Diversità a Milano: ieri eretiche oggi donne maltrattate e discriminate!
Dopo i recenti fatti di cronaca, che vedono le donne, ma anche le categorie più deboli, i diversi, gli ultimi, discriminati e spesso fatti oggetto di oltraggi, è pensiero comune che un paese civile debba prendere posizione. Il parlamento dopo anni di silenzio, sta cercando faticosamente di regolarizzare quanti vivono al di fuori della classica concezione del matrimonio, e non mi riferisco solo al mondo lgbt ma anche alle coppie di fatto .
Ci sono ancora forti ostacoli da parte degli ambienti più conservatori e dalla Chiesa cattolica. Mi sembrava pertinente per assonanza e per intenti farvi partecipi di cosa succedeva a certe categorie di esclusi, e di libere pensatrici/tori solo qualche secolo fa. Molto si è fatto… ma molto si deve ancora fare.

Il processo e alcuni passaggi del processo del XIII sec., ai seguaci di Guglielma la Boema, prima proclamata santa e poi scomunicata come eretica
Nel passato le donne, spesso sole, che avevano atteggiamenti anticonformistici erano bollate come streghe e macchiavano spesso dell’infamia dell’eraesia anche gli uomini che ruotavano intorno al mondo sommerso del pensiero non convenzionale, della conoscenza occulta e spesso della stessa scienza. A Milano c’è un luogo che ne ricorda gesta e supplizi. E così quando andate al Parco delle Basiliche a portare i vostri bambini a giocare, pensate a quanto sto per raccontarvi…Dove oggi c’è un’area verde, dove volano le rondini, corrono i nostri bambini, e fino a notte fonda aleggia l’allegria della movida milanese, un tempo si bruciavano gli eretici e le streghe. Ma non pensate solo a quelle streghe col pentolone sempre fumante, il gatto nero, il gallo e i simboli di Satana appesi alle luride pareti di qualche stamberga…
I processi venivano intentati contro donne del popolo, con le accuse più disparate: c’è chi aveva tentato di avvelenare il padrone o per essere soliti ritrovarsi in maniera sediziosa per organizzare un sabba, o per alcune misteriose ammissioni come quelle di certa Sibillia Zanni e Pierina de’ Bugatis impegnate nel misterioso “Gioco di Diana che chiamano Herodiade”, o di Madama Horiente come signora del gioco. Insomma, i registri dei processi sono colmi delle più disparate confessioni, spesso estorte con l’uso della tortura. C’è persino il celebre caso di Guglielmina Boema, morta e sepolta come santa nel 1281, dissepolta e bruciata come eretica a Piazza Vetra nel 1300 insieme alla sua seguace, ancora viva, Manfreda! Ma torniamo alla Vetra: già luogo mefitico fin dall’antichità, per le acque impaludate e maleodoranti nella depressione oggi occupata dal parco, e stretto tra le due basiliche di S. Lorenzo e S. Eustorgio, è sempre stato il cuore di un’area popolare, densamente abitata, e irrorata di canali, rogge e acque putride.
Solo i bombardamenti dell’ultima guerra hanno cancellato questo vecchio tessuto di case e casupole addossate alle due chiese. Col basso medioevo divenne il luogo del dolore e di espiazioni delle colpe più turpi dove si tenevano supplizi, impiccagioni e condanne capitali, divenuto in breve famoso per le esecuzioni e i roghi dei condannati a morte. A ricordarlo c’è ancora il monumento a S. Lazzaro (non a caso il santo che assiste alla sofferenza) in sostituzione della croce precedente, ora poco visibile tra le aiuole di Piazza Vetra.
Giuseppe Elena, 1833 (Fondazione Cariplo) – veduta della Vetra, con la crocetta di S. Lazzaro: visibile allora come oggi
Ma andiamo con ordine: partendo dal XIII sec. e da Piazza S. Eustorgio, che allora era solo uno slargo davanti alla chiesa dei Domenicani e al convento che ospitava l’Inquisizione. Qui tra il XIII e il XVI secolo si consumò più di una condanna al rogo per donne accusate di stregoneria o per uomini riconosciuti come eretici. Infatti già dal 1233 le strutture conventuali ospitano la sede del Tribunale dell’Inquisizione, in mano ai difensori della fede, i Domini canes (più facilmente conosciuti come Domenicani): preoccupato dal diffondersi dei movimenti ereticali a Milano, il papa Gregorio IX, sottrae l’Inquisizione al controllo episcopale e la affida solo a inquisitori di sua nomina, scelti fra Domenicani e Francescani. Il Tribunale è presieduto da due giudici di pari poteri, prelevati dai due ordini, affiancati da uno staff di giuristi.
Marc’Antonio Dal Re, veduta settecentesca della Piazza S. Eustorgio, con il convento dei Domenicani, sede dell’Inquisizione.
Nel 1251, il domenicano Pietro da Verona, poi conosciuto come S. Pietro martire, è nominato inquisitore generale per i territori di Milano e Como, con sede nel convento. Sarà l’artefice di aspri processi e condanne per centinaia di uomini accusati di appartenere a sette eretiche, che alla fine esasperati ordiranno una congiura che porterà al suo assassinio. Alla fine del XIV sec., sempre qui, si apre la stagione dei processi per stregoneria con il temuto inquisitore Beltramino di Cernuscullo, il Torquemada milanese. Pian piano, con la perdita di importanza dell’Inquisizione a favore dei processi civili, le gogne pubbliche si spostano sul retro della Basilica di S. Lorenzo, alla Vetra. Così dal XVI sec. diviene questo il luogo deputato alle condanne a morte. I documenti archivistici ci raccontano di centinaia di processi e pene da infliggersi a donne e uomini accusati di strani riti satanici.
Ma la morte non aleggiava solo in mezzo alla piazza, ma tutta la zona era attrezzata affinchè i supplizi avvenissero con più sistematica celerità. Infatti, presso la vicina Via della Chiusa c’era già dal XIII sec. una torre a protezione dell’importante manufatto idraulico (la stessa chiusa che diede il nome alla contrada), riconvertita ad umida prigione nel XVI sec. Nel 1598 si pensa di farne un carcere apposito per le streghe. Tra i promotori dell’iniziativa c’è anche il cardinale Federico Borromeo. Nel 1611 il progetto, rimasto nel cassetto, viene rispolverato dal governatore spagnolo Velasco e nel 1620 si stanzia la cifra occorrente. Anche sta volta le streghe hanno la meglio e l’iniziativa non decolla e alla fine del XVIII sec. l’edificio ormai cadente viene demolito.
Solo con gli austriaci, nel 1814, il patibolo viene spostato da qui al “prato della morte” fuori dai Bastioni a Porta Ludovica, allontanandolo dalla vista del popolo milanese e dalla Vetra.