Nomi, piante, fiori, frutta e città…

Oggi tratteremo di alcune vie di Milano dedicate alla vita agreste e ai prodotti che la fertile terra della pianura alluvionale del milanese ci ha regalato per secoli, così come avevamo fatto per le strade che hanno preso il nome di alcuni animali.  Anche il preambolo è identico a quello svolto in occasione della toponomastica legata agli animali (spesso da cortile): non sono altro che il retaggio e la memoria di una vita contadina che si svolgeva fino al XIX sec. fin dentro le mura, dove non era insolito imbattersi ancora in aie, stalle e cascine ancora funzionanti.

Di insediamenti rurali, all’interno delle vecchie mura, almeno fino all’800, ne esistevano parecchi, a iniziare da quello più famoso, il Borgo degli Ortolani: questo a ridosso della tenuta di caccia dei Visconti, lungo l’attuale Via Canonica, ha garantito per secoli, ma in maniera più sistematica dal Trecento, ortaggi e cipolle a tutta la città. Non a caso era detto anche borgh di scigulatt, cioè la zona dei produttori di cipolla. Favorevolmente esposti e ben irrorati dal fiume Nirone (che scorreva lungo l’asse viario principale) e dalle diverse rogge della zona, gli orti retrostanti i corpi abitativi e le cascine disposte a pettine lungo la già citata strada, avevano garantito per secoli un singolare connubio tra ambiente cittadino (l’unico al di fuori delle mura spagnole, a Nord, seppur a ridosso) e una fitta realtà rurale, fatta da micro-imprese agricole.

Riproduzione della Milano spagnola con l'individuazione del già esistente Borgo degli Ortolani.

Riproduzione della Milano spagnola con l’individuazione del già esistente Borgo degli Ortolani.

La storiografia e la cartografia storica ci insegna che molte zone di Milano, che oggi sono per noi solo dei popolosi quartieri di questa città, fino all’Unità d’Italia (nel caso dei Corpi Santi) o in alcuni casi, addirittura, con l’avvento del fascismo (ad es. Greco, Turro, ecc) erano dei comuni indipendenti gravitanti intorno a un antico nucleo rurale circondato da campi.

Ma torniamo nello specifico, al tema di questo intervento: ci sono strade del centro storico che ricordano nel nome ciò che vi si coltivava o la presenza di qualche particolare essenza arborea. E’ il caso di Via della Vigna, per la presenza di un esteso terreno, coltivato appunto a vigna, accanto a una ormai perduta cappella protocristiana detta appunto S. Pietro alla Vigna (proprio dietro Corso Magenta), oppure della Via Pioppette o della Via Sambuco (in zona Ticinese) o della Via del Lauro, per la presenza di arbusti di alloro lungo le mura romane.  O ancora della Via Olmetto, che prende il nome nome della rigogliosa pianta che stava quasi dinanzi allo sbocco della contrada dei Piatti.

Veduta del Verziere (attuale largo Augusto) 1852, dipinto di Angelo Inganni.

Veduta del Verziere (attuale largo Augusto) 1852, dipinto di Angelo Inganni.

Altre denominazioni viarie indicano alcune attività o particolari servizi legati ai prodotti agricoli: è il caso di Via Erbe (una piccola traversina tra Brera e il Castello), dove si svolgeva un mercato di ortaggi e verdura (magari non famoso come il Verziere!), ma esistente fino alla fine del XIX sec. Nei pressi vi era anche un mercato della frutta che si svolgeva in una via omonima, ora scomparsa. Ma solo dal 1872, tra la porzione destra del Foro Bonaparte e la via che ancora conserva il nome di “Mercato”, su un vasto isolato veniva addirittura organizzato una struttura commerciale coperta di quasi 3000 mq, che si sviluppava intorno a due cortili centrali, e in cui si vendevano frutta e pollame. Successivamente all’inizio del XX sec., il mercato viene soppresso e sull’area viene costruito l’imponente stabile ospitante, ai piani inferiori, l’omonimo Teatro delle Erbe. Un altro bell’esempio ci è offerto dalla Via del Torchio, già detta Contrada del Torchio dell’olio, dove le olive provenienti dal vicino comasco, potevano essere trattate.

Antica incisione raffigurante un vecchio frantoio, simile a quello che doveva esserci nella via del Torchio.

Antica incisione raffigurante un vecchio frantoio, simile a quello che doveva esserci nella via del Torchio.

