La casa dell’Ordine dei Templari di Milano sotto il Policlinico
Non so quanti di voi abbiano ultimamente percorso la Via Commenda, e si siano imbattuti, all’altezza dell’incrocio con Via Fanti, in un uno vuoto metropolitano, all’interno della recinzione del Policlinico.
Molti avranno associato, giustamente, l’enorme spianata con i lavori tesi al riammodernamento delle strutture ospedaliere, al posto di alcuni padiglioni di inizio Novecento, ormai considerati obsoleti.

L’enorme spianata venutasi a creare dopo l’abbattimento dei padiglioni del Policlinico sulla Via Commenda.
Ma a noi non interessano tanto le manovre edilizie all’interno dell’Ospedale Maggiore, che si cercano di ammantare con le esigenze improcrastinabili tese ad offrire al paziente e alle loro famiglie un servizio all’avanguardia, quanto di capire cosa si nasconde sotto quello scavo ormai fermo da anni. Oggi dietro a quel muro ci sono scavi, voragini, sagome di fondamenta di edifici che furono e forse qualcosa di più…..
Ma perché bisognerebbe studiare più a fondo un luogo come il fronte del Policlinico verso Via Commenda?
Il perché sta nel toponimo, nel nome stesso della via, che racconta di una Milano medioevale, legato non tanto al tessuto gotico cittadino quanto ai possedimenti di alcuni ordini cavallereschi e a quello che qui avevano costruito. Qui l’Ordine in questione, non è di secondaria importanza, poichè si tratta di quello dei Templari, che oltre a custodire i luoghi santi di Gerusalemme dopo la presa della Terra Santa alla fine del XI sec., fungevano da milizia armata di alcuni possedimenti a Sud delle mura urbane, appena bonificati da Bernardo da Clairvaux. Infatti se solo giriamo l’angolo ci troviamo in quella Via Orti o nella Braida dove vi erano già le coltivazioni e le cascine dei monaci della vicina Chiaravalle.

Milano verso l’anno 1300 di Ugo Monneret de Villard-Liber Notitiæ Sanctorum Mediolani-Biblioteca Ambrosiana. Sulla destra in aperta campagna, si può osservare l’avamposto Templare, a sud del chiostro di S. Barnaba, sul lato dx dell’attuale Via Commenda (già esistente).
Allora adesso sappiamo come la Commenda fosse il nome dell’istituzione dei Templari, da cui si amministravano i redditi derivanti da una serie di benefici fondiari e immobiliari, dopo la cessione in commenda (cioè in beneficio ecclesiastico) dell’area, da parte dello stesso Bernardo di Chiaravalle già nel 1134. Per far capire quanto fosse il legame di protezione tra l’ordine e i monaci, la stessa regola dei cavalieri fu dettata da Bernardo e contrariamente a quello che si crede, dell’Ordine facevano parte anche scudieri, fratelli laici e sacerdoti, formando una vera comunità organizzata, che necessitava di spazi e istituzioni.

Il sigillo dei cavalieri: i due cavalieri che condividono la cavalcatura sono stati interpretati come simbolo di povertà o della dualità del monaco/soldato
Nel 1135, Fra’ Dalmazio de Verzario è il precettore della Domus de Templo, la mansio dell’ordine. Si adopera per organizzare il sito, che non nasce comunque dal nulla, ma su un’area già celtica, e soprattutto sull’antico tracciato della centuriazione romana, a oriente della via laudense. In un area tra questa strada e la Via Lamarmora furono già in passato rinvenute anche parecchie urne cinerarie. Ma soprattutto era la via che da Porta Romana rappresentava il collegamento con le roccaforti templari più redditizie, quelle sulla pianura padana. Nel XII sec. con l’arrivo dei Templari, si assistette quindi alla costruzione della loro casa, con annessa una schola o confraternita, di uno xenodochio (più che un ospizio, un vero e proprio albergo) per pellegrini e nobili, rigorosamente a pagamento, e con una chiesa dedicata agli Ognissanti, affiancata e poi sostituita da un’altra dedicata a Santa Maria e S. Giovanni del Tempio. Pare, secondo quanto riportato dallo storico Sire Raul, che anche Federico I Barbarossa, per riposarsi dalle fatiche dell’assedio di Milano, fu ospitato presso il confortevole xenodochio dei cavalieri, in solario templi de Brolo.

