Anche i ricchi piangevano: i collegi per le fanciulle della nobiltà milanese.

La radicata piaga dell’abbandono o la mala sorte nella vita  milanese d’un tempo, non era una prerogativa solo dei bambini poveri, come abbiamo visto con l’intervento della settimana scorsa. E allora che destino toccava ai minori dell’alta società cittadina? Partiamo dal presupposto che il fanciullo non aveva la stessa dignità dell’adulto. Era spesso un inciampo, mentre era una risorsa, in pratica, solo negli ambienti rurali e proletari. I figli erano spesso il frutto di unioni fuori dal matrimonio o un’indebita intromissione nelle politiche di spartizione dei patrimoni: era considerato più efficace per il prestigio della casata tenere per il primogenito la maggior parte delle ricchezze accumulate, e lasciare le briciole per i cadetti, tanto più se erano femmine, avviate alla vita monastica.

E solo per alcune di esse si aprivano i forzieri di famiglia per avviarle alla carriera di abbadessa o madre superiora.

La Monaca di monza, di manzoniana memoria, fu avviata fin da piccola e con una ricca dote alla carriera ecclesistica. Nel dipinto: La Signora di Monza - Giuseppe Molteni, 1847

La Monaca di Monza, di manzoniana memoria, fu avviata fin da piccola e con una ricca dote alla carriera ecclesistica. Nel dipinto: La Signora di Monza – Giuseppe Molteni, 1847

Ma vediamo qual era l’educazione destinata alla prole dell’alta società milanese. Iniziamo col dire che soprattutto prima del secolo XVI, l’età della Controriforma, la formazione scolastica veniva impartita all’interno delle dimore di famiglia, col classico precettore. Ma vi era una gradualità di casi  in cui il destino non era controllato dai genitori naturali per i più svariati motivi: abbandono, decadimento nella povertà o semplicemente scivolamento nella disgrazia, anche per malattia o per perdita della fortuna politica, della famiglia d’origine. Per tutta questa casistica esistevano istituti creati ad hoc. In caso di abbandono, soprattutto per le fanciulle ancora in giovane età, c’era il “Conservatorio”, un ente creato dalle Orsoline nel 1578. L’ordine acquista il monastero benedettino femminile di via della Passione per dare un rifugio alle adolescenti e “conservarne” virtù e buona educazione, evitandone umiliazioni e la vita di strada, che tanti pericoli riservava. Il fenomeno della prostituzione minorile era un’altra di quelle piaghe combattute con forza nell’epoca controriformistica. Proprio per questo il progetto si sviluppò con tal vigore, da far espandere le mura del centro di accoglienza fino all’adiacente isolato. E’ così che da questo Conservatorio prese il nome la via e, dopo la cessione allo Stato delle strutture monastiche ivi site, anche la scuola musicale di Milano, che lì viene portata. La stessa denominazione – Conservatorio – verrà poi estesa a tutte le scuole musicali del regno!

Uno dei chiostri monastici che ospita oggi il Conservatorio musicale di Milano

Uno dei chiostri monastici che ospita oggi il Conservatorio musicale di Milano

Nella stessa zona nel 1557, si era creata un’altra istituzione benefica per accogliere le fanciulle nobili cadute in disgrazia, da preparare alla vita religiosa o al matrimonio: il Collegio della Guastalla, affacciato sugli omonimi e famosi giardini, oggi comunali, ma un tempo parte dell’immensa proprietà della contessa Torelli, tra il Naviglio di Via Francesco Sforza e la Via Guastalla. Nel suo immenso palazzo (oggi sede di un piccolo asilo al piano terra e degli uffici del Giudice di Pace), corredato di un parco con peschiera, ebbe sede per quasi quattro secoli tale istituzione, poi aperta anche all’alta borghesia. E nonostante l’alternarsi dei governi e le varie dominazioni straniere l’istituzione per l’alto valore morale e civile, fu sempre comunque protetta. Ma se questi istituti si occupano delle ”Italiane”, vi è persino un ente di accoglienza per le figlie degli invasori, il Collegio delle Vergini Spagnole, presso l’attuale Via S. Nicolao, una piccola via che ancora oggi si dirama da Piazza Cadorna. Come indica il nome, fu fondato nel 1578 dal governatore Aymonte, per volere di Filippo II, per accogliere ed educare le orfane di funzionari, ufficiali e soldati spagnoli.

Usciti dall’epoca delle grandi invasioni del territorio nazionale e soprattutto con l’ascesa di una nuova classe economica (la borghesia), gli usi e i costumi della nobiltà, anche in materia di educazione cambiano.

Clara, 1865 di Federico Faruffini, rappresenta, anticipando il gusto e i tempi, lo stereotipo di una ragazza ricca ed emancipata

Clara, 1865, di Federico Faruffini, rappresenta, anticipando il gusto e i tempi, lo stereotipo di una ragazza milanese ricca, educata e già emancipata.

Si radica sempre di più il concetto che necessita una scuola che educhi le nuove generazioni delle adolescenti da marito con modelli diversi e più moderni, soprattutto dopo la ventata di mode che erano sopraggiunte dalla Francia tra la fine del Settecento e l’epoca napoleonica. Si radicherà sempre di più così la consuetudine di iscrivere le minori dell’alta società milanese al Collegio delle Fanciulle. Questo dopo un primo periodo in Palazzo Dugnani, si insedierà dal 1865 nel palazzo che fu del grande collezionista d’arte Ottavio Archinto, in Via Passione, per ironia della sorte in quella stessa zona deputata da sempre all’educazione di generazioni di ragazze milanesi di buona famiglia.

Se volete saperne di più anche sugli istituti e i metodi educativi impartiti alla giovane nobiltà di sesso maschile, allora vi rinnovo l’appuntamento con Ciabattine Piccine della prossima settimana.

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  1. […] a Milano al seguito della contessa Ludovica Torelli che abbiamo già visto come fondatrice del Collegio femminile della Guastalla. Con l’inizio del XVII sec. assumono un ruolo preponderante nell’educazione della nuova classe […]

  2. […] dalla Controriforma. Durante l’età napoleonica, dopo la soppressione dell’ordine, ospitò il Collegio Reale delle Fanciulle, fondato nel 1808, col precipuo scopo di raccogliere ed educare le figlie dei cortigiani e della […]

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