Essere milanesi. Negli anni Cinquanta.
Qualche tempo ho scritto dell’essere milanesi oggi, delle mode, delle tendenze eccetera. Vi ricordate? Si parlava delle scarpe basse per signore e signorine, dell’enotechina invece del bar anni Duemila da Happy Hour, degli acquisti moda molto radical chic al mercato… Poi ho fatto un incontro, circa una decina di giorni fa. Sì, un incontro con una persona che mi ha conquistato al primo sguardo, poi mi ha rapita con le sue parole, con cui racconta dell’essere milanesi ma negli anni Cinquanta, parole che potete leggere anche voi nei suoi libri.
Io sto leggendo l’ultimo – “Arrigoni e l’assassino del prete bello” – : è una delle indagini del Commissario di Porta Venezia “dal volto umano”. Sì, un giallo, ma è la narrazione, più che l’indagine poliziesca, a farla da padrone: quel modo di raccontare pieno di garbo e di stile genuino, ispirato un po’ alla scrittura di Georges Simenon. L’autore? È Dario Crapanzano, ribattezzato il Camilleri di Milano perché come lui ha ottenuto successo in qualità di scrittore nella “seconda metà” della sua vita.
Perché di vite ne ha avute parecchie, anche quella di copy pubblicitario come la sottoscritta… ma non è per questo che ho sentito subito un’assonanza, conoscendolo a una presentazione del libro organizzata da Mondadori dedicata ai blogger come noi che parlano di Milano. Con la stessa brillante signorilità con cui scrive, ha risposto alle nostre domande facendoci letteralmente immergere con la fantasia in una Milano d’antan, quella della fine della Seconda Guerra Mondiale, poi degli anni Cinquanta, e aggiungerei io, dei primi anni Sessanta. Dopo aver accennato all’instabilità del Dopoguerra in cui, come nel resto d’Italia, c’erano più faide personali tra i cittadini che non regole civili, Crapanzano ci ha rammentato della vita nelle case di ringhiera, dove imperava innanzitutto il valore della solidarietà.

La vita nelle case di ringhiera, raccontata con grande umanità da Crapanzano (photo:lombardiabeniculturali)
Qui non abitavano solo i meno abbienti, ma anche una piccolissima borghesia in crescita, rappresentata da quei professionisti di un tempo: la modista ne costituisce un esempio tipicissimo. Da non credere, tra ragazzini e ragazzine della corte c’era già una qual promiscuità, anche se Crapanzano tiene a sottolineare ”ma molto pulita!” E c’era un diverso codice etico: anche la malavita era quasi “perbene”, nella corte delle case di ringhiera i modesti delinquenti venivano difesi dai condomini. L’autore ci ha raccontato una mini storia personale: disturbato da una vicina petulante, era stato invitato dal padre a darle una scopata sulla “scèna”, sulla schiena. E lui, obbediente, gliel’aveva data, senza capire che era solo un paradosso, un’allegra provocazione! Diverse dai negozi di oggi erano le botteghe della zona di cui racconta, quella di Corso Buenos Aires, oggi popolate dalle catene commerciali internazionali. Come ricorda anche nel libro, nei bar si potevano già mangiare i sanguiss, traduzione milanese di sandwich.
Insomma, Crapanzano sulla Milano di ieri ne sa tante, pensate che nel 1970 aveva pubblicato in proprio (ben prima del self-publishing!) la guida ai luoghi più suggestivi della città “A Milano con la ragazza… e no”. Un libro che aveva avuto un successone, ripagando l’autore il quale si era avvalso della dote della moglie per poterlo pubblicare! Un mito! Poi nei suoi libri si trova anche la Milano dei primi studi pubblicitari, vista la sua personale esperienza, e mille altre citazioni e ricordi adorabili (condivisi da tutti gli italiani d’allora) come l’uso della polverina Idriz,

La mitica polverina Idriz! Nel testo pubblicitario si parla orgogliosamente di acqua minerale ARTIFICIALE!
[youtube https://www.youtube.com/watch?v=z1wBajeWul4]
il leggendario Vicks Vaporub da spalmare sul petto contro le costipazioni,
il liquore doppio Kümmel,
lo chemisier, la Stipel (oggi Telecom), il rito della pastina in brodo eccetera. E per dimenticare i problemi sociali di allora? Ieri come oggi, si metteva in primo piano lo sport: non solo il calcio, ma ancor più il ciclismo con l’accoppiata Bartali – Coppi. All’epoca, Milano era la capitale del ciclismo su pista nel mitico Velodromo Vigorelli… Per concludere, se non potete farlo di persona, vi invito a conoscere Dario Crapanzano almeno attraverso i suoi bei libri: oggi non tira più scopate sulla schiena, ma battute e memorie delicate che colpiscono il cuore.
One comment, add yours.
hipster sisters
Urge acquisto immediato!!! HiddenHipster