Ricostruzione di una commenda templare: questa è quella di Coulommiers nella regione dell’Île-de-France, ma per la ripetitività delle tecniche costruttive, quella di Milano non doveva presentarsi tanto diversamente, anche se non a corte chiusa, come dimostra la mappa del ‘300 soprastante.
Le testimonianze storiche ci permettono di identificare il luogo preciso di edificazione sull’area oggi occupata dal Padiglione Riva, dall’altra parte della strada, rispetto al cantiere in oggetto. Ancora nel 1872, Benvenuti ci testimonia così la possibilità di poterla vedere in piedi, insieme all’edificio dello xenodochio:” Vedi quel fabbricato rustico ma vecchio, con una chiesicciuola soppressa che gli sta al fianco? Sulle muraglie rozzamente intonacate, umile e pudibonda, fa capolino la croce ottagona dei Cavalieri Gerosolimitani” (che dopo la soppressione dell’Ordine dei Templari ne raccolsero l’eredità). Ma i possedimenti erano talmente vasti, da estendersi in un’area, che confinante con le proprietà di Chiaravalle a Sud, e partendo a Nord dalle sterpaglie a ridosso del Brolo di Porta Romana (dove oggi c’è la Ca’ Granda), si poteva circoscrivere pressappoco tra l’attuale Via Fanti e Corso XXII Marzo. In questi terreni si produceva di tutto, grazie alla presenza di parecchie cascine e mulini.

Stampa con la vista del Tempio nella Gerusalemme crociata
Quello che non veniva consumato dall’Ordine veniva venduto e i ricavati venivano inviati dalla commenda alla Casa madre di Gerusalemme per l’acquisto delle armi e per rimpinguare il Tesoro. Insomma appare chiaro che Milano si inquadrava in una rete di possedimenti e di contatti commerciali e militari che dall’Atlantico si spingevano fino in Medio Oriente.
All’inizio del XIV sec., con la soppressione dei Templari, la commenda diviene dal 1316 la sede dell’altro e vicino ordine cavalleresco dei Gerosolimitani, che si erano insediati nel poco lontano quadrante a oriente del Corso di Porta Romana, fino all’odierna Via Lamarmora. Questi la tennero sotto il titolo di Cavalieri di Malta, fino alle espropriazioni del 1798.
Così la seconda parte della strada tra Via Lamarmora e Via Orti, che era sempre stata occupata dalla braida dei Templari e dei Gerosolimitani prima, e dalle ortaglie dell’Ospedale Maggiore dopo, dal 1840 comincia ad urbanizzarsi.

Fotografia d’epoca della seconda parte di Via Commenda ancora con una vasta superficie ad orti, nel 1870-75
Gli edifici sul lato pari, a destra vengono adibiti per usi scolastici, prima con la costruzione di una scuola media, poi con la costruzione di un Padiglione di Chirurgia femminile trasformato nel Liceo Classico Berchet e nel Liceo scientifico Gherardini. Al n. 26-28 il Padiglione Ponti viene trasformato ad uso abitativo.
Agli inizi del Novecento, il lato sinistro viene occupato dall’ampliamento del Policlinico, che fa costruire alcuni nuovi padiglioni, che girano fino in Via Lamarmora. Nel 1902 si ha qui la fondazione degli Istituti Clinici di Perfezionamento. Di questo periodo è anche la nuova sede del Brefotrofio provinciale che viene trasferito dalle strutture del vecchio ospedale di Santa Caterina alla Ruota, sulla Via Francesco Sforza.
Ciò venne a creare ben presto un indotto di studi medici e case di cura, intorno agli Istituti clinici di perfezionamento, quasi tutti raccolti lungo la Via Commenda che funzionavano come sedi della Facoltà di Medicina.

Ecco come si presentaerà alla fine dei lavori l’area di cantiere in oggetto, vista da Via M. Fanti)
Fu allora che dei Templari si perse il ricordo: Milano era troppo presa a crescere allora come oggi!
One comment, add yours.
Fabio Ombrelli
In verità la precettoria di S. Maria del Tempio si trovava dall’altra parte della via commenda, all’angolo con via M. Fanti, dove oggi ci sono i padiglioni Riva e De Marchi del Policlinico.
F. Ombrelli
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