Lo stress si combatte fin da bambini: meditazione mindfulness per i più piccoli.
Sono in un ristorante di Milano che osservo, sconcertata, i miei vicini di tavola. Una bambina di un anno e mezzo, in grado di fonare parole semplici come “iaia” (palla, ma anche, all’occorrenza “Chiara”, ovvero sua sorella) e “mamma”, ha in mano un Iphone6 e sta uscendo da Whatsapp per giocare con una app in cui veste delle bambole. Finito il gioco esce dall’app, apre youtube e cerca una storia di Peppa Pig.

(Fonte: aspiringfamilies.com)
Io ho un Iphone e ho impiegato un giorno prima di capire come tornare al menu iniziale.
Pensavo fosse un caso isolato, quando mi sono ritrovata a cena insieme ad alcuni amici e a una bimba di 5 anni assorbita dal suo Ipad, con l’immancabile Peppa Pig e le cuffie di ultima generazione (per non disturbare i presenti a tavola).
Non voglio criticare questo sistema, usato con moderazione può rivelarsi una strategia utile ed efficace. A Milano, come in tutto il resto del mondo, un bambino che esce a cena con gli adulti ha il diritto di annoiarsi, di reclamare attenzione e di seccarsi dopo un paio d’ore. Voglio, però, raccontarvi anche un’altra realtà, di cui mi occupo personalmente, in cui ai bambini si può insegnare anche come utilizzare i momenti di noia, come farsi sorprendere dalla realtà circostante, come stare nel presente. Vivendolo pienamente.

(Fonte http://www.shutterstock.com/it/)
I bambini, nel loro piccolo, possono meditare. Gli studi scientifici di livello internazionale sono iniziati una quindicina di anni fa e i risultati sono molto positivi. Le ricerche dimostrano che, tramite la meditazione mindfulness (mindfulness traduce la parola in sanscrito “sati”, ovvero “consapevolezza”), i bambini possono sviluppare la presenza mentale, la gentilezza e il non giudizio. Questo ha degli effetti positivi su umore, ansia, attenzione ma anche su disturbi vari che vanno dall’ADHD (sigla che significa disturbo da deficit di attenzione/iperattività, di cui oggi si fa un gran parlare) ai comportamenti oppositivo-sfidanti (prevenzione del bullismo, tanto per capirci). Alla base c’è la tradizione orientale ma, rassicuro i genitori, non c’è nessuna stranezza new age, nessuna necessità di aderire a filosofie o di cambiare le proprie credenze. Solo semplici esercizi, adattati rispetto a quelli del classico metodo mindfulness per adulti e ridotti nei tempi. Ai bimbi si insegna a portare l’attenzione su attività semplici per ritrovare la calma, la serenità, il gusto di appassionarsi a quello che accade attorno, cercando di limitare quello straniamento perenne che ne fa degli zombie attaccati al cellulare di mamma e papà, privi e privati dell’impulso a comunicare.
Una pioniera degli studi sulla concentrazione è stata Maria Montessori che ha sempre incoraggiato, con il suo metodo, lo svolgimento di attività in grado di favorire forme di meditazione e di presenza mentale. Proprio quest’ultima, la capacità di stare nel “qui e ora”, di vivere il presente pienamente, accettando in maniera non giudicante e aperta quello che la realtà ci propone, manca, secondo la ricerca, a noi adulti e, di conseguenza, ai bambini.

(Fonte littlefloweryoga.com)
Nei corsi di meditazione mindfulness insegno ai bambini per prima cosa a mettere un astuccio (o anche le mani) sulla pancia e a sentire il loro respiro: una cosa che sembra banale, ma che è in grado di sorprenderli. Indovinate un po’, bambini di 8-10 anni già dopo un paio di settimane di semplici esercizi di osservazione del respiro per qualche minuto al giorno, si accorgono di come il respiro cambia quando si arrabbiano o sono agitati. E voi, avete mai fatto caso al vostro respiro?
Nell’arco delle otto settimane di training oltre agli esercizi di consapevolezza del respiro si svolgono esercizi come l’ascolto dei suoni di una stanza, si guarda un compagno in silenzio per cercare di capire come si sente, ci si esercita a percepire le diverse parti del corpo per capire se abbiamo delle tensioni e si osservano i pensieri.

(Fonte joshsherin.wordpress.com)
Proprio la meditazione Vipassana, l’osservazione dei contenuti della mente, è uno degli esercizi più complessi per noi adulti. Chi pensa i nostri pensieri? La mindfulness ci insegna che i pensieri “capitano” nella nostra testa e vanno osservati e lasciati andare, senza farci coinvolgere. Posso dirvi che aiuto i bambini con semplici metafore come le nuvole del cielo e chiedo loro qual è la nuvola più ingombrante, il pensiero più insistente e piano piano insegno loro a soffiare via questa nuvola perché è solo un pensiero. E mi sorprende notare, come mi è successo in una recente esperienza all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, quanto i bambini, che istintivamente vivrebbero nel presente, abbiano assorbito l’attitudine dei grandi a essere sempre proiettati nel futuro e si preoccupino quindi di un’imminente verifica, della logistica del matrimonio di una cugina, della rottura del televisore nella casa al mare.
Faccio riflettere i bambini sul fatto che la nostra testa “viaggia” di continuo, dal passato al futuro, e poi, con i nostri esercizi, proviamo ad ancorarla.

(Fonte www.dailygood.org )
I dati statistici dei questionari che bimbi, genitori e insegnanti svolgono prima e dopo ogni corso mi dicono che il metodo funziona. Ma per me, lo specchio del cambiamento, è quando una mamma mi racconta che a casa il figlio le ha detto “sei preoccupata mamma? Vieni, ti insegno io un esercizio facile che ti farà sentire più tranquilla. Lo facciamo insieme”.
Un’affermazione che, certamente, fa meditare!
(Domande, dubbi, curiosità su meditazione e bimbi? Scrivetemi su pastgroup@outlook.it)
La foto di copertina è di Avensonline
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