Un milanese alla crociata: il prode Anselmo.

Durante i miei pellegrinaggi ideali per Milano, mi sono imbattuto in questa buffa filastrocca:

Passa un giorno, passa l’altro
mai non torna il prode Anselmo,
perchè egli era molto scaltro
andò in guerra e mise l’elmo…

Ho indagato un po’ e ho scoperto che si tratta di una storia antica, che arriva dalla Milano medioevale e che vorrei condividere con voi di Ciabattine Piccine. Si riferisce a un periodo di lotte molto aspre, quando nel periodo del libero Comune, tra l’XI e il XII sec. i rapporti tra la popolazione ed i suoi vescovi non erano idilliaci, poiché i prelati erano espressione di una lunga mediazione tra gli imperatori germanici e il papa. Il loro prestigio nasceva o si accresceva per la capacità e volontà di dimostrare di essere a pieno titolo i rappresentanti della chiesa ambrosiana, difendendo i diritti e l’autonomia della città dai soprusi dei potenti stranieri e locali. Vescovo della Milano del XI sec. a un certo punto fu tal Anselmo da Bovisio, imposto sulla cattedra già di Ambrogio dal legato pontificio, con il disappunto della cittadinanza. Anselmo, aristocratico del contado, già prevosto in san Lorenzo, ricevette tutti gli “ordini” da vescovi estranei alla provincia ecclesiastica milanese, senza un avvallo del clero cittadino. Emerse ben presto lo stato d’animo esasperato e malevolo dei milanesi con cui le azioni del nuovo arcivescovo erano accolte e commentate. Tra gli oppositori, i maggiori motivi di astio erano mossi da un umile prete di nome Liprando, di servizio all’antica e scomparsa Chiesa di S. Trinità, presso il Borgo degli Ortolani (l’attuale Chinatown).

Tutto ciò ch rimane oggi dell'antica chiesa della Santissima Trinità: un campanile stretto nel cortile di un condominio di VIa Giannone a Milano.

Tutto ciò che rimane oggi dell’antica chiesa della Santissima Trinità: un campanile stretto nel cortile di un condominio di VIa Giannone a Milano.

Ma erano anche gli anni in cui, all’appello di papa Urbano II, molti milanesi si erano recati in Terra Santa partecipando alla prima Crociata (1096-1099), culminata con la conquista del Santo Sepolcro in Gerusalemme il 15 luglio 1099 e con la fondazione del Regno di Gerusalemme durato quasi novant’anni. Orbene nell’anno successivo, Anselmo, stufo di tanto contrasto e astio, decide di prendere armi, baracche e burattini e dirigersi con altri 50.000 lombardi alla volta di Gerusalemme, lasciando la curia ambrosiana con un palmo di naso. Scomparso Anselmo dalla scena (in realtà morì in Medio Oriente nel 1101 senza mai arrivare in Palestina!), fu nominato un nuovo vescovo ancora più corrotto, seppur con un passato da eremita, certo Grossolano (di nome e di fatto!) e i rapporti con Liprando divennero talmente tesi che dovette intervenire direttamente il papa, come ben ci racconta la canzone “Prete Liprando e il Giudizio di Dio” scritta da Enzo Jannaci e Dario Fo.

Ma sulla fine di Anselmo cominciarono a fiorire le leggende più strane poiché di quel pio uomo non si seppe più nulla e come sapete, la memoria popolare e la relativa immaginazione può essere molto fervida. A noi è giunta la filastrocca che vi ho riportato più sopra, come parte di un’aneddotica molto più ricca, ormai scomparsa. Però la strana storia, riemerge per uno scherzo del destino nel 1856, quando sulla fine delle vacanze estive, vicini alla riapertura delle scuole, una donna che abitava presso la casa di Tirano dello scrittore milanese Giovanni Visconti Venosta, vi trascina suo figlio. Quest’ultimo, studente ginnasiale, è bisognoso di aiuto per mettersi in pari con i compiti scolastici. Tra questi vi è un componimento in versi che non ha saputo completare. Si tratta di una poesiola nota a quei tempi come “La partenza del Crociato per la Palestina”. Lasciandosi intenerire, Venosta si presta nell’ingrato compito di finire il componimento per conto del ragazzo, che comincia proprio con l’incipit del nostro articolo. Ma lo svolgimento è talmente brillante e acclamato che il ragazzo, al cospetto della classe, si vede costretto a confessare il nome del vero autore. La composizione godrà subito di ampia popolarità arrivando fino ad oggi. Ma leggiamolo questo componimento:

anselmoTale storia ispirerà tantissimi autori, illustratori come Corrado Sarri, Aldo Mazza, Mario Pompei e Livio Apolloni e soprattutto diede l’occasione a Bruno Corbucci di portare al cinema il prode Anselmo (in questo caso da Montebello), come quel cavaliere che, a capo di un’armata brancaleone, la leggenda voleva fosse morto di sete nel deserto perché cercava di bere da un elmo bucato o che scampasse all’impalatura perchè oltre alla corazza portava anche le mutande di latta e che avesse un improvvisato scudiero.

I titoli di testa del film "il prode Anselmo e il suo scudiero" di Bruno Corbucci

I titoli di testa del film “il prode Anselmo e il suo scudiero” di Bruno Corbucci

 

 

 

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  1. […] Lombardia del l’XII e XIII sec. ci salta subito in mente l’opera di Verdi che ci racconta dei lombardi alla prima crociata. E’ lo stesso periodo in cui comincia a farsi strada una coscienza comunale: emerge con forza un […]

  2. […] a queste vicende, spesso realmente accaduti nel passato e qui riportati in forma di fiaba come la ballata del prode Anselmo, o spiegando l’origine dello stemma visconteo. Ma spesso alcuni simboli di resistenza […]

  3. […] poichè si tratta di quello dei Templari, che oltre a custodire i luoghi santi di Gerusalemme dopo la presa della Terra Santa alla fine del XI sec., fungevano da milizia armata di alcuni possedimenti a Sud delle mura urbane, appena bonificati da […]

  4. […] si svolgevano funzioni pubbliche, celebrazioni, e soprattutto, dal 1098, per volontà del vescovo Anselmo IV da Bovisio, dove si istituiva un mercato esente da imposte e protetto da una pace di 16 giorni in occasione […]

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