Camminando a Milano ho scoperto… il Flamenco!
Poche sera fa mi aggiravo tra i vicoli che si dipanano da Porta Venezia quando improvvisamente sono stato rapito da dei suoni ritmici. Man mano che mi avvicinavo si definivano sempre di più come battiti di mani e di piedi. Mi sono così ritrovato davanti al Churchill Caffè. Ho scoperto che questo locale una volta al mese ricrea le atmosfere andaluse proponendo un “tablao” di flamenco con artisti che si esibiscono al “baile” con musica e canto dal vivo proprio come in un tipico patio andaluso.
E’ strano come il Flamenco, che ha radici storiche antichissime, sia così seguito a Milano, una città che probabilmente è più nota per le novità e le mode all’avanguardia. Fin dagli anni 90, Milano comunque è stato un terreno molto fertile per il Flamenco che non conosce età e ha origini storiche antichissime. Dall’oriente all’Andalusia questo ballo è stato tramandato nei secoli sopratutto dalle grandi famiglie gitane. Nei secoli passati, nei periodi di persecuzioni del loro popolo, il Flamenco è stato l’elemento culturale che ha tenuto unite le loro famiglie. Alla sera chiusi di nascosto nelle loro case, i gitani si riunivano a ballare e cantare dando vita a continue improvvisazioni che sono state la base dei grandi ballerini contemporanei. Ma è stato solo con il lavoro di Antonio Gades, danzatore e coreografo spagnolo, e in seguito con i film di Carlos Saura, che il Flamenco è stato conosciuto dal mondo intero. Nonostante gli artisti cerchino sempre di interpretarlo nel modo più tradizionale possibile, il Flamenco oggi è naturalmente soggetto anche a contaminazioni di altri suoni e nuovi balli.
Tutta la suggestione del flamenco interpretato da Carmen Affini
Seduto nel déhors del locale, mentre mi gustavo delle tapas, è incominciata una “Solea por Buleria” tipica danza flamenca. Sono stato colpito dalla grinta, determinazione e carisma della ballerina (Carmen Affini) che ha ballato allo stesso tempo con grazia ed eleganza. Vestita con una gonna lunga fino ai piedi, nera con “lunares” bianchi (i pois), una frangia e fiore tra i capelli, con i movimenti ritmici delle sue braccia e dei suoi piedi, emanava una grande energia e seguiva perfettamente il “cante”, la chitarra, le “palmas” e il “cajon” degli artisti che la supportavano alle sue spalle. L’alchimia che si creava era unica e l’atmosfera magica. Un grande sentimento coinvolgeva anche il pubblico seduto lì, a pochi centimetri, che spesso l’incitava con esclamazioni a gran voce: Carmen! Guapa! Vamos!
Il tablao non è un teatro dove il pubblico rimane distante dagli artisti. Qui la spontaneità che c’è nell’esibizione coinvolge direttamente le persone sedute a un passo. E questo coinvolgimento si manifesta in modo evidente alla fine dello spettacolo con il “Fin de Fiesta”, quando chiunque può alzarsi vestito così com’è e improvvisare un giro di Flamenco, accrescendo lo spirito di festa collettivo.
Insomma avendo la possibilità di muoversi al ritmo giusto e senza aver paura di sfigurare troppo, è un gran divertimento! Questo per confermare che a vari livelli, tutti lo possono ballare.
Ancora Carmen Affini durante uno spettacolo di flamenco
Il Flamenco è così: o lo si ama o lo si odia. Non esistono vie di mezzo. Ad alcuni il “cante” potrebbe sembrare lagnoso e noioso, altri invece lo sentono come uscire dalla profondità dell’anima, delle viscere e fondersi in un unico elemento con il “baile” e il suono della chitarra.
Anche se siamo molto distanti dalla calda Andalusia, qui a Milano c’è, meno male, l’opportunità di provare ad essere coinvolti da questa unica emozione. OLE’!
Per informazioni su stage e corsi potete scrivere a carmenaffini13@gmail.com
Foto e video di Giuseppe Ardia