Non posso non fare un accenno all’interessante caso di Via Orti. Essendo nata come viottolo in una zona in cui si alternavano poderi agricoli e aree cimiteriali lungo la via consolare romana, con la caduta dell’impero, l’area fu impaludata e abbandonata. Ma nel XIII sec., arrivando fin qui i terreni dell’abbazia di Chiaravalle, l’intera proprietà recintata da siepi e fossati seguì il destino delle floride bonifiche dei cistercensi. Da questo momento si testimoniano nuove edificazioni lungo la strada, con la creazione di un primo borgo agricolo. E Fino al XIX sec. la via mantenne l’aspetto rurale, con presenza di alcune osterie, di servizio alla strada per Lodi. Non a caso nei pressi si può scorgere ancora oggi Via Braida, termine longobardo che definisce le zone di confine fra città e campagna, e che indica uno spazio erboso, un podere cintato, che vale anche per la più famosa Via Brera, che ne è semplicemente una corruzione dialettale.

Vicende che riguardano toponimi scomparsi e che connotano zone verdi, spesso dedite a colture sono collocate lungo l’asse di Via Manzoni. Prima della dedicazione al nostro grande scrittore ottocentesco, la strada infatti, veniva chiamata Corsia del Giardino, per la presenza dei tanti parchi tra i ricchi palazzi e della rigogliosa vegetazione con cui era abbellita la vecchia arteria tanto ammirata per questo da Stendhal. La più moderna e limitrofa Via dei Giardini in realtà sarà aperta solo nel 1939, danneggiando o tagliando a metà gli estesi terreni delle case e dei palazzi, spesso demoliti.

I Giardini comunali Perego sono un piccolo angolo sopravvissuto del parco del Palazzo Perego di Cremnago, demolito dopo l'ultima guerra.

I giardini comunali Perego (con ingresso da Via dei Giardini) sono un piccolo angolo sopravvissuto del parco del Palazzo Perego di Cremnago, demolito dopo l’ultima guerra.

Il nome della vicina Via Spiga, invece è da ricondurre, secondo alcuni, all’effigie di una spiga apposta o su un’antica lapide o davanti a una vecchia osteria. In realtà i cereali per uso alimentari si vedevano in Via Farine (dietro il Cordusio) dove vi era una ben più lunga e importante Contrada dei Farinai, e dove sorgeva l’edificio del mercato delle Farine, col magazzino di granaglie. Per uso animale invece, i mangimi si potevano acquistare in Via Fieno (dietro la sede INPS di Piazza Missori) poiché fin dal tempo dei Romani vi si teneva il mercato delle balle e della paglia.

Se poi si vuole chiudere con un bell’omaggio floreale, bisogna tornare a Brera, dove peraltro c’è un famoso orto (botanico): qui si trovano le famose Via Fiori Chiari e Fiori Scuri (o Oscuri). Ma questa è un’ ”altra storia”….

 

 

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One comment, add yours.

Che bel giro turistico, oggi.
I see the sun – incognito

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  1. […] su Ciabattine Piccine il tema della denominazione stradale e della toponomastica come memoria di alcuni elementi vegetali, tipici del territorio padano. Ritengo che l’argomento però non sia affatto esaurito. Anzi, vale […]

  2. […] città del mondo, e un po’ per dimostrare come la conquista di quel milanesissimo lembo di Borgo degli Ortolani ormai sia nei fatti totale. Ma i residenti “milanesi” non ci stanno e, piuttosto che un […]

  3. By Alla fine vince il Dragone!! | ciabattine on 2 Aprile 2015 at 11:03

    […] città del mondo, e un po’ per dimostrare come la conquista di quel milanesissimo lembo di Borgo degli Ortolani ormai sia nei fatti totale. Ma i residenti “milanesi” non ci stanno e, piuttosto che un […]

  4. […] sufficienti per autodeterminarsi. Le campagne sono invece appannaggio dei monaci, che con le grandi bonifiche di vaste aree impaludate, su impulso di Bernardo, a Chiaravalle, si stanno propagando per tutta la “bassa”. Tale […]

  5. […] avviene nell’arco di 11 anni, mentre tutto intorno veniva irradiato un nuovo modo di organizzare il fertile territorio, da cui ricavare i mezzi e le ricchezze per innalzare il nuovo tempio: si irrigimentano e si […]

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