Guida ad un angolo di Milano: il Monastero Maggiore.
Milano, come ho già detto più volte, è una città che si svela timidamente e solo se sai dove andare a vedere. La proposta di oggi contempla la riscoperta di un luogo speciale, quello che un tempo era il complesso del Monastero Maggiore (non a caso, già dal nome, il più grande della città): non sembrerà ai più una visita insolita, ma a ben vedere vi darà la possibilità di scoprire numerose meraviglie tutte racchiuse in un solo grande isolato, un po’ come vi avevo suggerito per un tour presso la Piazza del Duomo. Ma vediamo che cosa è racchiuso dentro questo quadrante della vecchia città.
Partiamo allora da quello che era anticamente e come si è trasformato fino ai giorni nostri: oggi accanto alla meravigliosa chiesa di S. Maurizio sorge la sede del Civico Museo Archeologico. Sembrerà difficile immaginarlo ma quello che si palesa davanti a Corso Magenta un tempo era la parte di testa di un enorme circo romano (esattamente un sorta di ippodromo, come quello che è ben riprodotto nel film Ben Hur!), a ridosso delle antiche e colossali mura di difesa della città.
Uno dei campanili della chiesa era una torre di avvistamento sulla campagna circostante. Più precisamente l’area oggi occupata dai due edifici prima citati erano le carceres, ossia l’enorme recinto dove si preparavano gli animali e i protagonisti dello spettacolo. Tutto ciò fu fatto costruire in epoca imperiale e la sua esistenza indica l’importanza che rivestiva Milano (nel nord Italia, soltanto Aquileia, altra sede imperiale, ne aveva uno così grande). In realtà fu inglobato nella più antica Mediolanum, solo con un ampliamento appunto lungo le mura, a protezione della Porta Vercellina e dell’enorme quartiere imperiale a ovest della città riammodernato nel III sec.. In realtà, dopo essere divenuta capitale dell’impero, Milano dovette dotarsi, insieme a questa struttura per i divertimenti della popolazione, di un’addizione molto più estesa, a Est, dove lo stesso imperatore Massimiano fece sorgere delle grandi terme pubbliche.
Ma rimanendo su questo versante, le opere per orientare la struttura oblunga del circo, lungo le più antiche mura, costrinse a grandi lavori infrastrutturali, a iniziare dalla deviazione del fossato, spostando il corso del Seveso lungo l’attuale Corso Magenta e spianando una grande area dove si era generato col tempo un quartiere periferico. Al di là dei volumi delle carceres, dove erano allocate la gendarmeria di vedetta sulle mura, le stalle e le palestre, vi era il grande impianto sportivo, che non era solo un ippodromo, ma era anche il luogo in cui l’imperatore comunicava col popolo e ne riceveva l’omaggio dalla tribuna collegata al suo palazzo retrostante, pressappoco tra l’attuale Piazza Affari e la vicina Via del Torchio.

L’andamento del circo si legge chiaramente nel tessuto cittadino moderno (elaborazione grafica di Ciabattine.net)
Secondo gli scavi archeologici realizzati nel tempo, l’opera doveva essere di dimensioni impressionanti: si legge ancora nel tessuto viario del quadrante cittadino moderno, lasciandone persino il ricordo nella toponomastica (Via Circo ad es.). Aveva una lunghezza di 470 m. sull’asse maggiore e una larghezza di 85 m. sull’asse minore. Il campo di gara, diviso dalla spina centrale, risultava poco più largo di 70 m., maggiorato dalle gradinate degli spalti di 7 m. per lato.
L’inizio della trasformazione
Era talmente imponente che alla fine del IV sec., il generale Stilicone, approntando la difesa della città dai Goti, lo usò come un antemurale fortificato per poter garantire la difesa da eventuali attacchi provenienti da ovest. Tra il VI e il VII sec., in epoca longobarda, re Agilulfo, si stabilisce nei quartieri dell’imperatore e ne fa la sede del suo potere, insieme al Cordusio, dove risiede il vicario regio, il gastaldo.
