Essere o non essere. Milanesi.

Ai tempi dell’Expo, essere “foresti” a Milano, forse può far nascere il desiderio di ispirarsi allo stile dei cittadini residenti: così si potrebbe interpretare un simpatico decalogo/test pubblicato da Corriere.it a vantaggio di chi non sia milanese al 100% ma voglia perlomeno apparire come tale. Prima di parlarvene e divertirci un po’ su questo trendytema, desidero fare un breve affondo sulla nostra milanesità: e parlo di quella di Ciabattine.net. Di recente in rete è apparso un quadro semiotico dei blog su Milano realizzato da squadrati.com, sul quale lascio a voi personali considerazioni.

Il quadrato semiotico sui blog milanesi realizzato da squadrati.com

Il quadrato semiotico sui blog milanesi realizzato da squadrati.com

I commenti di vari blogger in calce erano in generale il fatto di non sentirsi del tutto ben inquadrati in uno schema suddiviso tra 4 Milano: la rampante, la comunitaria, quella da conservare e quella senza speranza. Ne approfitto così per sottolineare il nostro modo di vivere e commentare Milano su Ciabattine, che in qualche modo abbraccia queste visioni più alcune altre.

La testata del nostro blog: il punto di vista DA Milano

La testata del nostro blog: il punto di vista DA Milano

Il nostro, come si evince dalla testata, è il “punto di vista DA Milano”. In sostanza, un blog trasversale che fotografa le moltissime anime della città: parliamo sì tanto DI Milano, quella più segreta e insolita da conoscere da vicino, quella delle novità a tutto tondo, dalle iniziative in corso alle tendenze. Poi proponiamo anche la Mi-lagno, lo spazio aperto alla protesta su ciò che a parer nostro qui funziona meno. Ma soprattutto, quando affrontiamo anche altri temi (cinema, mondo digital e letture per esempio), fatalmente esprimiamo e rispecchiamo il pensiero di tre persone che vivono e respirano la vita di questa metropoli. Dopo aver ricordato il nostro essere blogger milanesi, torniamo alla milanesità di moda raccontata da Corriere.it con cui ho aperto l’articolo, quella anelata anche da non cittadine del luogo. Del decalogo di stile riporto appunti secondo me molto centrati per poi dirvi i miei personali. La milanese “deve” indossare la scarpa bassa: ma non solo mocassino e ballerina, io aggiungo anche le intramontabili shabby-chic Clarks.

L'understatement milanese punto molto sulle scarpe basse, ballerine e affini

L’understatement milanese punta molto sulle scarpe basse, ballerine e affini

Avere il sedere sfuggente, cioè un mero proseguimento della coscia: “magra” è indispensabile. Il braccialettino poverissimo, sempre accompagnato poi da gioielli deluxe. Capelli fonatissimi, di ogni foggia e lunghezza. Bisogna poi abbandonare la parola “festa” per sostituirla decisamente con “evento”. Da qui in poi intervengo con riflessioni mie: se nel post si parlava di usare shampoo miliardario a casa ma fare la piega dal parrucchiere cinese, e altresì farsi fare la manicure dalle catene sempre made in China, mi piace sottolineare che oggi il/la milanese trendy vive partendo dal presupposto “I tempi sono cambiati per tutti”.

Prodotti di bellezza miliardari ma piega e unghie made in China!

Prodotti di bellezza miliardari ma piega e unghie made in China!

Così, prendendo spunto dalla crisi vigente, anche chi non l’ha sentita neanche un po’, ci tiene a sottolineare che (oltre appunto presso l’estetista cinese) fa acquisti fashion solo al mercato, dove conosce le bancarelle giuste.

Il "cachemirino" a Milano si compra al mercato, alle bancarelle "giuste"

Il “cachemirino” a Milano si compra al mercato, alle bancarelle “giuste”

E poi le vacanze: no, non è più possibile andare in villeggiatura, fare viaggi eccetera. Allora, direte voi, il milanese DOC resta in città? Macchè, si dirige ben contento nelle sue magioni al maremontagnacollinalago (perché ne ha una in ognuno di questi distretti, come i marinai con le amanti in ogni porto), e, se interrogato, parla delle proprie case “importanti”. L’eufemismo più in voga per non dire “lussuose”. Sempre DOC è il milanese che non pratica più il superato Happy Hour, l’aperitivo che ha spopolato nella prima decade del 2000, ma preferisce l’enotechina (chiamatela però Wine Bar) sconosciuta e adora lo street food.

Un wine bar DOC di Milano, il Ross e Bianch

Un wine bar DOC di Milano, il Ross e Bianch

Che a Milano non c’è, perché per strada c’è solo qualche chioschetto, ma prelibatezze tipiche di questa gastronomia on the road, in città si pregustano in locali di tendenza. Un esempio: per la prima volta nella mia vita, in un bel posticino trendy nella zona est di Milano, ho assaggiato il “ganassino”, ovvero una dimenticata perché troppo poco costosa parte della carne del manzo, la guancia. Che sotto forma di brasato è pa-ra-di-si-a-ca. Così anche il food, specialmente in periodo di Expo, si fa fashion in città… e allora ricordiamoci come si definirebbe oggi un vero autoctono, usando le parole della brillantissima giornalista da me adorata, Natalia Aspesi: “Qual è la differenza tra fashionista e fashion victim? La seconda fa anni ‘ 80, e la prima? Non è follower, ma trendsetter”. Capito? Un milanese l’è inscì.

 

 

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2 comments, add yours.

e comunque direi…stoooooria! 🙂 bellissimo post!

Grazie mille! Very milanese, isn’t it? 🙂

2 Trackbacks

  1. […] what it’s trendy to wear and to do. It has been started on corriere.it and I really like the article that my friend and co-blogger Cristiana Palmigiano wrote on our collective blog about Milano, […]

  2. […] tempo ho scritto dell’essere milanesi oggi, delle mode, delle tendenze eccetera. Vi ricordate? Si parlava delle scarpe basse per signore e […]

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