Ufficiale e gentiluomo: collegi per gli adolescenti della nobiltà milanese.
Se nell’intervento della scorsa puntata di Ciabattine Piccine abbiamo parlato del sesso debole, ci chiediamo ora che tipo di formazione scolastica potesse toccare ad un giovane rampollo dell’aristocrazia milanese.
I giochi erano presto fatti: poteva darsi alla vita militare o come nel caso delle sorelle, poteva consegnarsi al Seminario per tentare, con qualche soldino e qualche talento, un po’ di carriera. Ma a questo ben pensò Carlo Borromeo, che alla metà del XVI sec., per fermare l’avanzata da nord della Riforma protestante, dovette inventarsi un esercito ben addestrato di clericali. E’ così che architettò quell’istituto chiamato Collegio Elvetico, a tutti oggi noto, per il cambio di destinazione d’uso successivo, come Palazzo del Senato (dove oggi tra l’altro è ospitato l’Archivio di Stato).
Ma come tutti prima di arrivare in qualsiasi istituto formativo, i primi rudimenti del sapere erano impartiti all’interno delle mura domestiche dal precettore sotto l’attento sguardo di genitori e padri confessori. Lì cominciavano a delinearsi attitudini e interessi che aiutavano il ragazzo a farsi una vaga idea di sé e del proprio temperamento. Ben presto però anche negli ambienti più “aperti” e laici, soprattutto durante la lunghissima dominazione spagnola fino alla Milano asburgica, il controllo dello Stato e della Chiesa, cominciò ad essere sempre più rigido e pressante. Nacquero così scuole adatte a controllare e impartire una sorta di dottrina di Stato. Questo onere venne assegnato a due ordini religiosi formatisi nel periodo controriformistico (sec. XVI), i Gesuiti e i Barnabiti, introdotti a Milano grazie all’appoggio dell’arcivescovo Carlo Borromeo, proprio per rafforzare il ruolo della Chiesa Romana in una società sempre in bilico tra ortodossia ed eresia, sul piano religioso, e tra lo strapotere del governatorato straniero e quello del papato, sul piano politico.
Alla Compagnia di Gesù, vennero affidate, a tal scopo, le strutture conventuali di Brera, già appartenute agli Umiliati, un ordine “poco controllabile”, e per questo caduto in disgrazia proprio con la Controriforma. Nel 1773 il papa Clemente XIV scioglie la Compagnia di Gesù ma le scuole gesuitiche, con il malcontento dei milanesi, vi restano ospitate, con il nome più laico di Ginnasio di Brera. Solo dopo l’arrivo di Napoleone, che organizza il polo museale così come lo conosciamo noi, le scuole Superiori di Brera vengono trasferite. Nel 1810 confluiscono nel collegio di S. Alessandro dov’era stata soppressa l’altra grande scuola milanese retta da religiosi, in questo caso i Barnabiti (chiamati così poichè si insediano a Milano presso la chiesa di S. Barnaba).
E’ del 1530 la fondazione a Milano della loro congregazione ad opera del medico cremonese Antonio Maria Zaccaria (a cui oggi è dedicata un liceo privato). Arrivato a Milano al seguito della contessa Ludovica Torelli che abbiamo già visto come fondatrice del Collegio femminile della Guastalla. Con l’inizio del XVII sec. assumono un ruolo preponderante nell’educazione della nuova classe dirigente della città. Dal 1609 infatti prendono avvio le lezioni delle scuole presso il monastero di Sant’Alessandro, in un primo momento chiamate Arcimbolde (dal nome del fondatore, monsignore Giovanni Battista Arcimboldi Cameriere Segreto di Clemente VIII). Dato il loro successo, le strutture scolastiche si allargano fino all’isolato dell’attuale Pizza Missori, meritando la denominazione di Nuovo Collegio Imperiale.

Palazo delle scuole dei barnabiti di S. Alessandro sull’attuale Piazza Missori (foto di Robert Ribaudo)
E proprio per studiare in questo rinnovato edificio, nell’autunno del 1739 il giovane Giuseppe Parini giunge (a piedi) a Milano da Bosisio. Tra alterne vicende legate anche alla soppressione degli ordini religiosi, con l’età napoleonica, il liceo prende il nome di “Ginnasio di Sant’Alessandro”, poi intitolato dal 1865 a Beccaria, istituto antesignano di quello che dal 1958 ha sede in Via Linneo. Così lo ricorda Carlo Castellaneta: «… somigliava più a un monastero che a un istituto scolastico… le lezioni avvenivano in un’aula magna che sembrava fatta apposta per sottolineare la nostra ignoranza, solenne e magniloquente com’era. Però in quegli scranni settecenteschi era facile nascondersi, anzi scomparire per sottrarsi alle interrogazioni dei professori, salvo riapparire a lezione ultimata, appena il campanello annunciava la fine dell’ora. C’erano locali misteriosi, che solo pochi studenti conoscevano, a cui si poteva accedere attraverso spaccature nel legno dell’emiciclo, formatesi nei secoli passati… la decrepitezza delle mura, degli arredi, dei banchi, delle lavagne… il Regio Liceo Ginnasio Cesare Beccaria [la] esibiva come un attestato di nobiltà, solo perché in quei cupi corridoi e da quelle cattedre erano echeggiate le voci dei grandi maestri dell’illuminismo lombardo, come ripetevano i nostri docenti a noialtri “bestioni ignoranti”». Fra gli allievi celebri infatti vi avevano studiato oltre al già citato Giuseppe Parini anche Cesare Cantù, Giovanni Berchet, Carlo Porta, Emilio De Marchi, Pietro e Alessandro Verri, Paolo Mantegazza.
In ultimo, non si puo’ non citare il Collegio dei Nobili: la sede era presso l’edificio occupato oggi dalla Questura di Via Fatebenefratelli. Già Collegio Longone, alla fine del XVIII sec. ospita il ginnasio privato dei padri Somaschi. E’ il periodo in cui entra a studiare il giovane Alessandro Manzoni. Qui conosce e frequenta G. B. Pagani, Federico Confalonieri ed Ermes Visconti. Vi resta fino al 1801. Dal 1864 l’istituto è intitolato al Parini. Dal 1933 il Liceo viene trasferito in un vicino complesso scolastico costruito ad hoc in un isolato tra la Via S. Marco e la Via Goito, sul primo e secondo chiostro del convento di S. Marco, dando vita all’attuale Liceo G. Parini.
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