Un giardino segreto e una casa per gli artisti nel cuore di Brera.
Esiste in angolo con Corso Garibaldi 89, una piccola e anonima traversa, un oasi di pace, un “giardino segreto” a pochi passi dal clamore della movida di Largo La Foppa.
Rappresenta uno di quei piani di riqualificazione di un area di “gran valore” per tutto il quartiere, che è stata a lungo abbandonata, occupata e dimenticata. Oggi qui stanno succedendo tante cose molto interessanti, naturalmente grazie all’interesse di una società immobiliare che ha deciso di investire, a scomputo degli oneri di urbanizzazione, in vece di un Comune che per tanti tanti anni è stato assente ingiustificato. Ma andiamo con ordine: nel 2007 dopo lo sgombero da parte della giunta Moratti del Centro Sociale Garibaldi, sulla piccola Via Tommaso da Cazzaniga si è reso disponibile per tutto il quartiere un edificio molto particolare, piuttosto malandato che aveva perduto da decenni una parvenza di civile abitazione, e che quasi appariva come una nota stridente in quel bel quartiere borghese che già dagli anni’80 aveva perso i suoi connotati da vecchia Milano.

Ecco come appariva l’area della Casa degli Artisti in Corso Garibaldi/Via Tommaso da Cazzaniga prima della riqualificazione
Alla fine del primo decennio del terzo millennio qualcosa però comincia a cambiare, poiché la superficie libera, retrostante al vecchio palazzo fatiscente, viene restituita alla cittadinanza come parco pubblico dove chiunque (ma solo per chi ne conosce l’esistenza, aggiungerei) può andare a trascorrervi qualche ora: bambini, anziani, abitanti della zona Brera, inquilini dei moderni palazzi circostanti e naturalmente i lavoratori in pausa pranzo che durante il giorno affollano gli uffici delle tante società che intorno vi hanno sede. Un piccolo corpo basso, discreto ed “ecosostenibile” ha animato e presidia l’area poiché è divenuto la sede milanese del WWF, con tanto di murales con variopinti animali che fanno capolino tra una vetrata e l’altra.

la sede del WWF (foto Robert Ribaudo)
Ma il grande assente, la nota stonata, la quinta incompiuta è rimasta per anni l’enorme blocco pericolante. Negli anni non basta nemmeno il vincolo della Sovrintendenza per smuovere le coscienze dei milanesi, che ne ignorano tuttora il valore storico di quel rudere. Oggi quella quinta malandata nel “giardino segreto” sta tornando a rivivere con un interessante progetto, sulla scia di quella che era la sua funzione originale. Ed è per questo che per capire più a fondo le scelte di rifunzionalizzazione di oggi sarò costretto a raccontarvi la storia di questo pezzo di Milano dimenticato, nel cuore di uno dei quartieri più ambiti della nostra città.

scorcio della casa degli artisti da Corso Garibaldi / Via Tommaso da Cazzaniga (foto Robert Ribaudo)
Partiamo dal presente o meglio da quello che sarà nel prossimo futuro: dieci appartamenti-atelier, assegnati per un periodo compreso fra tre mesi e un anno ad artisti figurativi. Questa è la destinazione che il Comune ha previsto per la storica dimora. E ora vi dico perché ciò è compatibile con la sua storia e col motivo per cui è stata edificata nel 1911. Era la Casa degli artisti, destinata «ad utilizzo esclusivo di laboratori artistici». Fu uno dei primi edifici costruiti a Milano con uno scheletro interamente realizzato in cemento armato, anche se dall’esterno si è percepita per decenni solo la grande cortina muraria in mattoni rossi. Fu voluto da illuminati mecenati, i fratelli Bogani, con lo scopo di realizzare uno spazio dove gli artisti di Brera potessero trovare un luogo dove creare e soggiornare senza l’angoscia di doversi trovare una soffitta fredda e umida dove andare a dormire. Qui inoltre le grandi vetrate creavano la giusta dimensione artistica per fare entrare la luce naturale necessaria ai pittori, in piena temperie bohemien. Da qui sono passati personaggi che allora avevano un certo seguito come Tallone, Beltrame, Ferraguti-Visconti, Alciati, Solenghi, Corvaja ma anche jazzisti come Chet Baker, scultori come Luciano Fabro e violinisti come Paul Godwin.

Le verande sul lato su strada della Casa degli Artisti (foto Robert Ribaudo)
Al progetto partecipa una società immobiliare privata, che si è occupata del restauro a scomputo di oneri di urbanizzazione, per una speculazione immobiliare sull’area adiacente e di cui fra un po’ vi parlerò. Chi si aggiudicherà il bando di assegnazione degli spazi, la cui pubblicazione è prevista dopo l’estate, in cambio avrà a disposizione i locali al piano terra dell’edificio per fare una caffetteria con spazio all’aperto protetto dalla bella pensilina di sapore vagamente liberty, che si presta a essere utilizzata per eventi e presentazioni. Gli artisti ospitati non dovranno pagare un affitto, ma un contributo per le spese e per le utenze. Dovranno in cambio rendere visitabili dal pubblico i loro atelier e avranno la possibilità di esporre le loro opere. A scegliere gli artisti sarà una commissione di insegnanti ed esperti d’arte. Nell’intenzione del Comune, tutto dovrebbe essere pronto entro metà 2017.

La quinta sul giardino con la pensilina (foto Robert Ribaudo)
E ora veniamo alla nota stonata di tutta questa operazione, che include il “recupero” di un vecchio edificio che s’affaccia sul corso Garibaldi, nella parte più prossima a Largo La Foppa, al civico 95. E’ inutile dirvi che della vetustà costruzione, dove fino a qualche anno fa campeggiava la scritta, convento di S. Anna (proprio accanto alla nota enoteca Moscatelli) rimarra ben poco, per far spazio ad abitazioni di lusso e uffici innovativi. Delle strutture del convento, condannato da decenni di abbandono, era rimasta qualche vestigia,dietro un portone di legno sempre chiuso, ma come tante volte succede in queste occasioni, ne sopravviverà solo la parvenza e la memoria, quanto basta per farne lievitare il valore fondiario.

Un cancello chiude il giardino verso i corpi conventuali, in parte già riqualificati (foto Robert Ribaudo)
Questo era anche lo scotto per poter ottenere la salvezza della Casa degli artisti, a beneficio dell’intero quartiere. Ma solo per quanti come me sono cultori di una certa vecchia Milano che se ne va, lasciatemi spendere qualche parola anche per ciò che perdiamo. Il convento di S. Anna, appartenuto ai frati Teatini, , si era qui stabilito tra il 1470 e i primi anni del XVI sec., dopo una serie di sgombri eseguiti per ragioni militari, ossia per far spazio alla spianata davanti al Castello, nei pressi della Tenaglia (di cui la via adiacente prende ancora il nome). Dallo storico seicentesco Carlo Torre apprendiamo che la chiesa era da anni in ristrutturazione: si trattava di un edificio con facciata su strada, ad una sola navata., con un coro più stretto retrostante, con quattro cappelle laterali e soffitto in legno. Accanto, sulla destra, si sviluppava il chiostro di 33 m. , che nella parte retrostante era chiuso da una serie di locali di servizio (refettorio e cucina, ecc.), dalla scala di distribuzioni al dormitorio soprastante, e da un passaggio baricentrico che portava ai giardini (quelli in parte descritti sopra). Della chiesa da tempo non rimaneva più nulla, ma mi chiedo se per la salvezza dell’originario refettorio e per il chiostro forse non si poteva fare qualcosa di più.