra l’altro, di un particolare strumento: la camera ottica.
La camera esposta alla mostra, proveniente dal Museo Correr di Venezia, reca la scritta “A.CANAL”, che ne consente la più che probabile attribuzione proprio al Canaletto!

Camera ottica – Venezia, XVIII secolo.
Siamo anche nel pieno del periodo del Gran Tour, il viaggio di formazione compiuto da numerosi artisti, studiosi e aristocratici, per lo più inglesi e tedeschi, e che vede l’Italia quale meta principale di destinazione. Gli stessi Canaletto e Bellotto traggono enorme beneficio da questo grande afflusso di visitatori stranieri: si ha a che fare con “turisti” pronti a spendere e commissionare ritratti e vedute che testimonino il loro soggiorno nelle varie città della penisola.
Altro che le foto, che probabilmente non guarderemo mai dopo averle fatte, alle quali siamo abituati noi turisti tecnologici di massa dipendenti da smartphone!
BERNARDO BELLOTTO
Bernardo Bellotto, nipote di Canaletto, dimostra molto presto, al pari dello zio, un grande talento. A un’osservazione superficiale – o per lo meno per un occhio non allenato – l’opera dei due artisti sembra avere caratteri molto simili, per non dire identici, ma non è così: Bernardo si distingue dall’illustre parente per una più esatta osservazione e resa delle architetture, per un trattamento più dinamico del cielo e dell’acqua, per i chiaroscuri più drammatici, oltre a una quantità assai più varia di luoghi ritratti. In merito a quest’ultimo aspetto, per mezzo della sua opera ci accompagna – tra le varie destinazioni – a Verona e a Brescia….ma anche a Milano e fin nel cuore dell’attuale Varesotto!
MILANO, IL CASTELLO SFORZESCO E IL FASCINO DI LOMBARDIA

Milano, Il Castello Sforzesco
La nitida immagine del Castello Sforzesco di Milano, ripreso dalla Piazza d’armi, dal lato opposto rispetto all’ingresso attraverso la torre del Filarete, è l’unica immagine che abbiamo che ne mostri l’aspetto, pietra su pietra, prima dell’abbattimento dei bastioni spagnoli effettuato sotto Napoleone Bonaparte nel 1802 e dei conseguenti lavori di restauro e trasformazione, condotti tra il 1890 – 1900, dall’architetto Luca Beltrami. La presenza di un soldato in uniforme imperiale davanti alla guardiola, rivela la funzione militare del castello ai tempi del Bellotto, quale caserma della guarnigione austriaca.

Milano, Il Palazzo dei Giureconsulti e il Broletto Nuovo
Un vero gioiello è poi la raffigurazione del Palazzo dei Giureconsulti, costruito a partire dal 1562 su progetto di Vincenzo Seregni, in cui l’edificio è dipinto in fuga prospettica ed è controbilanciato a destra dal Palazzo della Ragione. I due edifici erano parte del Broletto Nuovo, centro commerciale e della vita cittadina. L’immagine dell’artista immortala una situazione precedente alle alterazioni di epoca successiva: la torre voluta da Napo Torriani nel 1272 – per fare un solo esempio – svetta qui quale si presentava prima del rifacimento della facciata, realizzato da Enrico Terzaghi nel 1859.

Villa Perabò, Gazzada, Lombardia, 1744
Tra le opere giustamente più ammirate del Bellotto, vi sono i due dipinti complementari di Gazzada, località a poca distanza dal lago di Varese, che rappresentano l’una Villa Perabò, l’altra il piccolo borgo.
La limpida luce del mattino illumina la villa, rilevandone così la semplice e nel contempo splendida architettura con la cinta muraria circondata da agrumi. Il signorile edificio raggiunge in quel periodo il suo massimo splendore e sullo sfondo vediamo elevarsi in lontananza, magnifico, il Monte Rosa, esattamente quale appare ancor oggi al viaggiatore che risale da Milano verso il capoluogo bosino e il suo lago.

Il Villaggio di Gazzada, Lombardia, 1744
Le case del villaggio sono rappresentate con grande realismo, raccolte attorno alla chiesetta di Santa Croce con la sua cupola a tamburo. E’ però ancora una volta la luce ad essere eccezionale protagonista: essa è “metafisica”, rivelatrice della natura delle cose che inonda in tutta la sua purezza.
Ci sarebbe ancora tanto da dire, spero tuttavia di avervi invogliato, se non l’avete ancora fatto, a visitare questa straordinaria mostra, in cui potrete ammirare la grande arte di due maestri del settecento e dove vi sarà possibile vedere – tra le altre cose – anche Milano e alcuni luoghi di Lombardia, come non li avete mai visti!
Non mi resta che augurarvi…buona visita!