Ancora a Brera: un Orto e altre meraviglie!
Come forse qualcuno di voi ha sentito o visto, il nuovo direttore manager della Pinacoteca di Brera James Bradburne, dopo pochi mesi di mandato ha già fatto rifare il sito internet della struttura museale, ricalibrare le luci nelle sale e aggiungere stendardi all’esterno del museo rappresentanti i suoi pezzi forti: la pala di Piero della Francesca e il Bacio di Hayez. Ma la modifica più forte è stata presentata da poco: sale rosso peperoncino!
Ma non finisce qui; c’è di più: anche in occasione dell’ultimo Fuori Salone, l’Orto Botanico di Brera ha aperto le sue mura per installare alcune interessanti opere. Queste iniziative vanno ad arricchire l’offerta che tutto il comprensorio di Brera sta cercando di rilanciare.
Per quanto riguarda l’Orto braidense, il tradizionale calendario didattico è rivolto ai ragazzi ma anche agli gli adulti. Tutto ciò fa’ parte della convenzione stipulata dal Comune con l’Università degli Studi di Milano per le attività previste all’Orto Braidense. Fu Maria Teresa d’Austria, nel 1774, a creare l’Orto per l’insegnamento della botanica. Vennero acquistati sementi, cespugli ed alberi. Molti di questi si possono vedere ancora oggi, come le due ginkgo biloba. Nell’Orto, fra piante e fiori, abitano onischi, formiche, chiocciole, si trovano api e farfalle e gli uccelli trovano rifugio nelle chiome degli alti alberi.
Ed effettivamente il luogo è talmente suggestivo da meritare più di una visita e i ragazzi che vi lavorano sono talmente bravi e appassionati da aver ridato vita ad un luogo per troppo tempo abbandonato e trascurato. Oggi le aiuole sono di nuovo fiorite e ben curate, ma in origine l’Orto voluto dagli austriaci era ben altra cosa… e soprattutto le amministrazioni pubbliche l’hanno abbandonato per anni all’incuria e agli sterpi, tanto da non riconoscerne più il disegno del giardino. Doveva rivaleggiare con altri orti botanici del grande impero asburgico, per varietà e ricchezza, racchiuso tra l’altro all’interno dell’antico tessuto abitativo del quartiere di Brera, ricco di parchi nobiliari e conventuali, e soprattutto non ancora contaminato dai palazzi moderni sorti intorno alla nostra area verde nel dopoguerra. Insomma non sarà stato il cinquecentesco Orto Botanico di Padova per impianto e floridezza, ma era un fulgido esempio dell’oculatezza dell’amministrazione austriaca, soprattutto verso gli studi scientifici.
Oggi, mentre la città veneta ha ottenuto lo status di sito UNESCO per tale giardino, Milano cerca di sensibilizzare i suoi cittadini sul fatto che esiste un antico spazio coltivato, racchiuso tra le mura di Brera, e che finalmente l’Orto si apre di nuovo al pubblico perché sta tornando a vivere! Ma Brera non merita una visita solo per questo: al di là del fatto che esiste da anni un progetto chiamato Grande Brera che prevede l’espansione delle sue attività artistico-culturali, l’antica istituzione milanese è un grande scrigno che contiene tanti tesori, capaci di intrattenerci per intere giornate, rappresentando una meta sempre troppo sottovalutata come idea per passare qualche ora coi nostri figli. Il Palazzo di Brera affonda le sue radici nel lontano medioevo quando fu uno dei più importanti conventi dell’ordine degli Umiliati, una congregazione molto potente, con parecchie presenze sia di laici sia di religiosi in città. Questi facevano vita ritirata, avevano costumi morigerati ed erano intenti al lavoro, soprattutto della lana e della seta. Divennero così ricchi da fare paura alla stessa stabilità della Diocesi ambrosiana tanto che nel periodo controriformistico Carlo Borromeo ne decretò lo scioglimento e ne requisì le ricchezze. Il complesso conventuale che comprendeva anche la bellissima chiesa di S. Maria in Brera, una volta rinnovato, fu destinato alle scuole dei Gesuiti per la nobiltà milanese, divenendo ben presto il polo educativo più importante della città.
Se all’arrivo degli austriaci, le scuole di orientamento religioso furono chiuse, certe impostazioni furono valorizzate per aprire una serie di poli scientifico-culturali, istituzionalizzati poi da Napoleone Bonaparte, divenuto padrone di Milano all’inizio del XIX sec. Sorsero così la Pinacoteca di Brera, l’Accademia, l’Osservatorio Astronomico (anche se la specola era già in funzione dalla metà del XVIII sec.), la Biblioteca Baraidense aperta agli studiosi cittadini. Quindi la differenza rispetto a prima stava essenzialmente qui: l’ingresso a Brera e ai suoi meravigliosi tesori era ora libero, ai cittadini di Milano e non solo!
Quindi oggi come due secoli fa, fate varcare la soglia di Via Brera n. 28 ai vostri bambini, per attraversare il cortile d’onore con la statua bronzea di Napoleone imperatore, per scegliere se dirigervi verso gli ambienti con il parquet che scricchiola e le vecchie scansie lignee dell’antica Biblioteca di Brera, o verso le grandi sale della Pinacoteca al primo piano, che ospitano i capolavori dell’arte lombarda, produzioni artistiche talmente elevate da essere richieste in prestito da tutte le istituzioni museali del mondo. O ancora verso quei corridoi reconditi e bui al piano terra che ospitano i calchi di antiche sculture e le aule dell’Accademia, che ha visto passare gli artisti più importanti degli ultimi due secoli, o ancora verso le torri dell’Osservatorio Astronomico, che ancora oggi ci regalano le previsioni del tempo per la nostra città e che si stagliano fiere sulla cortina muraria che si affaccia proprio da quell’Orto botanico da cui siamo partiti. Buona visita!
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[…] visioni ed espressioni artistiche e angoli della città, penso ad esempio all’Accademia di Brera da lui frequentata agli esordi della sua formazione eclettica o al riuso della Palazzina Liberty […]