A Monza, grazie a Il Paese ritrovato, con l’Alzheimer si vivrà davvero
La mia nonna è un panino con la cioccolata. Una cassetta di pesche scomparsa nella notte. È un dialogo col suo amico immaginario, l’abbraccio di un marito che lei, sola, può vedere. La mia nonna era bella, occhi trasparenti e boccoli candidi. La mia nonna era una bambina. Lo è stata per sei anni, dal giorno in cui l’Alzheimer entrò nella sua vita.
I malati di Alzheimer, in Italia, sono 600.000 (secondo una ricerca realizzata dal Censis con l’Aima, Associazione italiana Malattia di Alzheimer). Di questi, quasi il 20% vive con una badante. Spesso si sentono soli. Sempre, si trovano impotenti di fronte a un cervello che non li segue più. Che sembra regredire, e che non dà via di scampo. Ecco perché il progetto che presto prenderà il via a Monza è tanto importante. Si chiamerà “Il paese ritrovato”, e io penso che non ci sia nome più bello.

Anziani a Weesp, Olanda
Costruito su modello del “villaggio” di Weesp, in Olanda, sarà un vero e proprio paese che, coi suoi 14.000 metri quadrati (alle spalle della residenza sanitaria San Pietro, lungo il viale che porta alla Villa Reale), regalerà a persone affette da demenza senile e ai malati d’Alzheimer l’illusione – ma sarebbe meglio dire il sogno – di vivere una vita normale. Di vivere, soprattutto. Fortemente voluto dalla cooperativa La Meridiana, e dal suo presidente Roberto Mauri, Il paese ritrovato (la cui inaugurazione è prevista per i primi mesi del 2018) costerà 8 milioni di euro. Di questi, 6 milioni e mezzo sono già stati finanziati da industriali della città, dalla Fondazione Cariplo e dalla Fondazione della Comunità di Monza e Brianza.

L’aerea che ospiterà Il paese ritrovato
È una “bella storia”, quella de Il paese ritrovato. La storia di una comunità di anziani che, come fosse un gruppo di amici, avrà la possibilità di vivere in un luogo sicuro, che sa di famiglia e profuma di vita. Un paese con la sua piazza, il suo bar, col teatro, il parrucchiere, il supermercato, la banca, l’ufficio, la posta, la chiesa. Sessantaquattro pazienti, insieme ai loro accompagnatori, abiteranno appartamenti pieni di luce, con spazi comuni, cucine e bagni privati. Potranno fare la spesa, bersi un caffè al bar. Potranno ritirare in banca soldi che saranno dei fac-simile. Potranno chiacchierare con la parrucchiera, il barista, le cassiere, operatori socio-assistenziali esperti di tutte le problematiche legate all’Alzheimer, pronti ad aiutarli. A prendersi cura di loro, ma con discrezione.

Il paese ritrovato avrà anche un suo luogo di culto
Ecco, io penso a quanto sarebbe piaciuto viverci, alla mia nonna. Che i suoi boccoli li voleva sempre perfetti, e qualche soldino da tenere in casa lo chiedeva sempre. Per dare la mancia ai suoi nipoti, per sentirsi Donna e poi Nonna. Sì, le sarebbe proprio piaciuto. Me la immagino, seduta sulla panchina al centro della piazza. Col suo sorriso, lo stesso con cui se n’è andata. Coi suoi dialoghi immaginari, con le sue nuove amiche. Me la immagino alzarsi felice, con la luce nei suoi occhi trasparenti. Coi piedi che non sanno stare fermi, e che chiedono di ballare un valzer. Felice. Viva.