Ma quello che accade durante il Medioevo rappresenta la svolta e il risultato di ciò che è giunto fino a noi. Già in età carolingia alcuni monaci occupano questa porzione del complesso. Ma il nome completo della Chiesa di S. Maurizio presso il Monastero Maggiore gli fu attribuito dopo il 964, quando l’imperatore Ottone I, dona al complesso monastico una reliquia di S. Maurizio.
La torre poligonale, (detta anticamente ed erroneamente, “torre di Ansperto”) anche questa parte delle fortificazioni romane, conservata ancora oggi nel giardino retrostante gli edifici museali, venne usata a lungo come oratorio del Monastero e quindi affrescato con figure di santi.
Nel 1447, le monache del Monastero Maggiore, accusate di inosservanza delle regole, scelgono la clausura, motivo per cui ancora oggi abbiamo una grande grata nell’arcone sopra l’altare dell’aula di culto (oggi di osservanza ortodosso) che separava da una grande aula retrostante, a doppia altezza, un tempo dedicata interamente alle funzioni delle stesse monache. Ma le monache diventano sempre più potenti e ricche tanto da poter commissionare una nuova e più grande chiesa. La costruzione pare essere completata già nel 1509, ma la consacrazione è fissata dieci anni dopo. Intanto nel 1515 si inizia la decorazione pittorica della volta.
Tra il 1522 e 1530, Bernardino Luini esegue gli affreschi, con le Storie di S. Caterina, che ispirò poi il dramma omonimo a Giocosa. L’ampio ciclo pittorico che riveste entrambi gli ambienti ecclesiastici, hanno valso alla chiesa di S. Maurizio, l’epiteto di “Cappella Sistina” di Milano, con un filo narrativo, ricco di curiosità, che lascia tutti, grandi e piccoli, particolarmente impressionati.

Un’originale interpretazione dell’arca di Noè, in fondo all’aula delle monache (foto di Robert Ribaudo)
Ancora alla fine del XVIII sec. si ricordano le vaste ortaglie, (e non a caso l’adiacente Via Vigna ne ricorda la destinazione agricola), di cui era circondato il complesso religioso. Nel 1798, con l’arrivo dei francesi, viene soppresso il monastero, che da quel momento oltre ad essere adibito ad usi impropri, subisce nel corso dell’Ottocento, una serie di mutilazioni, quando viene abbattuto il chiostro maggiore, e gli edifici connessi, per l’apertura delle vie Luini e Ansperto. Infine dopo i danneggiamenti in seguito ai bombardamenti della II guerra mondiale, viene abbattuto anche il secondo chiostro, e il complesso, dal 1965, è adibito a sede del del Civico Museo Archeologico.
Qui possono ammirarsi, oltre a una ricca collezione di pezzi di statuaria di epoca romana, le mura imperiali romane, di cui parlavo all’inizio, ancora ben conservate nei sotterranei. Si tratta di una cortina in mattoni spessa in media m.1,70, fino a 11 m. di altezza sul cammino di ronda.
Dove: Corso Magenta 15.
La visita alla chiesa di S. Maurizio è garantita dai volontari del Touring che vi accoglieranno e vi guideranno nella visita. Inoltre è spesso teatro di concerti per la presenza di un enorme e antico organo barocco.
Museo Archeologico : è aperto da martedì a domenica: 9.00 -17.30 (ultimo ingresso ore 17.00). Ingresso gratuito ogni giorno durante l’ultima ora di apertura e tutti i martedì dalle ore 14:00.
Chiuso: tutti i lunedì.
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[…] una volta di essere al cospetto di una Milano che non si sa, magari dopo aver fatto una visita al Monastero Maggiore, vi propongo di porre le spalle a Palazzo […]
[…] parte dell’articolato sistema difensivo romano ai lati della classica porta urbica romana, così come altre già presenti in città. Vi era qui infatti, nella prima età romana, durante il primo castrum insediativo, la Porta […]
[…] contrada, e ricordando con quel “Cerchio” la sovrapposizione alla più vetusta opera romana del circo (il cui toponimo si ritrova nell’adiacente […]