Quella sera la poesia è volata fuori dalle sbarre ed è uscita a cena con Alda
Ero in scooter, quella sera, mentre mi recavo a questo incontro davvero speciale, e l’aria era già tiepida tiepida: non a caso la performance che mi aspettava titolava “A cena con Alda – Sono nata il ventuno marzo, a Primavera”. E non si trattava solo di una pièce rappresentata presso il teatro Oscar di Milano, perché l’invito era stato definito “un cenacolo meriniano”. In concreto, l’ouverture era un aperitivo e una risottata con lo zafferano, niente di più sintonizzato con la più milanese delle poetesse, quella dei Navigli: Alda Merini, nata il primo giorno di Primavera.
So bene che è un’artista assai controversa, di quelle che non possono piacere a tutti e che, tramite i suoi versi, sa dare una scossettina a molte coscienze. Ma qui il punto è che celebrando lei con – come dice la locandina – “i suoi amici più cari, le figlie, spettatori e attrici detenute” si voleva dare voce a donne folli, invisibili e soprattutto recluse (cito ancora una volta da un’altra locandina), proprio come la poetessa. Quelle persone che, a parer mio, sono ben ricordate in un aforisma della Merini: “CI SONO FIORI BELLISSIMI AVVINGHIATI A UNA SBARRA”. A molti ricorderanno magari un bel glicine, a me, da quella sera, gli interpreti della performance.
Sul palco infatti c’era la Compagnia Cetec Dentro/Fuori San Vittore, guidata dalla Presidente nonché autrice, regista e drammaturga Donatella Massimilla, con cui ho avuto modo di parlare e che mi ha colpito per una verve d’eccezione, un entusiasmo autentico, uno spirito forte e libero.

Donatella Massimilia (nello speciale TG indicato più sotto): la regista dello spettacolo, nonchè Presidente del Cetec, il cui slancio supera le barriere. E anche le sbarre.
Una passione condivisa da Elisabetta Centis, una delle vitali anime dell’organizzazione, che mi ha raccontato insieme alla Presidente il percorso del Centro. L’originale serata metteva in scena non una, non due, non tre, ma una bella quindicina di Alde: la maggior parte di questi convincenti interpreti, che appunto esprimevano le molte sfaccettature della personalità della poetessa Alda, erano attrici e attori reclusi. Che fuori dalle sbarre hanno portato tutta la loro artistica intensità.
L’importante e pioneristico lavoro del Cetec, Centro Europeo Teatro e Carcere, si occupa infatti di realizzare progetti artistici nei luoghi della marginalità e del disagio: in particolare da 15 anni ha portato la ricerca teatrale nelle sezioni maschile e femminile del Carcere di San Vittore di Milano. Mi ha molto colpito sapere che tra questi attori c’erano anche persone ora libere, e che grazie a queste iniziative hanno potuto continuare a vivere la loro esperienza artistica. E la serata a cui ho preso parte io? Davvero speciale, tanti, tantissimi i versi della poetessa, uno in particolare vicino al lavoro del Cetec: “Mi chiedono… lei che è stata in manicomio, come ne è uscita? Io mi chiedo come ne sono entrata”….

Ecco gli a”attori reclusi” (tra cui alcuni ora liberi e ancora in attività a teatro) che hanno animato una serata singolare
Gli attori, ovvero le Alde, si muovevano sul palcoscenico, in mezzo a noi spettatori, e ogni tanto la recitazione era punteggiata da qualche brano di Adriano Celentano, e sono stata lieta di risentire alcuni versi di ”Storia d’amore”, interpretati a cappella da Lorenzo Castelluccio.
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Se pensate che organizzare dietro le sbarre una performance sia semplice, vi sbagliate: perché oltre ai troppi steccati burocratici, a San Vittore non c’è alcuno spazio per queste attività, quindi gli attori provano nei corridoi. E mai gli interpreti maschili possono provare insieme a quelli femminili. Eppure qualche tempo fa hanno realizzato una pièce presso il Piccolo Teatro Studio Melato di cui i media hanno parlato parecchio. Poi, siccome tutti questi attori sono innanzitutto persone, ecco che sono stati “raccontati” nel TG3 Persone che va in onda la domenica alle 12, nella PUNTATA DEL 22 MARZO: ecco il link per chi lo volesse vedere: http://bit.ly/1FYWKvM. Sarebbe facile chiudere questo post con un pur rispettoso gioco di parole, ovvero ricordando che è stata una serata ricca di umanità nel segno dell’evasione, ma preferisco lasciarvi con un ultimo aforisma di Alda Merini, che immodestamente sento corrispondermi molto: “Noi donne disordinate siamo divine perché in principio era il Caos”.