Il caso di S. Protaso al Lorenteggio: là dove non riuscirono i barbari… può la logica del profitto.

Abbiamo messo più volte in luce tramite questo blog come la giunta uscente si sia più volte distinta per una politica ambientale piuttosto ondivaga e a geometria variabile, quasi senza una visione globale del verde pubblico o del benessere dell’intera cittadinanza.

Credo però che questo atteggiamento l’abbiamo riscontrato anche per i beni culturali e le risorse monumentali della città. Premetto però che molti dei luoghi e fatti che citerò sono frutto di interventi spesso ereditati dalle passate giunte, che tuttavia sono stati mal gestiti e a cui non si è posto nessun argine (per problemi economici e contrattuali!) con indirizzati interventi migliorativi. Così fu per la vicenda dei parcheggi di S. Ambrogio, Piazza XXV Aprile e Piazza Meda dove fu chiaro sin dall’inizio che il fermo cantiere e l’archeologia preventiva più volte invocata poteva essere semplicemente superata dal buon senso. Così fu per l’annosa questione della valorizzazione della Darsena, il cui risultato appare oggi piuttosto deludente. Così è stato per la svendita di parte del Demanio Comunale localizzato in zone di pregio (mi riferisco alla vendita degli uffici di Via Larga o all’abbandono del palazzo Via Melchiorre Gioia, a titolo d’esempio), all’infinito cantiere del Teatro Lirico e così ancora per altre vicende.

La piccola chiesetta di S. Protaso al Lorenteggio come si presentava qualche tempo fa

La piccola chiesetta di S. Protaso al Lorenteggio come si presentava qualche tempo fa (da paulpablophotography)

Sull’onda di queste poco avvedute manifestazioni e di incapacità gestionale, oggi vorrei segnalarvi un caso alquanto raccapricciante: la messa in pericolo di una piccola chiesetta al Lorenteggio lambita dagli scavi della costruenda linea metropolitana M4: è il piccolo oratorio di S. Protaso al Lorenteggio o alle Lucertole, come è conosciuta più comunemente, per essere stata dispersa per secoli nella campagna e solo da pochi decenni atterrata, come un UFO, in uno spartitraffico tra due ali di macchine. Il bene è entrato talmente a fondo nell’immaginario popolare dell’intera città tanto che Mazzarella, volle dedicargli una canzone con le seguenti parole:

L’è ona gesa che gh’è in su la strada che pòrta a Biegràss,
la gh’ha minga el sagraa e l’è fada de sass;
l’è frèggia d’inverna, coi mur che se lassen andà,
ma la cros del Signor la te manda calor.

Quand l’è primavera e in de l’aria l’è teved el sô,
caccen dent el crapin e stan lì a curiosà,
la famiglia luserta: i fiolìn con la mamma e ’l papà
lì de sòtt de la cros preghen fòrsi anca lor.

Nòtt e dì gh’è semper ‘vert a la gesa di lusert,
lì ghe prega la pòvera gent, senza cà, senza nient.
Fàmm la grazia anca a mì, che son pòver come tì,
tì t’el see che son senza pretes,
scusom tant se hoo pregaa in milanes.

Ora la vicenda mi ricorda ciò che già è accaduto per tanto nostro patrimonio culturale di Milanese messo in pericolo se non distrutto da questa affannosa sete di modernizzare la città. Ricordo su tutti gli scempi del periodo fascista sui chiostri della Certosa di Garegnano, rasi al suolo per costruire l’autostrada dei Laghi o l’abside e la torre nolare dell’Abbazia di Chiaravalle messa più volte in pericolo dalle vibrazione della linea ferroviaria per PV-GE pensata e costruita troppo a ridosso di un complesso monumentale così delicato! Ho portato non a caso due casi di interventi operati durante il ventennio dove il parere della cittadinanza non era contemplato.

La chiesetta come si presenta oggi circondata dal cantiere del MM4

La chiesetta come si presenta oggi circondata dal cantiere del MM4

Anche oggi la gente del Lorenteggio, seppur dopo innumerevoli petizioni per evitare l’abbattimento degli alberi e per allontanare la rovina dell’unica testimonianza di storia della zona, non è stata minimamente ascoltata. Ripeto stiamo parlando di quei pochi segni di cultura del territorio che spesso sono l’ultima riserva di memoria per borghi (oggi quartieri, dopo l’annessione al territorio comunale), che seppur di origine agricola hanno perso totalmente la loro identità.

Ma oltre a questo, che cos’ha di tanto speciale questa chiesetta, posta non in linea nemmeno con la via Lorenteggio (forse in linea con una più antica strada che costeggiava il canale dell’Olona) ?

L'oratorio di S. protaso negli anni '50

L’oratorio di S. protaso nel dopoguerra, quando la città avanzava e stava già per ingoiarla.

Innanzitutto la sua antichità, essendo stata edificata intorno all’anno 1000 da alcuni monaci benedettini per portare la buona novella ai contadini del borgo che abitavano in alcune cascine adiacenti allo stesso oratorio e che oggi sono scomparse sotto i palazzoni anni ’60 ai lati della strada.

La cascina S. Protaso prima della sua distruzione

La cascina S. Protaso a lato dell’oratorio omonimo, prima della sua distruzione

Fu inoltre luogo di sosta di Barbarossa durante l’assedio alla città nel 1162, costretto a fermare la sua avanzata davanti alla resistenza delle truppe milanesi qui assembrate. Pare che per questo l’imperatore voleva distruggere il piccolo oratorio, ma preso da improvviso fervore, pare invece che vi sostò in preghiera davanti al dipinto della Madonna per chiedere la vittoria sui milanesi, che ottenne, risparmiando la chiesina.

Ora tralasciando la lunga storia del monumento e l’enorme sacrificio anche della popolazione locale per tenerla in piedi e per trovare i quattrini per i molti restauri a cui è stata sottoposta durante questi secoli, mi chiedo: riuscirà la MM dove non potè nemmeno il Barbarossa?

Ai posteri l’ardua sentenza, contando a fine lavori i danni di tanto tremolio!

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2 comments, add yours.

Credo che lascino che sia “il destino” a decidere se S.Protaso sopravviverà ai tremolii e al cantiere. Gli alberi sono stati tolti, così da assicurare la bruttezza anche a questo ex viale verde della periferia cittadina. Il traffico sicuramente diminuirà, così come sappiamo essere diminuito negli anni, giusto? La metropolitana darà lustro a questa inutile zona della città, così come è successo al Corvetto e a Rogoredo, oggi estremamente attrattive e riqualificate grazie alla benedizione di una linea di metrò. Grazie quindi, direi al Comune e ai suoi tecnici, grazie per averci fatto capire ancora una volta quanto questa città vi stia a cuore. La Darsena, ne è stato un esempio. Proprio bella. Grazie. :'(

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  1. […] E purtroppo il tracciato scelto per la nuova linea metropolitana, sta coinvolgendo, oltre che alcuni viali alberati con il loro patrimonio vegetale, il parco Solari, la Vetra e prossimamente lambirà anche il […]

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