Oggi i ragazzi si sfidano così. E lo racconta anche il milanese Guido Bagatta in “72 ore”.

Da che mondo è mondo, la strada verso l’emancipazione viene intrapresa dai giovani attraverso sfide e provocazioni, abbondantemente nei confronti della famiglia e certamente anche rispetto al contesto sociale. In particolare, Guido Bagatta ha preso in prestito, per scrivere il suo romanzo “72 ore”, un gioco sfidante che sembra essere rimbalzato in vari Paesi del pianeta sulla piattaforma social di Facebook.

Ma non potrei entrare nel merito di questa presa di posizione degli adolescenti, se non raccontandovi prima il mio incontro in qualità di blogger alla presentazione del libro, occasione in cui ho fatto la conoscenza dell’autore. Chissà quanti di voi hanno già incrociato il Bagatta giornalista e conduttore via etere, in programmi TV, alla radio, a manifestazioni sportive…  a quella presentazione ho avuto modo di conoscere una persona un po’ meno pubblica, ma davvero estremamente piacevole.

La copertina del romanzo di Guido Bagatta

La copertina del romanzo di Guido Bagatta

Con toni più intimi e simpatici ci ha spiegato la sua personalissima scelta di narrare questa vicenda ispirata a qualche storia vera (anche se in rete ci sono voci che negano la realtà di questi episodi): attraverso questa sfida ha potuto pennellare un ritratto del bisogno di crescita dei ragazzi ai tempi dei social media, e in un’epoca in cui gli stessi sembrano opporsi non tanto a un’oppressiva presenza parentale, quanto piuttosto a una eccessiva libertà d’azione, fino talvolta a un’indifferenza da parte di familiari troppo occupati a far fronte alle contraddizioni della propria vita.

Il celebre Bar Magenta di Milano è uno dei luoghi in cui si snoda la vicenda del romanzo

Il celebre Bar Magenta di Milano è uno dei luoghi in cui si snoda la vicenda del romanzo (photo: 6e20.it)

Sì, perché il 72 – eccoci al punto – come si evince tra uno scambio tra madri nel romanzo è “una specie di sfida che sta prendendo piede sui social tra i ragazzini. In pratica si deve scomparire dal mondo degli adulti per tre giorni, quindi 72 ore, senza lasciare traccia (abbandonando cioè anche l’immancabile cellulare)”. ALT! Prima che i più possano tirare su un muro commentando che queste vicende non andrebbero mai pubblicizzate e tantomeno romanzate, mi preme sottolineare il taglio di Bagatta: nel libro è evidente la sua volontà di esaltare al massimo il fatto che dal suo punto di vista e secondo la sua esperienza, i ragazzi oggi non sono poi dei pazzi sconsiderati, anzi, la sua protagonista è un’adolescente milanese dalla coscienza robusta, dai forti valori, pur avendo voglia di uscire dal guscio.

I protagonisti vanno al festival musicale spagnolo di Monegros. Mutatis Mutandis, una Woodstock uptodate.

I protagonisti vanno al festival musicale spagnolo di Monegros. Mutatis Mutandis, una Woodstock uptodate.

Ecco cosa fa di questo romanzo una storia davvero insolita e originale da leggere, arricchita da qualche sfumatura poliziesca… e in più, per i meno giovani, è l’ABC per conoscere i linguaggi, le modalità e le tendenze dei ragazzi, di Milano ma non solo. Con l’autore si diceva che riflettendo così puntualmente la contemporaneità, sarebbe auspicabile vedere il romanzo trasformato in una serie TV, oggi forse persino più seguite rispetto al cinema tradizionale. Quindi, queste 72 ore di fuga, non sono altro che una versione attuale di molti tentativi di emancipazione che da sempre hanno caratterizzato la vita giovanile: io stessa ricordo una fuga di poche ore nel mio quartiere munita di un pacchetto di grissini. Per il mio ritorno, più di tutto poté la fame. Ma vorrei aggiungere che sempre sui social i ragazzi condividono molte altre sfide: una di queste, che mi ha molto positivamente colpita, è il gioco del Quidditch! Sì, proprio quello di Harry Potter!

Harry Potter sfida l mitico Quidditch un alunno del suo college

Harry Potter sfida l mitico Quidditch un alunno del suo college

Ne ho parlato con la simpaticissima Chiara Molteni, una giovane che fa parte della squadra Milano Meneghins Quidditch: per chi non conoscesse l’attività, nei libri e film del maghetto più famoso del mondo, due squadre avversarie si sfidano cercando (soprattutto) di conquistare un boccino dorato, a bordo di manici di scope volanti! Chiara mi dice che tutti le chiedono come facciano i ragazzi a volare: in realtà il gioco, lanciato sui social come Facebook, si svolge coi piedi per terra ma con una scopa tra le gambe che non va mai fatta cadere.

La squadra dei Milano Meneghins Quidditch, giocatori REALI di questo game... magico!

La squadra dei Milano Meneghins Quidditch, giocatori REALI di questo game… magico!

Poi tutto ricorda il gioco originale tra “battitori”, “cacciatori”, anelli in cui inserire la palla “pluffa”… il boccino, non potendo volare, è inserito in un calzino appeso ai pantaloni di un giocatore dalla livrea dorata: poiché non deve farsi prendere, negli USA i “boccini” sono trasportati da esperti di Parkour, disciplina metropolitana che vede gli atleti correre superando qualsiasi ostacolo, anche verticale. Insomma, non si tratta di una sfida sportivissima e curiosa? Sta prendendo piede in tutto il mondo con grandi campionati e testimonia che per gli adolescenti lo sport può essere più forte di ogni protesta.

Il capitano della suqadra dei Milano Meneghins Quidditch in azione

Il capitano della suqadra dei Milano Meneghins Quidditch in azione

Ora, non dico di schierarvi in campo come questi atletici ragazzi, ma di leggere comodamente in poltrona “72 ore” sì: una fuga che si trasforma in una bella evasione per tutti i lettori.

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